Il KaDeWe di Berlino “diventa” thailandese

Il KaDeWe di Berlino viene acquisito da una azienda thailandese

Dopo una crisi durata mesi, la proprietà dei grandi magazzini di lusso berlinesi KaDeWe appartiene ora interamente al gruppo tailandese Thai Central Group. In precedenza, il KaDeWe apparteneva per il 49,99% al Gruppo Signa del miliardario austriaco e speculatore immobiliare René Benko. Il Gruppo Signa, dopo un lungo periodo di crescita, è entrato in crisi, complice l’aumento dei tassi di interesse e dei costi dell’energia. Per tale ragione, già lo scorso anno aveva presentato istanza di fallimento, seguito da alcune società subordinate. Il Land di Berlino, infatti, si è trovato a garantire prestiti per un valore fino a 18 milioni di euro per sostenere il gruppo di grandi magazzini in difficoltà, ma non è bastato.

Le trattative prima dell’acquisizione del Thai Central Group

La Signa ha comprato nel 2015 il 49,99% del gruppo KadeWe, che comprende l’AlsterHaus, altro storico magazzino di Amburgo, e l’Oberpollinger a Monaco, che rischiavano di chiudere a loro volta. La Signa già possedeva una istanza di insolvenza negli scorsi mesi. Il centro commerciale ha chiuso l’esercizio 2022/23 con un fatturato di 728 milioni di euro, quasi il 24% in più rispetto al 2019. Il problema che si è presentato è stato l’elevato costo dei canoni d’affitto. Le tariffe sono infatti cresciute di quasi il 37% rispetto all’anno fiscale 2018/19.

La responsabile degli affari Franziska Giffey (SPD) ha dichiarato a rbb che prima dell’accordo ci sono state discussioni con entrambe le società per mesi. “Il Thai Central Group ha chiarito molto bene il suo interesse a lungo termine per KaDeWe. L’acquisizione della proprietà per un miliardo di euro è ora un chiaro segno di un futuro sicuro per la nostra icona dei grandi magazzini di Berlino”.

La storia del KaDeWe

Spesso il congedo riesuma il ricordo delle origini e ciò che è seguito. Segnare le tappe storiche aiuta a inquadrare l’evoluzione dell’immagine simbolica che ha assunto il Kadewe in Germania nel Novecento. L’accesso ai prodotti era riservato ad un gruppo di persone che appartenevano ad una fascia di reddito alta, ma specialmente in alcuni periodi, il KaDeWe è stato contenitore delle speranze di crescita di tutti i tedeschi.

I primi anni

In accordo con questa premessa, cominciamo con la testimonianza di un osservatore che ha partecipato alla storia del grande magazzino da lontano solo con lo sguardo: Ernst Ludwig Kirchner. Il Foglio riporta questo aneddoto che vale come testimonianza del costume dell’epoca.

Nell’ aprile del 1907 il pittore tedesco Ernst Ludwig Kirchner si trovò per caso sulla Tauentzienstraße nel quartiere di Charlottenburg, a Berlino. Il pittore si imbatté in un turbine di luci. Davanti a lui c’era un palazzo in cemento armato “pieno di finestrelle illuminate e un brulicare di gente per bene e ben vestita”. Quando entrò “un turbine di sbrilluccichii mi invase e mi ritrovai a vagare senza meta in un trionfo di vetri e cristalli che amplificavano la luce”. Per Kirchner fu un’esperienza allo stesso momento “estasiante e conturbante”, perché “mai avevo visto nulla di simile. Non era esibizione del lusso, era qualcosa di assai diverso”, ha scritto il pittore nel quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung, verso la metà degli anni Trenta.

L’incontro con quei vetri ha lasciato un segno nella sua carriera: “Un certo uso del colore non mi è stato ispirato dai grandi della pittura o dai compagni d’arte della Die Brücke, ma da un centro commerciale”. L’esordio della Germania in quanto protagonista, insieme alle altre capitali come Parigi e Londra, del panorama commerciale europeo degli anni dieci. Il Kadewe è diventato l’esemplificazione del grandeur berlinese.

Dopo la seconda guerra mondiale

Il KaDeWe ha rappresentato in Germania la ripresa economica post seconda guerra mondiale. Il KaDeWe era in macerie a causa di un aereo di guerra americano precipitò sul grande magazzino. Nonostante questo, è rimasto scolpita nell’immaginario dei tedeschi, come accade per una reliquia in frantumi, l’immagine intatta grazie alla protezione operata dal simbolo che negli anni vi ha cucito attorno una armatura ideale. Questo si dimostra osservando che davanti al KaDeWe ancora in cantiere si radunavano grandi folle poiché si svolgeva l’attività di smistamento dei beni alimentari da parte dei britannici finché non è stata spostata all’interno una volta terminata la ricostruzione.

Gli anni del muro

Il KaDeWe ha acquisito l’aura di “municipio” capitalistico in opposizione alla Berlino Est comunista dalla costruzione del muro di Berlino. I grandi magazzini, alla riapertura, diventarono un grande mercato dove si vendeva di tutto, animato in buona parte da persone che risiedevano nella DDR, che lì iniziarono a scoprire l’ampia varietà di Würstel e la quantità di birre che esistevano nella Germania capitalista. Gente che con la costruzione del muro si trovò senza lavoro. Fu proprio la costruzione del muro a riportare il KaDeWe ad emblema della vita dell’Ovest e del benessere.

Tornando alla dimensione degli individui: la dimensione delle impressioni, l’incontro significativo tra Gunther Spalda e il KaDeWe sembra chiudere la parentesi che ha aperto Kirchner. Il cantante punk, alla vista di quel tempio del consumismo, esordisce così: “Mi ritrovai lì davanti e rimasi immobile. Quando entrai con l’idea di spaccare tutto, mi accorsi che in fondo mi ero sempre solo battuto contro un’idea che non avevo mai visto. Un’idea che però era molto più calda e morbida di quello che pensavo e che in fondo non era poi così spregevole”.

Quella di Kirchner e quella di Spalda sono immaginari d’artista che scoloriscono con l’appassire della propria epoca ma che conservano un fondamento comune: incontrare una nuova costruzione umana e scegliere se specchiarsi sui suoi vetri, se partecipare alla festa o se guastarla, se disegnarla, se ricostruirla quando crolla o se salvarla se fallisce.

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