La Germania mette in pausa le richieste di asilo dei siriani

La Germania ha sospeso tutte le domande di asilo presentate da cittadini siriani dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad

La caduta del presidente Bashar al-Assad, scappato in Russia, ha dato inizio a una fase complessa, tanto per i siriani, quanto per l’assetto geopolitico del Medio Oriente. Sotto la sua presidenza, e prima di lui, di suo padre Hafez al-Assad, la Siria ha visto un susseguirsi di gravi violazioni dei diritti umani come attacchi con armi chimiche, uccisioni, torture e sparizioni forzate. Il 9 dicembre 2024, Berlino ha annunciato la sospensione dell’esame delle richieste di asilo, con la possibilità di congelare le procedure di asilo in corso.

La Siria è il principale paese di origine dei richiedenti asilo in Germania, con 72.420 domande presentate a fine novembre. Circa 47.270 richieste di asilo da parte di siriani sono ancora in attesa di decisione. La Germania ha accolto quasi un milione di siriani, la maggior parte dei quali è arrivata nel 2015-2016 sotto la guida dell’ex cancelliera Angela Merkel.

Nel 2015, infatti, la guerra civile in Siria aveva raggiunto livelli devastanti, con milioni di morti e sfollati. Di fronte a questa crisi umanitaria, Berlino adottò una decisione radicale e controversa, accogliendo i rifugiati. Il governo tedesco avviò il più grande programma di integrazione in Europa dal Secondo Dopoguerra e Angela Merkel giustificò la sua decisione affermando che la Germania aveva la forza morale, sociale ed economica per accogliere e integrare i nuovi sfollati. Il paese scelse di non applicare i limiti stabiliti dalla Convenzione di Dublino, che obbligava i rifugiati a registrarsi, accogliendo, dunque, chiunque giungesse al confine. L’aumento dei migranti rafforzò il sostegno a movimenti populisti di estrema destra, come l’AfD, che si oppone fermamente all’immigrazione.

Berlino interrompe le richieste di asilo

L’Ufficio federale tedesco per la migrazione e i rifugiati (BAMF) ha deciso di sospendere l’esame delle richieste di asilo presentate dai cittadini siriani. Il dibattito politico sulla permanenza dei rifugiati siriani in Germania è in corso da tempo: diversi esponenti della CDU hanno manifestato il loro supporto per il ritorno dei profughi nel loro Paese d’origine, mentre politici dei Verdi e dell’SPD hanno invitato alla moderazione, evidenziando l’incertezza della situazione in Siria.

Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha definito la caduta di Assad “un grande sollievo” per la popolazione siriana, devastata dalla guerra. Baerbock ha esortato le parti in conflitto a prendersi la responsabilità verso tutti i siriani, sottolineando l’importanza di proteggere le minoranze.
Le reazioni dei Paesi Europei alla Crisi Siriana

Berlino e altri governi hanno dichiarato di monitorare attentamente gli sviluppi in Siria dopo la conquista di Damasco da parte del gruppo armato Hay’at Tahrir al-Sham. Nel frattempo così come, Francia, Regno Unito e Italia stanno valutando una possibile sospensione delle richieste di asilo. La volontà dei paesi è infatti quello di riportare i siriani nel loro paese di origine.

In Austria, in particolare, dove vivono circa 100.000 siriani, il cancelliere conservatore Karl Nehammer ha dato mandato al ministero di elaborare un programma strutturato per il rimpatrio e la deportazione dei rifugiati siriani, il governo di Vienna ha dichiarato di voler offrire ai rifugiati siriani un “bonus di ritorno” di mille euro per tornare in Siria.

La Svezia, secondo paese dell’Unione Europea ad aver accolto il maggior numero di rifugiati siriani dopo la Germania, ha dichiarato che sospenderà le decisioni riguardanti le richieste di asilo e le espulsioni. In Danimarca, il Danish Refugee Appeals Board ha annunciato di aver sospeso 69 casi relativi alle richieste di asilo siriane.

Il presidente turco Erdogan ha confermato che riaprirà il distretto di Yayladagi per favorire il traffico alla frontiera, un valico situato sul confine occidentale che era stato chiuso nel 2013. Ad oggi, sono più di 7.500 i rifugiati siriani tornati in patria dalla Turchia dalla fine del regime di Bashar al-Assad. Secondo dati Onu, circa 3 milioni di siriani vivono in Turchia. L’Unhcr parla invece ci circa 4,8 milioni di rifugiati siriani, per lo più tra Turchia, Libano,Giordania, Iraq ed Egitto.

Chi è al-Jolani, ex terrorista legato ad al-Qaida

Oggi Damasco è controllata da Abu Muhammad al-Jolani, capo dell’HTS, formazione islamista armata siriana di orientamento salafita.  Nel 2003, al-Jolani si unì ad al-Qaida in Iraq, che successivamente confluirà nello Stato Islamico. Su ordine di al-Baghdadi primo califfo dello Stato Islamico, al-Jolani fu inviato in Siria, nel 2011, per fondare il Fronte al-Nusra, con l’obiettivo di combattere il regime di Bashar al-Assad.

Per al-Baghdati il Fronte al-Nusra doveva essere considerata un’estensione dell’ISIS, cosa non gradita da al-Jolani e Ayman al-Zawahiri, capo di al-Quaeda dopo la morte di Osama Bin Laden. Tuttavia, al-Baghdati assunse il controllo del Fronte al Nusra causando così alla scissione tra ISIS e al-Quaeda. Nel 2013 al-Jolani si separò totalmente da al-Baghdadi, per associarsi ad al-Qaida salvo poi abbandonarlo. Nel 2017 al-Jolani si unirà con formazioni minori, dando vita all’attuale Hay’at Tahrir al-Sham (HTS).

HTS presenta oltre agli ex qaedisti, filoturchi e jihadisti, così come gli uzbeki e musulmani cinesi. Dopo cinque anni di addestramento, è arrivato l’ordine di attaccare approfittando dell’indebolimento di tutti gli alleati di Assad. Le milizie di Hezbollah sono tornate in Libano per fronteggiare Israele, i russi combattono in Ucraina e i bombardamenti israeliani hanno distrutto gli avamposti iraniani.

Nonostante il suo passato da terrorista, al-Jolani ha spiegato in un’intervista ad Al Jazeera Siria che formerà comitati e consigli per riesaminare la costituzione e che lascerà alle decisioni di esperti, giuristi e del popolo siriano la scelta della forma dell’autorità.

 

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