Polaroids, la mostra a Berlino per gli amanti delle istantanee
La mostra, ospitata dal Museo della Fotografia di Berlino, raccoglie Polaroids di 60 fotografi da tutto il mondo
La Polaroid nasce alla fine degli anni Quaranta, come macchina rivoluzionaria che permette di fare scatti che si positivizzano automaticamente in pochi minuti. Le opportunità che questa tecnologia offre le fanno guadagnare rapidamente popolarità, in un momento storico in cui il digitale era ancora un sogno lontano.
La mostra Polaroids, aperta al pubblico dal 7 marzo 2025, immergerà i visitatori nell’universo delle istantanee. Essa offre una ricca panoramica di ciò che ben 60 artisti, nel corso dei decenni, hanno immaginato e realizzato in un buona la prima. Il percorso parte da Helmut Newton, icona della fotografia di moda da cui la Fondazione organizzatrice prende il nome, ma la collezione esposta è molto più ampia in termini di generi e soggetti.
All’inaugurazione hanno partecipato anche 4 artisti le cui opere il Museo ospita: Thorsten Brinkmann, Charles Johnstone, Marike Schuurman e Maurizio Galimberti, che hanno raccontato il proprio genio creativo.
La mostra, ubicata al Museo della Fotografia di Berlino, sarà visitabile fino al 27 luglio 2025: una rarità da non perdere per chi passa da Berlino.
La rivoluzionaria tecnica delle Polaroids
È il 1947 quando Edwin Herbert Land inventa la prima macchina fotografica istantanea di successo commerciale. Si tratta della Polaroid Model 95, capace di sviluppare e positivizzare un’immagine color seppia in soli 60 secondi. Col tempo e coi modelli successivi, il mondo delle Polaroid espande le sue possibilità. Nel 1963 viene lanciata la Polacolor, la prima pellicola a colori, e poco dopo la Polaroid “Swinger” diventa uno dei modelli più venduti di sempre.

foto di Emma Rossi
Infatti, è proprio negli anni Sessanta che le Polaroid stravolgono il modo di concepire la fotografia. La loro tecnologia consente di ottenere stampe immediatamente dopo il clic, senza la necessità di uno sviluppo separato. Ogni scatto ha un fascino unico, legato alla sua immediatezza e irripetibilità. Nel corso dei decenni, sempre più fotografi si sono avvicinati a questo mondo, alcuni arrivando a utilizzare esclusivamente le Polaroids.
Helmut Newton, il colosso della fotografia del fashion
Le prime tre stanze della mostra sono interamente dedicate a Helmut Newton, celebre fotografo di moda che ha lavorato a riviste del calibro di Vogue e Vanity Fair. Newton, infatti, ha fatto largo uso delle Polaroid dagli anni Sessanta fino alla sua morte nel 2004.
Inizialmente le usava come scatti preparatori dei suoi servizi fotografici, così da poter testare la luce e raffinare i dettagli delle sue composizioni. Tuttavia, la sua passione per la fotografia istantanea è cresciuta sempre di più nel tempo, arrivando a dedicarvi il libro Pola Woman nel 1992. L’autore ha ricevuto molte critiche per la scelta di includervi anche scatti sfuocati o sbiaditi: a questi commenti, Newton ha replicato che il libro gli era invece molto caro proprio perché riportava le sue fotografie “più veloci, più sincere”. Oggi sono prestigiosissime sul mercato dell’arte.
Le Polaroids di Newton colpiscono perché ripropongono gli elementi tipici della sua fotografia (il glamour, l’effetto sorpresa, l’indifferenza dei volti) ma attraverso le istantanee. In questi scatti, traspare un Newton che privilegia il suo senso dell’arte alla solita meticolosità che si riscontra in tutta la sua produzione.
Polaroids da tutto il mondo
La sala più grande contiene i lavori di fotografi da tutto il mondo. La lista è molto lunga: Lucien Clergue, Barbara Crane, Alma Davenport, Toto Frima, Luigi Ghirri, Erich Hartmann, Sally Mann, Sheila Metzner, Arnold Newman, Stephen Shore, Jeanloup Sieff, Pola Sieverding, Christer Strömholm, Oliviero Toscani, Ulay e tanti altri. Ciò è stato reso possibile dalla collaborazione con la Ostlicht di Vienna, galleria d’arte fondata nel 2012 precisamente con l’obiettivo di dedicarsi alla fotografia.
Nella sala si osserva una grande varietà di stili artistici, e anche di soggetti: volti, nudità, oggetti e persino animali. Infatti, si trova anche uno scatto di William Wegman, noto per ritrarre i suoi cani di razza Bracco di Weimar in pose e costumi antropomorfi. Qui di seguito ne riportiamo uno del 1988, col suo Weimaraner in un seggiolone.

foto di Emma Rossi
4 artisti hanno partecipato all’inaugurazione: Thorsten Brinkmann, Charles Johnstone, Marike Schuurman e Maurizio Galimberti hanno raccontato le proprie opere, descrivendo il lavoro che c’è dietro e raccontando qualche curiosità.
Galimberti ha anche dimostrato come crea i suoi mosaici di Polaroid. Con la cooperazione della modella Noemi Brando, ha realizzato scatti di varie parti del suo viso, ricomponendole poi insieme proprio di fronte agli occhi dei visitatori.
L’esibizione si è anche colorata di ilarità. All’improvviso, la macchina fotografica di Galimberti si è bloccata, tanto che ha dovuto cambiarla. Galimberti allora ha scherzato sul fatto che non gli fosse mai successo prima, dicendo che deve essere stato lo spirito di Helmut Newton a sabotarlo poiché arrabbiato che qualcuno scattasse fotografie a casa sua.

foto di Emma Rossi
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