Germania, sempre più rifugiati nei vigili del fuoco. Ed è un successo di integrazione
In Germania si reclutano sempre più rifugiati all’interno dei vigili del fuoco. Si tratta di un’iniziativa che vuole rimediare alla carenza di pompieri e, contemporaneamente, offrire ai migranti un’occasione per integrarsi e trovare un’occupazione.
Una tradizione tutta tedesca. Silvia Darmstädter, dell’Associazione Vigili del Fuoco tedesca, ha affermato che quest’iniziativa «non risolverà di certo i problemi circa la carenza di personale, ma è un passo nella giusta direzione». La portavoce ha dichiarato a The Local che si tratta di un’opportunità importante anche per i rifugiati, a livello di integrazione. Infatti, a sua detta, far parte dei vigili del fuoco non è solo una responsabilità, ma rappresenta la chance di sentirsi parte di una squadra; un vero e proprio team, «qualcosa di spiccatamente tedesco».
La storia di Jalal. Si è detto d’accordo con Silvia Darmstädter Jalal Daoud, 31 anni, rifugiato sudanese. Costretto a fuggire dalla sua patria dopo la morte del padre, Jalal è giunto a piedi fino in Libia, percorrendo 800 km. Ha lavorato come pastore e come cuoco, fino a che non è stato incarcerato perché non possedeva un passaporto valido. Dopo otto mesi di reclusione, si è imbarcato per Lampedusa, affrontando una traversata di tre giorni. È stato fortunato a farcela, perché quattro passeggeri della sua stessa imbarcazione hanno perso la vita prima di giungere sulla costa italiana. Otto anni dopo, l’uomo è arrivato in Germania, dove è stato ospitato da una famiglia di Flechtorf, vicino Wolfsburg. È stato allora che Jalal ha deciso di entrare in un’unità dei vigili del fuoco. Dopo un training di pochi mesi, ha affrontato la sua prima vera emergenza. «Ero un po’ nervoso, ma è andato tutto per il meglio», afferma. Nonostante qualche difficoltà con il tedesco, Jalal è diventato un elemento indispensabile per la sua squadra.
I dipartimenti che cercano rifugiati. Ralf Sprang, responsabile dell’unità in cui è impiegato Jalal, ha affermato che in tutta la Bassa Sassonia c’è carenza di domande, uno dei motivi per cui non aveva posto alcuna obiezione alla candidatura di Jalal. «Non sono affatto pentito della mia decisione. È come se Jalal avesse sempre fatto parte della nostra squadra, e nessuno ha mai avuto niente da ridire», ha affermato. Attualmente sono più di 50 i dipartimenti dell’Associazione Vigili del Fuoco tedesca che includono rifugiati all’interno del proprio team. Il forte calo di entusiasmo che si è riscontrato tra i cittadini tedeschi è stato colto come un’opportunità per i rifugiati, che vengono incoraggiati a candidarsi per entrare a far parte di un’unità.
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