Berlino, Gentrification: chiude l’asilo italo-tedesco Girotondo. Al suo posto appartamenti
Dopo la vendita dell’area del RAW (ne abbiamo parlato qui), a fare le spese della gentrification è questa volta l’asilo Il Girotondo di Kreuzberg, l’unico bilingue italiano-tedesco, il cui contratto di locazione non verrà rinnovato a partire da agosto 2016. L’istituto è stato fondato nel 2003 su iniziativa di alcuni genitori ed educatrici. Da allora vi lavorano tre insegnanti italiane e due tedesche. I ventiquattro bambini provengono da famiglie miste. E non sanno ancora che fine faranno.
Il nuovo proprietario dello stabile – il fondo immobiliare inglese Phoenix Spree Property – ci ha messo poco, d’altronde, a capire che l’opportunità era golosa (siamo in Freiligrathstrasse, a pochi passi da Mehringdamm: un sogno per turisti e residenti), e non si è fatto perdere l’occasione. Né quella di acquistare l’intero palazzo in cui l’asilo è ubicato, né quella di negare un’eventuale estensione dell’affitto a chi gestisce l’istituto. Il progetto? Trasformare gli appartamenti in case di proprietà.
Le autorità, nel frattempo, non intervengono, e i genitori dovranno cercare da soli nuovi spazi per i loro figli, con tutte le difficoltà che la ricerca di locali adeguati ad essere trasformati in centri diurni per l’infanzia comporta.
Il Girotondo è in realtà, solo uno dei tanti Kinderladen che continuano ad essere sfrattati. Dodici fino ad oggi in soli pochi anni.
Racconta Filippo P., padre di uno dei bambini: «L’unica offerta che ha fatto il nuovo proprietario è uno spazio, ma si tratta di una sorta di cantina… Noi stiamo cercando in tutta Kreuzberg un nuovo locale, ci siamo divisi il quartiere in zone e lo stiamo perlustrando. Speriamo di trovare qualcosa entro quella data, altrimenti l’asilo girotondo di Kreuzberg finisce ad agosto 2016».
Costantemente transennata, demolita, ricreata, stravolta dalle gru. Un cantiere permanente. Questa è ormai Berlino, dove l’ansia del “fare e disfare” lascia nell’urbanistica un segnale forte, che prima sconvolge e solo poi rilancia i quartieri.
Accanto, sopra, intorno a quel muro abbattuto venticinque anni fa, Berlino è cambiata. Dove, a est, i treni non si fermavano e le banchine erano tagliate, oggi locali chic e concept stores prendono il posto di ex magazzini e fabbriche in disuso. Vivere in una città che è stata fredda troppo a lungo e che viene considerata oggi tra le più cool e avanguardia d’Europa, ha come sempre i suoi pro e contro. Se, da un lato, il rinascimento edonistico respirabile da un riva all’altra della Spree dà tutta l’idea di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, dall’altro è vero che Berlino fa gola non solo a studenti e artisti, ma anche ai grandi fondi immobiliari e agenzie internazionali. L’avidità e l’irruenza delle costruzioni stanno muovendo timori nuovi, primo fra tutti il discorso, sempre più caldo, sulle implicazioni di una gentrification che già da tempo riguarda la città. Kollwitzplatz fino al decennio scorso non era esattamente nota per il suo fascino: oggi è il simbolo di Prenzlauer Berg, quartiere elegante e cornice di ristoranti e caffè, a centinaia, che diventa sempre più caro. Non a caso, il più richiesto dagli utenti airbnb.
Ma non hanno tutti motivo di applaudire quando le ruspe tornano – e non solo nel caso di Prenzlauer Berg. I contraccolpi della ristrutturazione urbana si stanno facendo sentire anche a Friedrichschain, Kreuzberg e Neukölln, ridotti ormai a campi di battaglia tra una politica a difesa del mietrecht e logica del profitto. Il fascino di Berlino resisterà a questo continuo attacco speculativo-immobiliare?