Quando tuo nonno che vive in un paesino italiano viene a trovarti all’estero…

Mio nonno ha 80 anni e venerdì scorso è venuto a trovarmi a Berlino. Non credevo sarei riuscita a portarlo qui, a mostrargli la mia nuova vita, ma l’affetto copre le distanze e così dopo quasi un’intera giornata di treno, Friuli Venezia Giulia – Berlino, eccolo sbarcare nella capitale tedesca.

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Quando arriva è quasi imbarazzato: mi confessa di non aver mai visto in vita sua una città così grande, letteralmente immensa. Non smette di farmi notare che ci ha messo mezz’ora per raggiungermi al lavoro da Hauptbahnhof. Vorrei dirgli che “non c’è niente di strano”, che anzi… direi quasi poco, per gli standard. Ma cerco di mediare e gli spiego che Berlino è grande più o meno come la regione italiana in cui vive. La perplessità non abbandona il suo sguardo, quasi spaventato.

Mio nonno quando arriva a Berlino non riesce a credere che per qualsiasi spostamento si usino mezzi diversi. Un treno, una metropolitana, un tram e magari un autobus. Non si spiega come ci siano diverse uscite, diverse direzioni, diverse stazioni a seconda del rispettivo mezzo. Cerco di mostrargli la via per tornare a casa, gli spiego il percorso, gli scrivo le fermate e mi rendo conto di quanto sia difficile orientare qualcuno che arriva a Berlino per la prima volta. Mi accorgo di essermi dimenticata quella sensazione di immensità e grandezza davanti alla mappa dei mezzi, le ore perse e trovare stazioni e direzioni, le infinite volte in cui sono salita – o ho rischiato – sulla linea sbagliata. Allora divento il più dettagliata possibile e faccio in modo di non dare niente per scontato.

Mio nonno quando arriva a Berlino e deve camminare dalla fermata di una stazione a un ristorante che noi crediamo “vicinissimo”, deve fermarsi tre volte perché effettivamente… a pensarci bene e a mettersi nei suoi panni, no… non è poi così vicino. Ma l’abitudine e la frenesia di questa città si prendono tutto, rovesciano la percezione del tempo e dello spazio. Il mio parametro di vicino-lontano è completamente cambiato, il ritmo del mio passo è da “corro a prendere al volo la metro”. Lui mi costringe a rallentare, a guardare questo formicare di vita sotto un altro punto di vista. Mi sento in colpa per aver sottovalutato questo dettaglio delle distanze. Che ormai fa parte di me.

Mio nonno quando arriva a Berlino non ci crede che non ho più un orario né per il pranzo, né per la cena, che il mio frigo è quasi vuoto e che a volte vado a dormire senza mangiare perché rientro alle 23 e non ho voglia di cucinare. Mi guarda allarmato, dicendo che devo riguardarmi. Ma come faccio a spiegargli che qui semplicemente il tempo ha un altro modo di scorrere, che pranzo e cena non dipendono da un orario, ma dalle occasioni? Che è tutta un’incredibile improvvisazione?

Mio nonno quando arriva a casa mia fa l’inventario del mio frigo, cerca di “regolarlo”. Compra alimenti di base: olio, aceto, marmellata, pane. Mi chiede di cosa ho bisogno e io cerco di aiutarlo e dirgli che sì, insomma… un po’ di tutto. Ma non riesco a rispondere come vorrei, perché qui ogni giornata è una sorpresa e non si sa mai quello che succederà, se arriverò stanca alla sera, se d’improvviso avrò una mattina libera per andare a fare la spesa, per cucinare. E vuole assolutamente comprarmi una scopa, ma come faccio a spiegargli che non la userò mai, perché è tanto se ho un’ora alla settimana per passare l’aspirapolvere?

Mio nonno quando arriva a Berlino non ci crede che esco al mattino presto e torno a casa la sera tardi e nonostante tutto arrivo con il sorriso, perché la maggior parte delle volte, anche nel male, le giornate sono entusiasmanti e iper-stimolanti, che ogni giorno è l’occasione per dar vita a qualcosa di nuovo e per incontrare persone nuove e che qui, quello che faccio e quello che succede mi piace sempre tantissimo.

Mio nonno quando arriva a Berlino si rende conto di quanto le persone siano diverse eppure riescano a convivere in un’armonia di contrasti che si sposano. Mio nonno, che ha viaggiato ed è un uomo incredibilmente intelligente, coglie piccole sottigliezze che riescono a stupirlo, a farlo riflettere, a entrare in empatia con me che qui ho trovato il mio posto felice, il mio futuro, la mia vera casa.

E per quanto sia stata solo questione di giorni, vorrei ringraziare mio nonno per essere venuto a Berlino e avermi fatta riflettere su tanti dettagli che dopo così tante volte qui e ora nella mia quotidianità in città spesso dimentico, e che invece in ogni giorno, in ogni ora vivono dentro di me, componendo le origini di un grande e profondo amore. Grazie per avermi fatta ritornare alla mia prima volta qui, per avermi fatto accorgere ancora di dettagli e dinamiche che spesso smetto di vedere e che invece sono state incredibilmente importanti e alla base della mia decisione di portare qui la mia vita.

Photo © Sascha Kohlmann CC By SA 2.0

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