La discesa agli inferi della BVG: la multa sui mezzi pubblici
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai ad essere multato dalla BVG non una ma bensì due volte, nel giro di 24 ore.
Premetto, per chi Berlino la conosce meno, che la BVG -leggi (BEFAUGHE’) – o per esteso Berliner Verkehrsbetriebe Gesellschaft – è la società dei trasporti di Berlino e del Brandeburgo, nota per le tariffe non proprio convenienti e per i controllori “in borghese” più simili a criminali evasi che a personale autorizzato. Vorrei anche premettere, a mia parziale discolpa, che da quando sono a Berlino mai una volta ho tentato di “fare il furbo” e viaggiare senza biglietto: un po’ lo faccio per principio e un po’ perché non potrei sopportare la figura di essere multato davanti ad una carrozza della metro piena di ligi tedeschi che mi fustigherebbero con i loro sguardi rimproveranti. Da quando sono a Berlino contribuisco dunque alle casse della BVG pagando un abbonamento annuale di circa 700 Euro. Tale obolo viene suddiviso in “comode” rate mensili che la BVG preleva direttamente dal mio conto. Io ricevo a casa una tantum un carnet di tagliandini e sono a posto con la coscienza per un anno.
Devo solamente ricordarmi, al primo di ogni mese, di STACCARE l’apposito tagliandino e INSERIRLO nel portafoglio.
Appunto.
Non ce la posso fare. L’equazione nuovo mese = nuovo tagliando nel mio cervello non sussiste. Il punto è che se quei diavoli in borghese della BVG ti trovano senza un documento valido, non c’è un Virgilio che indichi la via della salvezza: ti becchi il contrappasso e sborsi 40€ o più. Diciamo che se per una persona normale essere multati una volta è sufficiente, a me deve capitare due volte, possibilmente a distanza di poche ore, perché il messaggio faccia centro.
Il mese scorso dunque, a causa della mia smemoratezza, ho vissuto una personale discesa agli inferi, nelle grinfie di sua signora Befaughé.
Tutto è cominciato la sera tardi di un piovoso primo di Febbraio. Sto tornando stravolto da una giornata di lavoro conclusasi con un misero tentativo di fare dello sport che mi ha dato il colpo di grazia. Me ne sto lì in metro in ipoglicemia accasciato alla porta, sognando la cena che mi sarei cucinato di lì a poco, quando dal nulla due tizi mi si parano davanti palesandosi con la ben nota frase:
– “GutenAbendMeineDamenundHerrendieFahrausweisenbitte!” (Biglietti, prego.)
Il mio battito cardiaco perde un colpo, inciampa, perché l’equazione nuovo mese = nuovo tagliando assume improvvisamente un’importanza cruciale e il mio cervello, adesso sì!, la capisce: non ho messo nel portafoglio l’abbonamento di questo mese. Ma ormai è tardi. 40 Euro di multa, inutili i tentativi di spiegare a questi che io a casa il tagliandino… ce l’ho! Nulla. Mi invitano a recarmi alla centrale suprema della BVG il giorno dopo per chiarire la cosa e aggiungono che se sarò in grado di dimostrare la mia innocenza, mi verrà fatto uno sconto sulla pena.
Il mattino seguente, decido come prima cosa di recarmi alla suddetta centrale per cercare di risolvere la questione. Nel tragitto in metro sono immerso nei miei pensieri quando nuovamente una frase familiare mi riporta alla realtà:
– “GutenTagmeineDamenundHerrendieFahrausweisenbitte!!”
Cazzo. Ma il tagliandino stamattina mica l’ho messo nel portafoglio! Inizio a ridere per non piangere. Virgilio dove sei, illuminami!? Frugo nello zaino in cerca della multa che mi è stata fatta la sera prima e cerco di spiegare che mi stavo recando proprio a contestare questa. Nulla. Inflessibilità teutonica nella sua forma più cocciuta. Mi fanno un’altra multa invitandomi ad andare l’indomani alla solita centrale per dimostrare la mia buona fede. (Occorrono infatti circa 24 ore prima che la pratica entri nel loro sistema.)
Il giorno dopo arrivo finalmente, munito delle due multe e di tutti i tagliandini che potessi trovare, alla centrale suprema della BVG.
Rimango sorpreso dall’aspetto moderno e pulito dell’edificio, tutto in vetro, con un’elegante entrata a porte scorrevoli. Mi avvicino alla reception per chiedere informazioni e i due giulivi signori che mi accolgono cambiano espressione quando sentono che devo reclamare una multa. Con gravità mi comunicano che l’entrata al ERHOTES BEFÖRDERUNGSENTGELT (qualcosa come “L’ Ufficio multe”) è quella sul retro. Dietro. In fondo. Di sotto. Certo come ho fatto a non pensarci prima. Ho peccato e penso pure di poter entrare dalla porta principale?
Esco a orecchie basse e circumnavigo l’edificio. Via via la strada scende, si fa più sterile, anche il palazzo passa dalla brillantezza dei vetri al grigio di muri scrostati, intervallati qua e la da alcune grate da cui esce aria calda e fetida. Mi sento rimpicciolire tra l’imponenza della centrale suprema da una parte e un’alta barriera di mattoni dall’altra, sulla quale con un fragore assordante passano i treni. Come se ciò non bastasse passo davanti all’entrata di un locale losco, la cui insegna in legno porta l’infausto nome di Marie Antoinette. Devo proprio aver toccato il fondo.
Finalmente, arrivo all’alto cancello metallico dell’ERHOETES BEFÖRDERUNGSENTGELT. Entro nell’edificio e attraverso un lungo e angusto corridoio alla fine del quale, acquartierato dietro il suo bancone siede il portinaio, un signore enorme, baffuto e con le guance rosse, un Minosse a cui manca solo la lunga coda.
Che cosa hai fatto? – tuona.
Io, che mi ero psicologicamente preparato a subire rimproveri, premetto che sono un abbonato, ma che purtroppo ieri ho scordato…
-Il numero dieci! – m’interrompe, puntando col dito verso il girone – pardon – lo sportello a cui dovrò scontare la mia pena.
A quel punto le eventuali balle che mi ero preparato, sul perché abbia scordato l’abbonamento per due volte consecutive, s’infrangono pietosamente. Allo sportello mi aspetta un’arpia avvolta in uno scialle zebrato, con una cofana bordeaux da far invidia a Lady Gaga. Le passo le due multe da sotto lo spesso vetro che ci separa e inizio a spiegare che, “guardi, sembra proprio una barzelletta, in pratica sono stato multato due volte perché…”. Non serve a niente. Ha troppa esperienza e ha già capito ancora prima che io finisca. Fulminandomi da sopra gli occhiali inizia una filippica (unita a una nota di incredulità), sul come sia impossibile che qualcuno dimentichi il tagliando dell’abbonamento per due volte consecutive. Tento inutilmente di interloquire, all’inizio penso di avere anche buone motivazioni:
– “ma io pago 700€, lei lo vede dal suo computer che sono un abbonato!”
-”MA L’ABBONAMENTO NON E’ NOMINALE!”, strilla e riparte con la filippica.
Insomma è tutto inutile. Bofonchiando in berlinese duro, l’arpia scorre le dita sulla testiera e digita, calcola e conferma concludendo con:
– “sono 14 Euro.”
Fiuu. In quanto abbonato, infatti, non pago la multa piena ma solamente i costi amministrativi. Io cerco di non far vedere che sono troppo risollevato, che mi si potrebbe anche ritorcere contro. Passo una banconota da 20 Euro. Mi da il resto senza nemmeno guardarmi. Cerco un minimo segno di compassione sul suo volto. Niente.
– “Le auguro una buona serata!” – dico.
Nulla. Rimane a fissare il suo monitor e a sistemarsi la cofana. Veloce, esco da quella bolgia infernale lasciandomi alle spalle gli urli di Minosse, la cui rabbia si riversa sul poveretto entrato dopo di me, un ragazzo di sì e no 15 anni che chissà di quale colpa si è macchiato.
Tanti saluti, per quanto mi riguarda, ho pagato il mio contrappasso. Abbandono in fretta la centrale suprema, risalgo l’angusta stradina ed esco, infine, a riveder le stelle.
*AGGIORNAMENTO*
Nel frattempo la BVG ha sostituito il metodo dei tagliandini con una tessera elettronica unica, in cui sono registrati tutti i dati dell’abbonato. La metti nel portafoglio e non te la scordi più! Ci voleva tanto??
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