Più di 40 startup italiane si sono presentate per due giorni a Berlino e i tedeschi hanno ascoltato attentamente

Grazie a Smau le giovani aziende italiane si presentano a Berlino

Aziende italiane 4.0 in Germania: il rapporto è stretto come dimostra l’annuale evento Smau a Berlino (l’ultimo gli scorsi 13 e 14 giugno) e, ancora più il caso di partnership di maggiore successo degli ultimi anni, la collaborazione tra la pugliese Hevolus e la Würth, leader mondiale nell’arredamento artigianale. «Con noi hanno avuto un comportamento esemplare. Dopo aver visionato il prototipo del prodotto che avevamo pensato per loro sono venuti a conoscerci personalmente presso i nostri uffici dimostrando stima e rispetto. Certamente volevano verificare con mano il valore reale e la produttività della nostra tecnologia, ma si sono assolutamente messi alla nostra pari, pur rappresentando un’azienda così grande» ci racconta Antonio Squeo, capo innovazione dell’azienda di Molfetta. La partnership è stata premiata all’evento SMAU 2017 di Milano ed è servita come case history per quello successivo di Berlino dove ben 40 aziende italiane si sono presentate a possibili finanziatori, incubatori, acceleratori ed altri addetti al settore tedeschi. 

Gli obiettivi di SMAU Berlino

SMAU Berlin nasce dall’esperienza di SMAU Italia, la storica fiera per i settori dell’innovazione nata già nel 1964 a Milano. Il suo obiettivo, tanto nel Belpaese che nella sua due giorni berlinese (la prima edizione nel 2015) è sia mettere in contatto le start-up con gli investitori che promuovere in generale l’innovazione e l’industria hi-tech italiana all’estero. Grazie al gentile aiuto di Luigi Mercuri, consulente di attrazione investimenti e market entry dell’ufficio europeo di Conway Advisory, situato a Berlino, nonché uno dei punti di riferimento organizzativo dell’ormai annuale appuntamento Smau Berlin, abbiamo cercato di entrare in contatto con le diverse parti in gioco e di coglierne i rispettivi punti di vista. Ciò che, in particolare, abbiamo potuto apprezzare è stata l’attitudine generale delle varie compagnie estere e dei partner tedeschi nei confronti del nostro paese e delle tecnologie nostrane. Abbiamo avuto modo di ascoltare dal vivo le testimonianze di alcuni ospiti di leva internazionale e ciò che traspare è un atteggiamento di ammirazione e credito verso i nostri prodotti, di totale apertura e volontà di capitalizzare nelle nostre start-up.Tale clima generale è poi effettivamente confermato da quelli che poi sono i fatti ed i risultati ottenuti, le partnerhip aperte e la visibilità guadagnata da parte delle nostre aziende, soprattutto grazie a Smau. «A mio parere, questo è un grande evento, SMAU raccoglie tutte le start-up in una singola fiera e rende il lavoro più facile ed accessibile […] C’è anche un ambiente un po’ diverso qui, quasi unico, dato che vengono coinvolte le sole start-up e c’è l’opportunità di lavorare insieme e co-creare» ci spiega Christoph Schlude, rappresentante di Porsche Lab Berlino e Tel Aviv e presente alla fiera in qualità di Corporate.

Quante chance ha una start-up italiana a Berlino e in Germania?

Durante la conferenza d’apertura di SMAU e nel corso di tutta la fiera, Berlino è stata descritta come seconda città europea dopo Londra per numero di start-up e per sviluppo nel campo. La capitale tedesca è un vero e proprio hub per l’hi-tech e l’industria 4.0, un successo confermato annualmente da statistiche e numeri. Normale chiedersi quale fosse la reale considerazione da parte degli investitori esteri nei confronti delle start-up nostrane e quanto rilevante fosse il loro impatto data l’alta concorrenza di aziende presenti in un mercato come quello della Germania viso che a fronte delle oltre 40 startup italiane che si sono presentate, c’erano più di un centinaio di possibili partner tedeschi ed internazionali ad ascoltare attentamente. Secondo il già citato Schlude: «In ambito europeo la provenienza di un’azienda o di uno startupper non conta. Sono decisivi il prodotto, l’idea e l’atteggiamento di una azienda che desidera inserirsi e sfondare in questo mondo. Noi di Porsche lavoriamo con molte start-up, per noi la cosa più importante è la tecnologia ed anche la coesione di squadra. Ciò che vedo e che ho potuto notare è che in Europa e dunque principalmente in paesi come Italia e Germania la mentalità è molto simile, e quindi è più facile lavorare insieme. Inoltre, dato che Porsche è un brand che punta molto al lato emozionale – e gli italiani sono tutt’altro che timidi, ma piuttosto persone emotive – devo dire che c’è davvero una buona coesione». Ciò che evinciamo dalle sue parole e più globalmente dai meeting tenutesi presso il Palazzo Italia berlinese è che le imprese italiane all’estero, ed in special modo a Berlino, hanno un’ottima reputazione. L’aria che si respira è di fiducia, apertura e stima, a prescindere dalle origini, e non a caso Schlude ci tiene a rimarcare: “Mi trovo a SMAU per entrare in contatto con la comunità italiana, è la seconda volta per me qui. Ci sono ottime start-up sparse lungo tutta la penisola […] C’è tanta varietà e questo dimostra che in Italia c’è un grande potenziale in diversi settori dell’hi-tech”. In definitiva, Berlino è il posto giusto per ogni startupper, un posto dove si valorizzano idee e si aprono gli orizzonti.

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Un po’ di numeri

Berlino si classifica al secondo posto su scala europea per numero di start-up e volume degli investimenti, e più in generale per livello d’accoglienza verso gli imprenditori stranieri. Nel corso della conferenza è stato sottolineato come metà degli startupper presenti a Berlino non sia di nazionalità tedesca. Berlino è stata scelta come fulcro europeo per attività commerciali e finanziarie da grandi gruppi industriali a struttura verticale come Amazon e Shazam, senza contare le grandi aziende presenti sul territorio ormai da tempo come Bayer o Commerzbank. Tra queste, il 70% partecipa o investe in progetti Open Innovation. Più precisamente, nel 2017, le imprese hanno investito in 6000 start-up e creato 70000 posti di lavoro, per un totale di 3 miliardi d’investimento. La capitale tedesca ha vissuto una crescita notevole nell’ultimo decennio, anche grazie all’apporto ricevuto dal mondo della tech-industry, tra cui data protection, digital development e fashion design in prima linea. In questo modo, il livello di disoccupazione (19% nel 2005) è sceso al di sotto dell’8%, dato che rappresenta un grande successo per una città che sembrava in recessione.

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