«Per me Berlino è la capitale dell’Europa moderna», Imre Kertész, Nobel per la letteratura
Questa mattina è morto lo scrittore ebreo ungherese Imre Kertész. Primo autore ungherese a essere stato insignito del premio Nobel per la letteratura (2002), Kertész aveva 86 anni ed era malato da tempo. La notizia della sua morte, avvenuta a Budapest la mattina del 31 marzo 2016, è stata divulgata dall’editore Magvető Kiadó. Mal tollerato in Ungheria dal governo antisemita di Viktor Orbán, lo scrittore, vissuto per molti anni a Berlino, era tornato in patria a causa della malattia.
Chi era Imre Kertész. Nato nel 1929 in una famiglia ebrea di Budapest, Kertész venne deportato all’età di 15 anni nel campo di concentramento di Auschwitz, poi in quelli di Buchenwald e Tröglitz/Rehmsdorf bei Seitz. L’esperienza dei campi fu determinante per la vita di Kertész in quanto lo rese uno scrittore, come lui stesso era solito sottolineare. A lungo ignorato in Ungheria, fu riconosciuto come uno dei maggiori autori contemporanei, in patria e all’estero, soltanto dopo la caduta del Muro di Berlino. Fu romanziere, saggista e traduttore (tra gli altri di Freud, Nietzsche e Canetti). Nel 2002 venne insignito del premio Nobel per la letteratura «per una scrittura che sostiene la fragile esperienza dell’individuo contro la barbarica arbitrarietà della storia».
Imre Kertész e Berlino. Michael Müller, sindaco della capitale tedesca, questa mattina ha dedicato un comunicato stampa alla morte del letterato: «Con la morte di Imre Kertész la comunità letteraria di Berlino perde una delle sue personalità più importanti. Kertész è uno dei maggiori autori del nostro tempo. La sua decisione di vivere e lavorare nella nostra città in qualità di sopravvissuto all’olocausto rappresenta un segnale decisivo di riconciliazione e dialogo. Berlino era, è e rimarrà orgogliosa di aver ospitato per anni la sua voce sincera e umana. Questa città è in lutto per un grande letterato. Il nostro pensiero va alla famiglia, agli amici, ai conoscenti e ai compagni di viaggio di Imre Kertész.» Lo scrittore ungherese iniziò a lavorare a Berlino nel 2001 dove rimase fino al 2012. Il 4 settembre 2006 venne insignito del riconoscimento “Ernst Reuter”, il premio più importante conferito dal Senato di Berlino per meriti nelle scienze, nella politica o nell’arte. Dal 2012 l’Accademia delle arti di Berlino ospita l’archivio “Imre Kertész”.
L’opera. Sebbene l’opera di Kertész non possa essere ridotta esclusivamente a letteratura sull’olocausto, è innegabile che ne sia permeata profondamente. Essere senza destino (titolo originale: Sorstalanság), il suo primo e più celebre romanzo, rappresenta proprio una rielaborazione narrativa dell’esperienza autobiografica dei campi di concentramento nazisti: la storia viene narrata in prima persona dal punto di vista di un ragazzino di 15 anni che tende a giustificare tutto quello che gli accade intorno, a voler considerare a tutti i costi naturale ciò che in realtà non lo è, a trovare sempre una spiegazione, anche per ciò che dovrebbe essere inaccettabile. A ben vedere il romanzo si spinge molto oltre la narrazione della realtà dei campi, puntando il dito contro l’uomo che si adatta al disumano, prospettiva che denuncia l’olocausto non come eccezione nella storia, bensì come tragico epilogo del degrado dell’umanità. Essere senza destino ha inoltre aperto un grande dibattito sulla rappresentabilità della shoah: Kertész riteneva che questa fosse possibile soltanto grazie alla forza estetica dell’immaginazione. Il romanzo, pubblicato per la prima volta nell’Ungheria del 1975 schiacciata dal regime comunista, per diverso tempo non trovò un editore e quando uscì venne ignorato per anni. Soltanto 10 anni dopo, con la riedizione del 1985, iniziò a venire apprezzato. La prima traduzione in tedesco di Essere senza destino uscì nel 1990, ma venne subito ritirata dal mercato in quanto imperfetta e sostituita da una nuova traduzione nel 1996. L’accoglienza in Germania fu grandiosa e determinante per il successo dell’autore a livello internazionale. In Italia il primo romanzo di Kertész uscì nel 1999. Tra le sue opere pubblicate in italiano ricordiamo Fiasco (2003), Liquidazione (2005), Kaddish per il bambino non nato (2006), Storia poliziesca (2007) e Dossier K. (2009).
Era quella certa ora – persino adesso, persino qui la riconoscevo – che al campo era la mia ora preferita, e sentivo che una sensazione tagliente, dolorosa, vana si impossessava di me: la nostalgia. […] Sì, in un certo senso la vita là era più pura, più frugale. […] persino là, accanto ai camini, nell’intervallo tra i tormenti c’era qualcosa che assomigliava alla felicità.
Imre Kertész, Essere senza destino, 1975.
Foto di copertina © Csaba Segesvári CC BY-SA 3.0