Perché non riesco più ad andare a ballare in Italia dopo aver provato Berghain, Watergate e Renate
Sei in Italia per le vacanze. Non hai più idea di quali siano i locali in della tua zona né che serate ci siano, ma quando torni hai sempre voglia di uscire e incontrare quegli amici che ormai vedi troppo raramente. Proprio loro ti chiedono di andare a provare un locale nuovo che neanche loro conoscono e tu acconsenti felice di poter provare anche qui quella sensazione di continua scoperta tipicamente berlinese. Le ultime volte che sei stato a ballare in Italia non ti sei divertito moltissimo, ormai si è instaurata dentro di te una concezione di club completamente diversa da quella che avevi prima. Ma non vuoi assolutamente sembrare il tipico amico rompipalle che se la tira perché ormai vive da anni all’estero e decidi di abbandonare i tuoi pregiudizi e fare del tuo meglio per passare una bellissima serata. O almeno finché non arrivi alle porte del locale.
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1. La fila
L’avventura comincia ancora prima di essere entrati nel locale, visto che si prospetta una coda chilometrica che procede alla velocità di una persona al minuto. Ma questo non ti spaventa, sei stato in coda al Berghain col freddo berlinese per ore, che vuoi che ti facciano questi 12 gradi “dell’inverno” toscano (peccato che siano conditi da un’umidità dell 200% che all’indomani ti fa nascere un piacevolissimo raffreddore). Quello che ti stupisce è che presumi, dall’irregolarità con cui fanno entrare le persone – che la fila non abbia nessuna ragione di esistere se non la volontà di creare fuori un’attrazione (la fila stessa) che attiri altre persone. I bouncer fanno solo presenza. Non c’è alcuna selezione. Il che di base non è male, la selezione berlinese a volte è opinabile, ma qui viene fatto entrare anche quel gruppetto di ragazzi visibilmente ubriachi e casinisti che un locale qualsiasi rigetterebbe per mantenere intatta la quiete all’interno e che persino al Watergate di Berlino sarebbero stati rimbalzati. Non ti controllano la borsa, puoi portarti dentro tutto, chissà, anche droghe o armi (le risse nei club italiani non sono rare). Certo, il mancato sequestro della macchina fotografica o dell’applicazione di un adesivo sul suo obiettivo come succede al Berghain ti rende più contento, ma un minimo di sicurezza ci vorrebbe. Entri ed ecco che quel discorso sulla fila – appositamente voluta dagli organizzatori – trova ennesima conferma: il locale è mezzo vuoto.
2. La cassa
L’entrata costa 10 euro, ma già alla cassa ti chiedono se vuoi utilizzare anche il guardaroba. Se lo vuoi devi pagare lì e poi andare a fare la fila con un tagliando davanti al deposito giacche/borse. Insomma, paghi prima di aver usufruito del servizio. E stessa cosa accade per il bar (cassa e bancone per le ordinazioni sono separati). Ogni volta fai di due file. In Toscana e buona parte di Italia è così. Ti chiedi perché non risparmino sul personale facendo incassare ai baristi stessi come succede un po’ ovunque nel mondo. Ma non è finita qui. Spesso per maglia e giacca al guardaroba ti viene chiesto di pagare doppio (nello specifico due volte 3€). L’ultima chicca? Al momento dell’ingresso ti danno anche un bigliettino che ti servirà per uscire, non ti azzardare a perderlo. “E’ per dimostrare che hai pagato l’ingresso”. Ma se sono dentro non è chiaro che l’ho pagato?
3. La pista
Anche se il locale è nuovo, l’impianto audio è vecchio o fa comunque schifo, spesso ci metti 2 minuti a capire quale canzone sia stata messa. Non sai da quando sei diventato così pignolo per queste cose, probabilmente 4 anni fa non ci avresti mai fatto caso. Ti aspettavi che non ti sarebbe piaciuta la musica, ma mai che ti saresti messo a disquisire sulla qualità dell’impianto. Stai quasi rimpiangendo quello del Berghain, così potente che quell’unica volta che ci sei stato ti ha causato un mal d’orecchie durato 3 giorni, ma almeno dal suono perfetto. La qualità della musica non dovrebbe essere la prima cosa per una discoteca? E invece no, almeno non in questo genere di locali. Il perché lo capisci al punto successivo.
4. La gente
Perché la stragrande maggioranza della gente qui non viene per ballare. La stragrande maggioranza della gente qui viene per:
A. Apparire.
B. Rimorchiare.
C. Passare una serata.
D. Farsi fighi il giorno successivo su Facebook taggandosi nelle foto del locale (ebbene sì, c’è un fotografo, o almeno presunto tale, che passa tutta la sera a fare foto per creare all’indomani una galleria che invogli altra gente a partecipare alla serata successiva vedendo quanto è stata figa quella precedente).
Una tua amica venuta in visita a Berlino quella volta che l’hai portata allo Chalet disse “qui le persone non ballano, qui stanno in adorazione del dj”, riferendosi al fatto che nei locali si balla rigorosamente rivolti verso la consolle, quasi non si voglia dare le spalle al dj per mancanza di rispetto. Inutile dire che in Italia sia un po’ diverso…
5. Chi sta in consolle?
Ma c’è un motivo se in Italia è diverso. Gran parte dei dj che “suonano” in questi locali non meritano nemmeno di chiamarsi tali. Si limitano a mettere un pezzo dopo l’altro senza tentare alcun mix particolare, una sorta di play-pausa-avanti che potrebbe fare chiunque. Normalmente la selezione spazia tra le hit commerciali del momento con qualche momento nostalgico per la dance anni ’90 di Prezioso o Gigi D’Agostino. Il dj di ieri sera voleva evidentemente provare qualcosa di nuovo ma lo ha fatto in modo molto triste e tu per caso lo hai scoperto. Doveva essergli capitata in mano Hit Mania Dance Estate 2001, ci ha trovato vari pezzi interessanti e ieri sera, distanziati da altri, li ha fatti partire praticamente tutti, con lo stesso mix della compilation. Per sua sfortuna tu quel CD ce l’avevi e lo conosci ancora a memoria, ma potresti scommettere di non essere stato l’unico della sala. E dopo aver sentito performance live (perché hai scoperto che sì, anche per i dj c’è differenza tra suonare live o no) di dj del calibro di Klangkuenstler al Kosmonaut e aver visto Martin Patiño far risuonare un cactus con un arco di violino all’Ipse, beh adesso da un dj, per farsi chiamare tale, pretendi un po’ di più.
Tuttavia al peggio non c’è fine. Perché in Italia in consolle non ci sta solo il dj. Ti eri scordato della sua esistenza, ma lui è ancora lì: il vocalist. Nessuno ha mai capito la sua funzione, sta lì a pronunciare frasi senza senso che nessuno ha voglia di ascoltare. A volte è perfino offensivo. Tra le frasi più assurde che gli hai sentire pronunciare ieri sera ancora ricordi:
“Non ce l’hai fatta neanche stasera a raccattare una eh!” (rivolto non si sa bene a chi)
“Questa notte è magica faremo scintille!”
E nei momenti di vuoto gli immancabili e intramontabili:
“Voglio tutte le mani al cielo!”
“Eeeehh-Oooohh, Rieeeehh, rioooohh!”
6. La moda
Una serata con gli amici, la musica, ballare, tutto bello, ma c’era anche un altro motivo per cui trovavi interessante andare in certi locali italiani. E cioè che recarsi in alcuni club della zona di Firenze e di Montecatini equivaleva ad assistere ad una sfilata di alta moda. Un’eleganza che ogni tanto ti manca a Berlino. Purtroppo non è più così. Adesso, noti con dispiacere, l’Hipsteria di cui cantavano i Cani si è diffusa anche qui. E si è diffusa male. La filosofia generale è diventata, almeno per le donne, sono-figa-perché-vado-ballare-con-le-scarpe-da-ginnastica-oppure-gli-anfibi. Sì, peccato che sia quelle scarpe da ginnastica che quegli anfibi siano rigorosamente firmati. E ti manca quell’atmosfera da puoi-vestirti-come-ti-pare-e-non-solo-nessuno-ti-giudicherà-ma-neanche-se-ne-accorgerà.
7. La chiusura
Alla fine hai cercato di ambientarti. Ti sei abituato all’acustica pessima, alla gente che spinge e ti tocca per passare, hai sviluppato una totale indifferenza per le cavolate sparate dal vocalist. Stai quasi cominciando a divertirti. Ma qualcosa sta cambiando. Iniziano a mettere Rino Gaetano e Vasco Rossi, a un certo punto accendono le luci. Guardi i tuoi amici con aria interrogativa: ti spiegano che il locale sta chiudendo. Guardi l’orologio senza capire: sono le 4. E’ vero, le discoteche qua devono chiudere alle 4. Il vocalist saluta. La massa si dirige al guardaroba e all’uscita. Ti chiedi perché queste persone abbiano accettato di venire lì a mezzanotte, fare 40 minuti di fila per entrare, almeno altri 40 in totale tra guardaroba, casse e bar, ascoltare musica mediocre, farsi dire quando alzare le mani e quando abbassarle, farsi sbattere fuori ad un certo punto.
Forse semplicemente perché non ci sono molte alternative.
Photo ©Luca Volpi CC BY SA 2.0
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