Crescono disoccupazione e caro-affitti. Ecco, a sorpresa, i due quartieri più poveri di Berlino
Passeggiando per il quadrilatero della moda berlinese, nel tratto di Ku’damm compreso tra Wielandstrasse e Schlüterstrasse, o percorrendo i marciapiedi di Friedrichstrasse, la Fifth Avenue di Berlino, è difficile credere a quanto riportano i recenti dati sulla povertà trasmessi dall’ IW, l’Istituto Tedesco per l’Economia. Proprio i quartieri di Charlottenburg-Wilmersdorf e Mitte, insieme a Kreuzberg-Friedrichshain, hanno infatti tra le più alte percentuali di poveri di tutta la Germania, ben il 24,5% (solo Colonia e Dortmund fanno peggio, attestandosi rispettivamente al 26,4 e 25,5%). Difficile credere che dietro agli stucchi, i decori fin de siècle, gli ingressi trionfali, il quartiere di Charlottenburg nasconda i residenti meno abbienti della capitale, e della stessa nazione. E che proprio nel cuore di Mitte sorga l’appartamento più lussuoso di Berlino, ben 15.000 Euro al mq.
Per capire il quadro economico e le diseguaglianze sociali che spiegano, non c’è altra scelta, il dato di Mitte e Charlottenburg (in Italia potremmo pensare ai grandi evasori, qui non scomodiamoli), si deve anzitutto considerare il problema del caro-affitti. Come ha dichiarato Michael Hüther, dal 2004 direttore dell’IW, nei prossimi anni il problema della povertà nelle grandi città tedesche crescerà ulteriormente, proprio a causa degli aumenti senza controllo del prezzo delle abitazioni. Nella capitale, gli affitti (come è noto il berlinese medio non acquista la propria abitazione) sono infatti aumentati in soli 3 anni del 3,5%, soprattutto a causa del tristemente noto fenomeno della gentrification. L’acquisto da parte di grosse holding, in genere straniere, di interi stabili e quartieri, con l’obiettivo di riqualificare in senso borghese e global zone considerate degradate (come avverrà nel giro di poco tempo per i palazzi intorno a Cuvry, nella zona di Schlesisches Tor), ha determinato un oggettivo impoverimento degli storici residenti, in particolare famiglie monoparentali e disoccupati, e degli immigrati: le tre categorie più deboli e indigenti, quelle che in media vivono con meno di 871 Euro al mese (l’indice di povertà relativa in Germania corrisponde al 60% del reddito medio annuo). Che rappresentano a Berlino una persona su cinque.
Ma i risultati delle indagini di IW hanno messo in luce un altro aspetto, su cui è necessario riflettere: il divario sempre più netto tra città e campagna. In media, il tasso di povertà delle regioni si attesta infatti al 14%, contro il 22% delle città. La prima percentuale rimasta invariata per ben 6 anni (2006-2012), la seconda cresciuta del 2,5%. Come giustamente osservato dai più autorevoli quotidiani tedeschi, quest’ultimo dato dovrebbe indicare al governo una nuova via: prendendo in considerazione casi come quello della Turingia, ex Land DDR, salita sul podio con un virtuosissimo 13,8%, sarebbe necessario riconsiderare le priorità dello stato tedesco, che dal 1990 concentra i propri sforzi sulla riunificazione. Tra i principali obiettivi non dovrebbe rientrare più quello di colmare il divario tra Est e Ovest: l’agognato e necessario Aufbau Ost, ovvero lo sviluppo dell’Est, sembra essere oramai a buon punto, grazie anche alla tassa di solidarietà (5,5% sul reddito annuo dei contribuenti tedeschi), che in media garantisce un gettito di 12 miliardi annui alle casse statali. L’urgenza da mettere in agenda sarebbe invece quella di contrastare povertà e diseguaglianze sociali frenando l’esodo verso le città, o ancora meglio, rendendo accessibile a tutti la vita cittadina. Ad Ovest come a Est. La ricetta proposta da Hüther è chiara: piuttosto che applicare il reddito minimo, il governo tedesco dovrebbe impegnarsi per frenare le speculazioni dei privati, e al contempo favorire gli investimenti verso quelle istituzioni pubbliche che si occupano di formazione e innovazione, al fine di includere realmente le fasce di popolazione più svantaggiate. Nella favola di Esopo, il topo rinunciava rassegnato alla città a favore della campagna. Speriamo di avere qualche chance in più, e di non dover abbandonare il sogno berlinese.
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