Nazismo, bombardamenti e DDR: ecco dove nasce l’anti-islamismo di Dresda
Lo scorso 13 Febbraio la città di Dresda ha ricordato il settantesimo anniversario del bombardamento alleato avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra il 12 e il 15 di Febbraio 1945, aerei inglesi e statunitensi scaricarono sulla città sassone 2.700 tonnellate di esplosivi e quasi 1.500 tonnellate di materiale incendiario. La cosidetta coventrizzazione, ovvero un bombardamento a tappeto che ha come obiettivo la completa distruzione di una città (il nome deriva dalla città di Coventry che subì lo stesso trattamento nel 1940 da parte dell’aviazione tedesca), causò oltre 25.000 vittime tra esplosioni, incendi e asfissia da fumo.
Presente alla commemorazione, anche il Presidente della Repubblica Joachim Gauck, che ha tenuto un discorso mentre diverse cerimonie venivano svolte nel centro della città. Molto alta e sentita la partecipazione dei cittadini. La maggior parte dei presenti, però, ignora che cosa sia la cosiddetta “Montagna di macerie”, una piccola collina situata nel quartiere periferico di Ostragehege. La Montagna di macerie è un enorme ammasso composto da detriti post-bombardamento e ossa umane delle vittime. “La maggior parte dei cittadini non sa che quelle sono macerie della guerra e pochi vogliono pensare che al suo interno ci sono ossa umane sbriciolate”, afferma Danilo Hommel, un ragazzo che organizza tour guidati attraverso quei rari luoghi dove si possono trovare le traccie del bombardamento che ha raso al suolo Dresda.
In un editoriale del Guardian, si riflette sul fatto che tale commemorazione avvenga durante uno dei momenti più concitati della storia recente della città, dato che il capoluogo della Sassonia è diventato il punto di riferimento per gli affiliati di Pegida – Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes (Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’occidente)-, il movimento politico anti-immigranti che riunisce vari gruppuscoli dell’estrema destra tedesca. L’ultima manifestazione che si è tenuta davanti al Semperoper, uno dei teatri più importanti del mondo, contava oltre 25.000 partecipanti. Negli ultimi mesi le violenze contro gli stranieri sono aumentate del 130% e in città si respira un’atmosfera inquieta. Dresda è divisa tra chi continua ad avere una mentalità aperta e tollerante e chi si è chiuso in un atteggiamento ostile e spaventato. Oltre al nucleo di sostenitori di estrema destra (l’ex-leader Lutz Bachmann compare in una foto vestito da Hitler), Pegida ha raccolto un ampio consenso tra quello strato di classe media, con un reddito medio-alto e una buona istruzione. Il movimento è stato finora piuttosto vago circa i suoi obiettivi, se non quello di evitare una ”islamizzazione” dell’Europa.
Secondo Hans Völander, docente di scienze politiche all’Università di Dresda, Pegida avrebbe fatto particolare presa sui cittadini di Dresda proprio per il suo passato, recente e remoto. Vörlander spiega come la cultura della città sia da decenni, se non da secoli, estremamente narcisista e autoriferita e che gli eventi della Seconda Guerra Mondiale abbiamo accresciuto nei cittadini un senso dell’essere soltanto vittime innocenti delle circostanze. “I dresdensi si definiscono nel passato e non nel futuro”, conclude l’esperto. In effetti, città devastate dai bombardamenti come Coventry o Rotterdam hanno saputo guardare avanti, mentre Dresda è diventata l’Hiroshima tedesca; uno strumento usato dai mezzi di propaganda nazisti e successivamente della DDR. Dopo la riunificazione della Germania, i neo-nazisti hanno usato l’anniversario del bombardamento per dimostrare contro quello che loro chiamano “Olocausto delle bombe”. Poco importa che due mesi prima dei bombardamenti, si scoprivano gli orrori di Auschwitz e che la città era una roccaforte nazista.
Oggi Dresda è stata completamente ricostruita nel suo stile barocco senza alcun ricordo o commento circa il periodo nazionalsocialista. La differenza con Berlino è evidente, la capitale tedesca porta tutt’oggi numerosissime cicatrici del suo periodo più buio. Intanto nella “Firenze sull’Elba”, le risposte a Pegida non mancano: da una finestra del Semperoper, proprio sopra le teste dei dimostranti, è stato esposto un cartellone con la scritta: “Occhi aperti, cuori aperti, porte aperte”.
Nel frattempo Hommel, la guida turistica, cerca di salvaguardare quei rari luoghi che ricordino la guerra, “Anche se alcune cose non sono delle vere attrattive, sarebbe bello poterle preservare in modo da ricordare a tutti che cosa è successo qui, in modo che si possa creare una risposta emotiva nel visitatore perchè questo è l’unico modo che esiste per evitare che la storia si ripeta”.