Perché il debito è malvisto in Germania (e ha fatto cadere il governo)
La caduta del governo Scholz e la resistenza alle politiche di debito rivelano antiche ferite storiche e culturali della Germania.
La Germania si lecca le ferite. Il governo è in crisi, ci saranno nuove elezioni. La ragione dello scontro? Scholz e i Verdi erano pronti a fare debito per aiutare il paese a riprendersi, un approccio contro la storia economica del Paese, a cui il liberale Lindner si è opposto. Negli anni 2010, con la crisi del debito sovrano, la Germania impose una rigorosa austerità a Grecia, Italia e Spagna. Difficile dire se siamo davanti a una svolta. Ci saranno nuove elezioni. Certo è che l’ossessione tedesca per il risparmio affonda nella storia del Paese e passa per Martin Lutero e Adolf Hitler.
Il ruolo del protestantesimo
In tedesco, Schulden significa sia “debiti” sia “colpe”, riflettendo il forte valore morale associato alla prudenza finanziaria. Le radici del rigore economico tedesco risalgono a Martin Lutero, che nel XVI secolo introdusse una visione morale del risparmio e dell’autocontrollo finanziario. L’indebitamento era considerato un segno di irresponsabilità, mentre il lavoro e il risparmio erano valori morali.
Il trauma della Repubblica di Weimar
Negli anni ’20 l’iperinflazione colpì la Repubblica di Weimar. La moneta crollò, annientando i risparmi delle famiglie: l’inflazione era così alta che la gente usava i soldi come combustibile. I tedeschi acuirono la propria diffidenza verso il debito e la spesa pubblica incontrollata. L’inflazione rappresentava il rischio di vivere al di sopra delle proprie possibilità. Il concetto di “colpa” e “debito” si consolidò, trasformando il risparmio in un valore morale.
Hitler e il keynesismo distorto
Ironia della storia, Adolf Hitler adottò una delle politiche di spesa pubblica più espansive mai viste in Germania. Negli anni ’30, il regime investì massicciamente in opere pubbliche, riducendo la disoccupazione. Questa politica di spesa, simile alla teoria di John Maynard Keynes, permise una ripresa economica, ma era mirata al rafforzamento militare. Sebbene distorta per fini bellici, l’esperienza rafforzò, dopo la guerra, la convinzione che l’indebitamento pubblico sia pericoloso e da evitare.
Il miracolo del dopoguerra
La Germania intraprese un cammino di ricostruzione basato sulla prudenza economica e sul bilancio in pareggio. Ludwig Erhard, ministro dell’Economia, promosse la Social Market Economy, coniugando libero mercato e tutele sociali. Il modello, sostenuto anche dal Piano Marshall, portò al Miracolo Economico. Preferenza per il risparmio e scarsa propensione al debito si riflettono ancora oggi: solo il 50% delle famiglie tedesche possiede una casa, mentre in Italia il dato raggiunge l’80%.
Il freno al debito
Nel 2009 Merkel ha introdotto la Schuldenbremse nella Costituzione. In condizioni economiche normali, il governo può contrarre nuovo debito (soprattutto titoli di stato) fino allo 0,35% del PIL dell’anno in corso. In Italia, nel 2023, il rapporto deficit/PIL è stato del 7,2%, nonostante per l’Unione Europea il limite sia del 3%. Solo in situazioni di emergenza o recessione è consentito un indebitamento maggiore, che però deve essere ripagato con rigorose misure di bilancio una volta tornati alla normalità, per garantire che i conti pubblici restino sotto controllo.
Il ruolo del federalismo
La struttura federale della Germania rafforza la prudenza finanziaria del Paese. Ogni Land ha autonomia fiscale, ma la “chiave di distribuzione” stabilisce che i Länder più ricchi sostengano quelli più poveri, incentivando ciascuno a mantenere bilanci solidi per non pesare sugli altri. Questo sistema di responsabilità collettiva ha reso il controllo delle spese una virtù ed è evidente anche nelle abitudini quotidiane dei cittadini, che preferiscono affittare anziché comprare casa e sono cauti con il credito al consumo.
La Bundesbank e il futuro
L’approccio tedesco al rigore fiscale si rispecchia nella Bundesbank, la banca centrale tedesca fondata nel 1957. Mentre altre banche centrali stimolano la crescita anche con l’indebitamento, la Bundesbank sostiene sempre la stabilità. Si oppose fortemente a Mario Draghi, all’epoca presidente della BCE, quando nel 2012 dichiarò che avrebbe fatto “tutto il necessario” per preservare l’euro, e nel 2015 quando lanciò un programma di acquisto massiccio di obbligazioni dei Paesi UE. Ora, però, la Germania sembra pronta a fare marcia
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