«Perché io, Riccardo Moretti, polistrumentista di Modena conosciuto nel mondo, vivo (benissimo) in Sudafrica dal 1994»
Da Modena a Città del Capo. Riccardo Moretti, in arte TribalNeed, è uno dei più apprezzati street-musician al mondo che nel 1994 ha lasciato l’Italia alla volta del Sudafrica.
A Berlino lo si incontra alcune domeniche al Mauerpark accerchiato da decine e decine di persone conquistate dai suoi ritmi e abilità di suonare contemporaneamente diversi strumenti su basi di musica elettronica create pochi secondi prima, ma Riccardo Moretti, in arte TribalNeed, normalmente molto più spesso a suonare nei club con tanto di biglietto d’entrata e fila alla cassa. «A Berlino mi esibisco perché amo la città e amo la musica, ci vengo per mio piacere, non è importante avere date prestabilite, suono quando mi va e solo per il piacere di farlo. Sento questa città come la mia casa europea, ogni volta che sono in tour nel vecchio continente ci passo, cosa che ad esempio non faccio sempre con Modena, lì dove sono nato e cresciuto» ci racconta quando lo incontriamo per questa intervista nella sede del nostro magazine. La sua storia parte da lontano e tocca anche un altro continente, l’Africa. Nel 1994, a soli 22 anni, Riccardo si è infatti trasferito a Città del Capo. La ragione? La potete scoprire dopo il video.
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Tra musica e surf, da Modena a Città del Capo
«L’amore per la musica me l’ha trasmessa mio padre. Il suo hobby era quello di suonare la chitarra. Mi ha spinto nel mondo della musica facendomi prendere delle lezioni di pianoforte. All’inizio mi annoiavo un po’, il solfeggio poi è tremendo, specialmente se sei un bambino di otto anni. Quando il mio insegnante ha cambiato metodo di insegnamento basandolo sull’improvvisazione in base jazz e da allora non mi sono annoiato neanche per un istante. Oltre alla musica ho proseguito con i miei studi prima diplomandomi al liceo scientifico di Modena e successivamente mi sono iscritto ad economia politica. Nel 1990, in concomitanza con i miei studi universitari, si faceva sempre più forte dentro di me l’idea di diventare un’artista e di staccarmi dalla solita routine che vi era allora in Italia. Ho cominciato a fare snowboard e wind surf divenendo successivamente anche un istruttore grazie al quale ho potuto finanziarmi da solo le spese universitarie. Dopo essermi laureato avrei dovuto svolgere il servizio di leva, ma in quel periodo vi era una legge che mi permetteva di non arruolarmi se avessi dimostrato di essere un lavoratore emigrante. Così l’ho colta al volo, avrei dovuto lavorare solo per un anno e mostrare un contratto di assunzione. Ed è per questo motivo che mi sono trasferito a Città del Capo. Lì vi erano già degli amici e in più l’idea di fare wind surf in un oceano mi allettava non poco. Ho scoperto così un panorama musicale stupendo. Le cover band non esistevano, ma c’era solo il tuo modo personale di fare musica. In quel periodo, nel 1994, era appena finita l’apartheid e c’era un movimento underground incredibile, tra l’altro molto simile a quello che è successo a Berlino dopo la caduta del Muro. E’ stata come una pentola a pressione che è esplosa. Non vi era più la distinzione tra neri e bianchi, tant’è che anche io mi sono ritrovato in una band di soli neri in cui suonavamo sia hip hop che funk. Lì ho avuto un boom nella creatività. Dopo aver trascorso un anno a Città del Capo sono ritornato in Italia e vi sono rimasto per due anni. Avendo lavorato in quel lasso di tempo avevo racimolato una somma che mi ha permesso di comprare una casa in Sudafrica e di trasferirmici definitivamente».
«Ho ritrovato molto di Città del Capo a Berlino»
«Nel 2000 sono arrivato a Berlino e ne sono rimasto subito colpito tanto da viverci per un po’ di tempo. Percepivo lo stesso fermento culturale che vi era a Città del Capo e per questo ritengo che siano molto simili, sia per quanto riguarda la storia sia per quanto riguarda gli abitanti. Basti guardarsi attorno in entrambe le città per rendersi conto che i giovani sono in netta maggioranza rispetto ai “vecchi”. A Berlino ho cominciato a esibirmi al Mauerpark, allora non vi erano così tanti artisti che si esibivano live all’interno del parco. Ora bisogna svegliarsi presto per accaparrarsi un posto dove suonare. In ogni caso Berlino è tutt’ora una fonte d’ispirazione per me. Credo sia la capitale europea per quanto riguarda le sperimentazioni artistiche, in tutti gli ambiti, non solo quello musicale»
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Foto di copertina: © Maria Assunta Vitale – Riccardo Moretti