Arab Film Festival a Berlino – impressioni e suggerimenti da metà festival
Ho già scritto un primo articolo sull’Arab Film Festival di Berlino in cui presentavo tutti i film in programma (lo trovate cliccando qui). Avrei voluto voluto aspettare ancora un po’ prima di scrivere un resoconto generale (la rassgna finisce il 26), ma non ce l’ho fatta ed eccomi già qui. Il festival mi ha preso, risucchiato dentro con un programma ricco, situazioni interessati e un pubblico sempre molto attento e coinvolto, lo si capisce dalle domande che vengono poste a fine proiezione ai protagonisti – registi/e, attori/attrici, sceneggiatori/e, performers – quasi sempre presenti in sala e molto disponibili a rispondere alle nostre semplici curiosità:
“E’ comune la situazione di convivenza raccontata Ladder to Damascus dove ragazzi e ragazze vivono insieme in una grande casa?” a quelle più tecniche come: “Com’è la situazione dei tagli al l’elettricità in Egitto, è una cosa recente?” che servono però a capire la meglio critica al governo Morsi dietro il corto leggero e simpatico dal titolo Ya Sabah al Anwar.
Molti i film che raccontano storie di guerra, di donne sole, di terrorismo, paura, complotti, paranoie, “saremo sempre prigionieri”. Ma molte anche le opere che grazie ad una vena ironica ed innocente raccontano le storie e le vite di luoghi dove, anche se il ruomore di sottofondo è quello dei caccia, delle bombe, delle esplosioni, la vita va avanti e si può continuare a sorridere, ad amare e ad innamorarsi.
Molto rappresentativi dei diversi mondi arabi, anche se lontanissimi l’uno dall’altro per stile, tono e contenuti, vi segnalo: Omar, film palestinese, nominato all’Oscar come miglior film straniero quest’anno, già vincitore del premio della giuria nella sezione Un Certain Regards al Festival di Cannes 2013 e che vede una potente e credibile performance del bellissimo Adam Bakri. Rock the Casbah, un dramma-comico su una grande e ricca famiglia marocchina che si ritrova tutta insieme nella splendida casa sulle colline di Tangeri per i 3 giorni di celebrazione del funerale dell’amato capo famiglia, impersonato da Omar Sharif.
Ieri ho continuato la mia scoperta del programma del festival con Berlin Telegram, poi Winter of Discontent di Ibrahim El Batout, il mio primo film sulla rivolta contro Mubarak del gennaio 2011. Ho chiuso la serata di visioni con Cairo Station, un film sempre egiziano del ‘58, inserito nella rassegna Della carne e della luce – il corpo nel cinema arabo. Poi concerto e after-show-party!
Info utili:
Le sale sono sempre piene (specialmente all’Eiszeit e al Babylon B), se potete prenotate o arrivate almeno 15 minuti prima.
I film sono tutti sottotitolati in inglese e anche il dibattito alla fine delle proiezioni è in inglese.
Questo il link alla pagina facebook per info e aggiornamenti live.
AlFilm – 5 Arabisches Filmfestival Berlin
continua fino al 26 Marzo 2014