Merkel contro le politiche migratorie della sua (ex) Cdu
L’ex cancelliera Merkel mette in discussione la linea dura del successore sulla migrazione: “Così si rischia di compromettere Schengen”
Angela Merkel torna a far sentire la propria voce, criticando duramente la gestione della migrazione da parte del cancelliere Friedrich Merz. Le nuove misure restrittive sui confini interni, secondo l’ex leader, rappresentano una minaccia per uno dei pilastri dell’Unione Europea: la libertà di movimento. Le sue parole, pronunciate durante un evento pubblico a Berlino, segnano una rara presa di posizione da parte di chi si è ritirato dalla scena politica attiva. Allo stesso tempo, mettono in luce le tensioni latenti all’interno del partito cristiano-democratico, oggi guidato da una leadership sempre più orientata verso destra.
La stretta ai confini divide l’unione
l nuovo corso intrapreso da Merz in materia migratoria ha sollevato numerose polemiche, sia all’interno della Germania che a livello europeo. Nel suo primo giorno da cancelliere, il governo ha annunciato un piano di controllo rafforzato alle frontiere, che prevede il respingimento sistematico dei migranti anche all’interno dello spazio Schengen. Questa decisione, secondo Merkel, potrebbe avere conseguenze gravi sulla coesione dell’Unione Europea. Pur riconoscendo la complessità del fenomeno migratorio, l’ex cancelliera ha ribadito che la priorità deve restare la gestione coordinata delle frontiere esterne. Ha messo in guardia contro soluzioni unilaterali, che rischiano di compromettere la fiducia reciproca tra gli Stati membri.
Le critiche non provengono solo da ambienti politici. Giuristi e analisti legali hanno sollevato dubbi sulla compatibilità delle nuove misure con il diritto europeo. Nel frattempo, i governi di paesi confinanti, come Austria e Polonia, hanno espresso preoccupazione per le ripercussioni sulle relazioni bilaterali. L’appello di Merkel per un ritorno a un approccio multilaterale si inserisce in una cornice più ampia di tensioni.
Il voto con l’AfD che rompe il tabù
Un elemento particolarmente controverso nella strategia di Merz è emerso con il recente voto parlamentare su una mozione non vincolante per ridurre gli ingressi dei migranti in Germania. Il testo è passato grazie all’appoggio decisivo dell’Alternative für Deutschland (AfD), il partito di estrema destra tradizionalmente isolato dagli altri gruppi politici. Sebbene Merz abbia negato ogni intenzione di collaborazione con l’AfD, molti osservatori vedono in questo episodio una rottura della cosiddetta firewall che, fino a oggi, aveva impedito convergenze con l’estrema destra.
Merkel ha ricordato che, solo poche settimane prima, Merz stesso aveva promesso di non approvare nessuna misura con il sostegno dell’AfD prima delle elezioni. Il cambiamento di rotta, secondo l’ex cancelliera, rappresenta una decisione grave, presa con piena consapevolezza delle sue implicazioni. Non si tratterebbe quindi di un semplice incidente tattico, ma di una scelta politica che rischia di normalizzare il dialogo con forze apertamente xenofobe e contrarie ai valori fondanti della democrazia tedesca.
Un conflitto personale che si riflette nella politica
Lo scontro tra Merkel e Merz ha radici profonde, ben oltre il semplice dissenso su temi di attualità. I due rappresentano visioni opposte del centrodestra tedesco. Da una parte, un approccio pragmatico, europeista e inclusivo. Dall’altra, una linea più rigida, focalizzata sulla sicurezza e sul controllo dell’immigrazione.
Dopo aver perso una lunga battaglia interna all’inizio degli anni Duemila, Merz si era ritirato dalla vita politica per dedicarsi al settore privato. È tornato sulla scena solo alla fine dell’era Merkel.
Da quando ha preso le redini della CDU, Merz ha progressivamente spostato il baricentro del partito verso destra, cercando di riconquistare l’elettorato attratto dall’AfD. La sua strategia mira a mostrare decisione e fermezza, ma rischia di alienare una parte dell’opinione pubblica moderata. L’intervento di Merkel ha un peso simbolico significativo: indica che anche all’interno della CDU esiste una resistenza a questa svolta, e che il partito potrebbe trovarsi presto a fare i conti con una profonda crisi di identità.
L’uscita pubblica di Angela Merkel rappresenta molto più di una semplice critica. È un segnale rivolto non solo al governo tedesco, ma a tutta l’Unione Europea. Le sue parole riportano al centro del dibattito la necessità di soluzioni condivise, rispettose dei diritti e dei principi democratici. In un momento storico segnato da polarizzazione e tensioni interne, il confronto tra Merkel e Merz riflette le sfide che attendono non solo la CDU, ma l’intero progetto europeo. Resta da vedere se la linea dura di Merz riuscirà a rafforzare il centrodestra o se, al contrario, lo porterà a una spaccatura profonda.
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