A Berlino una conferenza su quanto la tecnologia italiana stia contribuendo alla scoperta dello spazio

La società Dante Alighieri di Berlino organizza una conferenza sul ruolo dell’Italia nell’esplorazione dello spazio e sui contributi del nostro paese allo sviluppo delle tecnologie  spaziali.

La conferenza, dal titolo “L’Italia in orbita: la tecnologia del Bel Paese nello spazio”, si terrà il 12 giugno e vedrà la partecipazione della dott.ssa Piccirilli dell’ASI, del CEO di ALTEC, l’Ing. Vincenzo Giorgio, e del CTO di Telespazio, l’Ing. Marco Brancati. Grazie allo spazio possiamo migliorare la nostra vita quotidiana ampliando anche la conoscenza dell’universo che ci circonda. Proprio questo è il senso dell’incontro organizzato dalla Società Dante Alighieri di Berlino, con l’intenzione di rendere la propria offerta culturale più multidisciplinare. Il tentativo vuole essere quello di estendere l’attività di divulgazione a un settore, quello scientifico e tecnologico, in cui l’Italia non solo ha molto da offrire, ma si conferma anche punta di diamante.

La tradizione nostrana di astroauti e ingegneri spaziali

“L’Italia partecipa all’esplorazione dello spazio già dagli anni Sessanta”, spiega la dott.ssa Giuseppina Piccirilli, a capo dell’Ufficio Stampa dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana). “Fin dall’inizio della corsa allo spazio, siamo stati in grado di sviluppare in maniera autonoma (seppur chiaramente nell’ambito di una collaborazione con gli Stati Uniti) satelliti da mandare in orbita”.

I benefici, anche quotidiani, della ricerca aerospaziale

Oggi l’indotto aerospaziale genera ricadute sull’economia nazionale, oltre che sulla nostra vita quotidiana. “Se è possibile utilizzare servizi di geolocalizzazione da qualunque smartphone, collegarsi a reti satellitari per guardare programmi nazionali anche dall’estero o semplicemente poter capire che tempo farà nei prossimi giorni, è proprio grazie alle ricerche che portiamo avanti da decenni”. Vita quotidiana, dunque, ma non solo. La ricerca spaziale permette di studiare le perturbazioni elettromagnetiche e di trovare correlazioni con le scosse sismiche, per esempio grazie al satellite Cses (in orbita dal 2/02/2018), costruito in Cina ma il cui rilevatore di particelle è orgogliosamente made in Italy. Oppure gestire disastri naturali, come dopo il terremoto di Amatrice, all’indomani del quale i satelliti dell’italiana Cosmo-SkyMed (programma che nel dicembre scorso ha festeggiato i suoi primi dieci anni) hanno avuto un ruolo fondamentale nel monitorare le aree colpite dal sisma. L’indotto generato dalla space economony fa inoltre girare fette consistenti del Pil: per ogni euro investito, l’ASI ricorda che c‘è un ritorno tra i sei e i nove euro a seconda che si tratti di un programma scientifico o commerciale. Un giro d’affari per il comparto italiano dal valore complessivo di 1,6 miliardi di euro, che dà lavoro a circa 6.300 addetti specializzati.

La ricerca nello spazio italiana all’interno del contesto europeo

L’Italia è il terzo contribuente alle missioni dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, con un budget di poco meno di 500 milioni di euro. “Non esiste sonda o programma sviluppato dall’ESA o da altre agenzie spaziali internazionali senza un contributo italiano”, spiega Piccirilli. Investimenti che si traducono in progetti, come la sonda Rosetta, la missione Cassini-Huygens (progetto in collaborazione con la NASA e l’ESA) o il programma ExoMars che con due missioni distinte ha l’obiettivo di cercare forme di vita passata o presente sul Pianeta Rosso. L’Europa come ombrello comune, dunque, sotto cui ogni Paese dà il proprio contributo, tanto nel pubblico quanto nel privato. Proprio in quest’ultimo la corsa allo spazio sta vivendo una nuova era, incarnata mediaticamente da Elon Musk e dalla sua SpaceX. Quest’innesto di competitività sta da un lato facendo crescere rapidamente diverse tecnologie, dall’altro rilancia le modalità di cooperazione fra pubblico e privato in campo spaziale leader europeo nel volo umano spaziale è quindi fortemente presente a Colonia nell’European Astronaut Centre (EAC) dell’ESA.

Il riscatto della Germania

Italia e Germania hanno avuto storie spaziali ben diverse: mentre la prima si lanciava entusiasta nella corsa allo spazio, all’inizio degli anni Sessanta, la seconda, divisa, sopportava il fardello della competizione tra il blocco occidentale e quello sovietico. Oggi, alle soglie degli anni Venti del ventunesimo secolo, il passaggio da quella competizione allo spirito di collaborazione che guida i Paesi dell’ESA appare ancora più straordinario e la Germania è il primo contribuente dell’agenzia europea, con un finanziamento di 873 milioni di euro annui. Un riscatto nazionale che arricchisce allo stesso tempo anche tutti i Paesi partner, contribuendo alla ricerca e all’avanzamento tecnologico comune: è lo spirito del futuro, quello con cui esplorare lo spazio uniti, finalmente.

I primati dell’Italia

Anche L’Italia può vantare esempi che ricalcano questo trend: in collaborazione con Virgin Galactic di Richard Branson, ALTEC, società partecipata dell’ASI, sta infatti lavorando sullo sviluppo di voli suborbitali. In pochi minuti o in una manciata di ore potremmo raggiungere diverse città del globo: un progetto internazionale utopistico fino a qualche anno fa. Una piacevole novità, in un momento in cui la narrazione di un’Europa sempre meno solidale trova facile eco. Quando però si alzano gli occhi alle stelle gli esempi di collaborazione, nello specifico italo-tedesca, diventano chiari. Fanno parte di questa collaborazione il progetto europeo del lanciatore europeo VEGA, nato da un programma italiano. Esistono poi realtà italiane che rappresentano esempi di eccellenza. Per esempio, Telespazio, fiore all’occhiello dell’industria satellitare italiana, con il suo centro tedesco di Telespazio VEGA Deutschland, con sede a Darmstadt. L’Italia spaziale è, inoltre, leader europeo nel volo umano spaziale è quindi fortemente presente a Colonia nell’European Astronaut Centre (EAC) dell’ESA.

L’articolo è stata riadattato da un precedente articolo a firma di Liliana Farello, della Società Dante Alighieri di Berlino.

Locandina dell’evento “l’Italia in orbita: la tecnologia del Bel Paese nello spazio”.

L’Italia in orbita: la tecnologia del Bel Paese nello spazio

Martedì 12 giugno, ore 19.15 – 22.15,

presso la Società Dante Alighieri di Berlino,

Oldenburger Str. 46, 10551 Berlino.

Pagina Facebook dell’evento.

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Foto di copertina e locandina sono state gentilmente fornite dalla ©Società Dante Alighieri di Berlino.