Berlino da conoscere: il cimitero di Mitte tra le tombe di Brecht, Schinkel e Christa Wolf

Chausseestraße, quartiere Mitte. Una cancellata alta e argentea dalle punte acuminate delinea il perimetro di uno dei luoghi più intriganti della città.

E’ il cimitero settecentesco di Dorotheenstädtischer Friedhof. Il luogo di sepoltura costruito nel 1762 e oggetto di continui ampliamenti ed edificazioni, offre riposo a illustri personaggi della storia.

Il cimitero

La sua superficie è molto estesa: circa 17.000 mq. Uno spazio molto grande realizzato per ordine di Re Federico II detto “il Grande”. Era destinato, inizialmente, alla sepoltura di persone semplici della parrocchie circostanti. Con il sorgere in questa zona di un gran numero di accademie e dell’Università cittadina, il rango degli abitanti, e di conseguenza dei sepolti, divenne sempre più alto. Chiuso per sovraffollamento nel 1860 e interessato dall’ampliamento di Hannoversche Straße nel 1899, alcune delle parti vennero vendute e molte tombe tra cui quelle di Hegel, Fichte e Klenze vennero riesumate e spostate dove si trovano oggi. A Berlino i cimiteri cittadini sono numerosi, oltre 200. Le atmosfere al loro interno sono crepuscolari e le loro soluzioni architettoniche di un’espressività rara. Il motivo per cui vale la pena entrare in uno dei molti non è tanto quello di rendere omaggio alle celebrità seppellite al loro interno, quanto piuttosto la possibilità di apprezzarne la loro pace perpetua seppur malinconica.

Le tombe

Varcata la soglia del sacrario, camminando tra lapidi avvolte da edere rampicanti e begonie in fiore, ci si rende conto che non ci sono loculi od ossari, odore di muffe od ortiche selvagge come nella maggior parte dei cimiteri di nostra conoscenza. Le targhette dorate dei sepolcri riportano nomi rinomati. Dalla scrittrice Christa Wolf all’architetto Karl Friedrich Schinkel passando per Friedrich Hegel e il filosofo e politologo statunitense Herbert Marcuse, senza contare la coppia costituita dal grande Bertolt e da sua moglie Helene Weigel.

La ruota del tempo sembra essersi fermata per conservare meglio la memoria dei defunti

Lapidi di marmo nero con incisioni tinta oro. Mausolei in pietra. Mezzibusti. Targhe commemorative. Ippocastani che filtrano la luce del sole. Ortensie che adornano i sentieri ciottolati. Fontane e passerotti che cantano. I cimiteri tedeschi – come quelli di buona parte del nord Europa – non hanno l’aspetto tetro e “automatico” dei nostri. I morti non sono incasellati dentro vespai di cemento 1×3 m e il segno della croce all’entrata non è un onere morale. Sono luoghi abbracciati dal verde, hanno l’aspetto di parchi e all’interno non è difficile vedere gente che passeggia o riposa su panchine. Proseguendo lungo il cammino, accompagnati dal miagolio di qualche gatto randagio, è possibile riflettere e interrogarsi su quanto consistente sia il contributo tedesco alla letteratura, all’arte, alla cultura . Ogni angolo del cimitero narra un pezzo di storia, gli epitaffi la testimoniano, i visitatori la colgono. Ci sentiamo come degli ospiti attesi e graditi. Tutto intorno a noi sembra vivo e anche le betulle, con il loro profetico fascino autunnale, sembrano animarsi al nostro passaggio.Tutto è al posto giusto, le fronde dei salici si adagiano nostalgiche su qualche fotografia qua e là e ceri bianchi sono sparsi su dei massi circostanti. Il candore dei marmi e i sentieri illuminati dai raggi di un sole ormai tiepido, accompagnano il resto del nostro pomeriggio in questa oasi della quiete fuori dal tempo. Osservare la morte, qui nel cimitero di Dorotheenstädtischer Friedhof, ha un che di poetico.

Dorotheenstädtischer Friedhof

Chausseestraße 126

Mitte, 10115 Berlino

 

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Foto: Sara Zavarin