Amos Oz contro il fanatismo: “La scrittura e il Medio Oriente richiedono compromessi e immedesimazione.”
Sarebbe bello avere a disposizione una biblioteca immaginaria per poter interpretare i fatti del mondo attraverso le parole di illustri scrittori. Ci abbiamo provato: sempre più amareggiati dalle vicende in Israele, abbiamo consultato la voce “Contro il fanatismo” e ci siamo imbattuti in Amos Oz.
Ci è costato un tuffo nel passato di oltre dieci anni, quando lo scrittore israeliano tenne un ciclo di conferenze presso l’Università di Tubinga, che il libro ripropone in formato cartaceo. Amos Oz parlava di fanatismo a ridosso degli attentati dell’11 Settembre, ma ne approfittava per raccontare la sua esperienza di “esperto in fanatismo comparato” che la vita da gerosolimitano gli ha consentito di affinare. Il tema resta d’attualità, soprattutto considerando “Giuda” l’ultima opera dello scrittore, da poco in libreria.
In Contro il fanatismo, Oz cita gli ingredienti utili contro ogni forma di fondamentalismo: ironia, arte del compromesso, e capacità d’immedesimazione. A noi, più di tutte è piaciuta l’ultima: “Era forse la mia abitudine ‘professionale’ mettermi nei panni degli altri. Il che non significa ch’io giustifichi sempre gli altri, piuttosto che riesco a vedere i punti di vista del prossimo.” Una buona occasione per parlare di come lo scrittore nutra la propria empatia: “So che è molto comune, in particolare in Germania, nella tradizione tedesca, parlare della sofferenza e del travaglio che la scrittura implica. Conosco persino la parola “Schmerz” usata in questo contesto. Ma preferisco dirvi qualcosa a proposito della gioia di scrivere. O di alcune sue occasioni.”
Nella biblioteca in cui ci siamo rifugiati appare allora l’immagine del piccolo Amos, al tavolo di un bar: i genitori discutono con gli amici sui massimi sistemi, a lui non resta che l’attesa di un gelato (il classico “Se fai il bravo e aspetti, ti compriamo il gelato” funzionava anche nella Gerusalemme degli anni Quaranta). “Dunque, imparai ad alleviare la mia solitudine osservando la gente, immaginando, inventando, a tratti captando brandelli di conversazione per poi ricomporli e, come un ufficiale della Stasi, ricavare da trascurabili frammenti di informazioni una storia intrigante.”
Dai gelati ai romanzi, ecco svelato il filo conduttore della carriera di un grande scrittore: la capacità d’immedesimazione. L’ingrediente dominante per porre fine alle dispute, il famoso mettersi nei panni degli altri, che la scrittura affina e che il Medio Oriente richiede. O meglio, che ogni situazione di conflitto chiama a gran voce, a distanza di anni, di chilometri: arma efficacie contro il fanatismo.
Riponiamo il libro sullo scaffale, usciamo in punta di piedi dalla nostra biblioteca immaginaria e torniamo alla vita di tutti i giorni, in cui anche i consigli di uno scrittore lontano possono tornare utili.
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