Germania, successo per il film sull’Hitler ai giorni nostri. Comico, ma non troppo. C’è chi ci crede
Cosa succederebbe se Hitler si ritrovasse catapultato nell’anno 2011 in un mondo digitale e tecnologico, ma soprattutto in una Berlino completamente diversa ricostruita dopo le atrocità della Seconda Guerra Mondiale? Cosa succederebbe se incontrasse la Merkel?
Vi starete chiedendo se quello che avete letto si tratta di uno dei soliti miti riguardanti personaggi storici che in realtà non sono deceduti, ma si godono la vita su un’isola, con un cocktail in mano, oppure se l’autrice di questo articolo stia semplicemente delirando…Sbagliato. Nel 2012 il giornalista e scrittore tedesco Timur Vermes ha voluto realizzare Er ist wieder da – Lui è tornato ,un satirico romanzo che immagina il Fuhrer ai giorni nostri (in Italia pubblicato nel 2012). Senza troppe spiegazioni sul come e perché sia riuscito a viaggiare nel futuro, ecco il dittatore andare in giro per le strade della Berlino di oggi come se nulla fosso cercando di fare proseliti senza peraltro mancare troppo il bersaglio. Lo intercetta una troupe televisiva che decide di intervistarlo. Il video ha migliaia di visualizzazioni su Youtube tanto che il direttore di rete decide di affidargli la conduzione di una trasmissione comica. È un successo. Il pubblico ride, ma un po’ crede anche in quel che ascolta…Il titolo dell’opera è Er ist wieder da, ovvero Lui è tornato. Da allora ha venduto oltre 2 milioni di copie in Germania.
Ebbene sì, avete letto bene: lo scorso mese in Germania è uscita la versione per il grande schermo di questo racconto. È stato un successo. Più di un milione e trecentomila tedeschi si sono recati già al cinema, e continuano a farlo tanto da farne il caso cinematografico tedesco dell’anno. La ragione? Sicuramente il best-seller da cui è tratto, ma anche l’indagine sociologica di cui si fa portatore. A differenza del libro infatti, nel film il nuovo Hitler ha a che fare con la gente normale. Parte della pellicola è una candid camera. In alcuni frangenti del film, Oliver Masucci, l’attore protagonista, travestito da Fuhrer incontra e declama i suoi discorsi a passanti che non sanno di essere ripresi o che se ne dimenticano. Sorridono, sanno bene che non hanno davanti il vero Hitler, ma certe volte, dopo qualche minuto di ascolto, si lasciano andare anche a commenti di sincero razzismo. E allora ecco che la commedia da paradossale si trasforma in amara. Lo sapevamo già prima, ma fa sempre male ricordarselo: in Germania, come altrove (ma quando si parla di Germania l’impressione è logicamente più forte) certe idee nazionaliste continuano a fare proseliti. È una minoranza, una minuscola minoranza, ma esiste. In una scena vera, e non scritta sul copione, davanti alla Porta di Brandeburgo un gruppo di turisti italiani chiede al Masucci travesito da Hitler di farsi una foto con loro. Poco prima dello scatto i ragazzi alzano il braccio destro salutando Heil Hitler!. Intervistato telefonicamente da noi di Berlino Magazine il regista David Wnendt ci ha confidato: «È successo con più persone, logicamente soprattutto tedeschi, ma tra gli stranieri gli italiani sono stati i più entusiasti. Girando per la Germania, da Berlino alla Baviera, mi sono un po’ spaventato, anche se non stupito, del numero di persone che ancora simpatizzano per la destra. Se solo ci fosse un partito di destra serio in Germania avrebbe il potenziale di arrivare al 30%».
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