Primo appuntamento: meglio con un italiano o con un tedesco?

Tedeschi e italiani: poli opposti in molti, moltissimi, forse troppi aspetti. Uno degli ambiti in cui questa diversità è palesemente profonda è quello delle relazioni sociali e come esse nascono e crescono. Per dare un’idea concreta dell’abisso che ci divide, mi concentrerò ora su un momento clou di una relazione tra un uomo e una donna: il primo appuntamento. Farò un semplice confronto tra un mio primo incontro prima con un ragazzo italiano e poi con uno tedesco a Berlino. Sono davvero due poli opposti? Per comodità, per il rispetto della privacy ed evitare qualsiasi tipo di ritorsione, chiamerò i protagonisti maschili in questione con due nomi scelti a caso: Marco e Hans. Metto le mani avanti certo: se parliamo di secondi e terzi appuntamenti le differenze diventano altre ed è difficile dire chi sia meglio e chi peggio, ma qui parliamo solo di un confronto tra primi appuntamenti…

 L’incontro con Marco

É stato ovviamente lui a farsi avanti, a chiedere il mio numero di telefono e a organizzare l’appuntamento. Il luogo da lui prescelto è un locale in una delle zone più chic della città, la Kurfuersterdamm, e l’orario è quello delle nove di sera. Io arrivo puntuale mentre di lui nemmeno l’ombra. Si presenta una decina di minuti dopo e vedendolo, capisco quale sia il motivo del ritardo: ha probabilmente passato molto più tempo di fronte allo specchio di quanto ne abbia fatto io. Il suo look è curato nei minimi dettagli, il suo abbigliamento sembra volere urlare al mondo intero “I’m from Italy”. Con una parlantina impeccabile sa come farsi perdonare il ritardo e aprendomi la porta del locale, mi fa gentilmente scegliere il tavolo su cui accomodarci.

L’incontro con Hans

Ancora non posso credere che ho un appuntamento con lui. Naturalmente non è stato lui a fare il primo passo e la descrizione del come l’abbia fatto io meriterebbe un articolo a parte. L’incontro è previsto per le sei di pomeriggio: è estate e il sole in cielo è ancora alto. Il punto di ritrovo da lui deciso è fuori da una stazione della U-bahn nel quartiere di Kreuzberg e nonostante il grande via vai di persone, al mio arrivo lo noto subito, puntuale e intento ad aspettarmi. Dall’abbinamento assolutamente casuale dei capi d’abbigliamento da lui indossati presumo che a casa sua ci sia uno strano divieto da vampiri, uno di quelli che vieta l’utilizzo degli specchi . Non ha ancora deciso dove esattamente trascorrere le prossime due ore in mia compagnia e, anzi, chiede alla sottoscritta se ha qualche idea. Poiché non conosco benissimo l’area circostante e lui invece ci vive, insisto affinché sia lui a scegliere dove andare. Dopo varie riflessioni, indecisioni, proposte e immediati ripensamenti decide di portarmi in un parco nelle vicinanze.

Dopo due ore con Marco

Da connazionali in terra straniera, ci ritroviamo ad avere diversi punti in comune e vari argomenti sui quali conversare. Il dialogo viene di tanto in tanto intermezzato da alcuni dei più classici complimenti, frasi ad effetto e lusinghe varie che normalmente rincitrulliscono la maggior parte delle donne, me compresa. Mostra grande sicurezza e tutto il savoir faire tipico dell’uomo latino. Non solo è abile con le parole, ma lo è anche nei gesti. Con una scusa cerca e trova un primo contatto fisico prendendomi e tenendo poi una mia mano tra le sue. Non ho poi alcun dubbio sul fatto che sia lui a offrirmi il bicchiere di vino che sto per finire, seguendo una delle prime regole base tratte dal decalogo del perfetto gentleman. Va bene essere emancipate, ma fa piacere vedersi offrire il primo bicchiere. Il secondo lo offrirò io. Una nota dolente? Ha già parlato di nostalgia di casa un paio di volte e quel cellulare nella tasca della giacca continua a vibrare insistentemente. Chi lo cerca così tanto a quest’ora?

Dopo due ore con Hans

Ci incamminiamo verso il parco, ma dopo nemmeno un paio di minuti si ferma e mi chiede se prima vogliamo prendere qualcosa da bere. Rispondo affermativamente e mi aspetto quindi che mi porti in un bar nelle vicinanze. Bruciando le mie aspettative, mi indica invece uno Späti (un negozietto di cibo, alcol e tabacchi aperto 24 ore su 24 in genere gestito da turchi) che si trova a pochi metri da noi. Entriamo e prendiamo entrambi una bibita dal frigorifero. Ci dirigiamo poi alla cassa dove, nel rispetto assoluto della parità dei sessi, ognuno paga la propria parte. Penso che l’idea di offrire non gli abbia sfiorato minimamente nemmeno una cellula cerebrale. Arriviamo finalmente al parco. Tutte le panchine sono occupate. Mi propone di sedersi sull’erba. Accetto con un sorriso cercando di non rendere visibili ai suoi occhi le maledizioni che ora mi auto-infliggo per essermi vestita di bianco. La conversazione scorre abbastanza liscia. Hans si rivela essere un ragazzo interessante sotto molti punti di vista. Ciò nonostante, data la mia buona dose di timidezza, capitano anche dei momenti di silenzio che rendono la situazione leggermente imbarazzante. Poiché poi lui arrossisce e va nel pallone molto più spesso di me, l’idea di ricevere uno straccio di complimento o una parola carina viene da me irrimediabilmente accantonata. Per non parlare poi dell’idea di notare quanto meno un piccolo sforzo per ottenere un minimo contatto fisico…pura fantascienza!

Il saluto di Marco

Quando decido che è arrivata l’ora di salutarci, mi riempie nuovamente di complimenti, e inizia già a organizzare il secondo incontro. Ovviamente cerca anche di portare a casa il minimo risultato, ovvero quello del bacio.

Il saluto di Hans

Il sole è ormai tramontato ed è giunto il momento del congedo. L’uomo nordico non ha in nessun modo fatto trapelare una piccola emozione ed io sono confusa più che mai. Una volta rotto il ghiaccio è una persona interessante e carina, ma la sua chiusura e timidezza non mi permettono di capire se da parte sua c’è un interesse o meno e nel salutarmi non fa accenno ad una prossima volta. Potrebbe esserci come no. Mistero….

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Immagine di Copertina: Pixabay