Germania, AfD cresce e propone referendum per uscire dall’UE

Il partito di estrema destra Afd parla del referendum sulla “DEXIT” come una possibilità per la Germania

È Alice Weidel, leader dell’Afd, il partito di estrema destra in Germania, a fare la dichiarazione al Financial Times. Weidel afferma come, nel caso non riuscissero a riformare l’Europa, un referendum popolare in stile BREXIT, sarebbe la scelta più auspicabile. L’Afd è un partito euroscettico nato nel 2013. Queste affermazioni, quindi, suonano strane solo a chi non ha idea di quale sia la storia dell’Afd. Nonostante ciò, in un contesto come quello attuale, in cui le spinte da parte dell’estrema destra iniziano ad avere un certo peso (socialmente e politicamente), il panico nell’opinione pubblica non è tardato ad arrivare.

Le affermazioni di Weidel si inseriscono in uno scenario tedesco abbastanza particolare. In Germania, infatti, ci sono state diverse manifestazioni lo scorso fine settimana, in risposta all’avanzare dei consensi verso l’estrema destra, la legge sulle espulsioni e la famigerata riunione per discutere il piano segreto sulle “emigrazioni forzate”, raccontata nell’inchiesta del CORRECTIV. Diciamo che, da un paio di giorni a questa parte, sembra che l’Europa si sia un po’ svegliata riguardo la pericolosità dell’Afd, considerato il silenzio che attorniava la situazione partiti di estrema destra in Germania. Un “rumore”, quello delle manifestazioni, che non spaventa e non scalfisce l’estrema destra, come evidenzia Sahra Wagenknecht, Leader del partito che porta il suo nome, al Berliner Zeitung. Definisce, inoltre, ipocrita l’appoggio della maggioranza verso i motivi delle manifestazione. Questo perché è responsabilità del governo Federale (quindi dell’inefficienza politica) a causare questa crescita dei consensi verso l’estrema destra. “Se ora i politici di Ampel (maggioranza al governo) si uniscono alle manifestazioni, è pura ipocrisia, perché fondamentalmente stanno dimostrando contro se stessi, contro i frutti della loro politica”.

Le dichiarazione di Alice Weidel, leader di Afd

Riferendosi alla BREXIT come una scelta virtuosa da parte della Gran Bretagna, l’Afd fa saltare dalle sedie un po’ tutti, sopratutto dopo le manifestazioni di questo fine settimana. La scelta della Gran Bretagna, dice Alice Weidel, leader di Afd, al Financial Times, deve essere un modello per la Germania. Un modello fuorviante, a quanto pare, vista l’evoluzione e le conseguenze che il Regno Unito sta dovendo affrontare post-BREXIT. Un governo guidato dall’AfD cercherebbe di riformare l’Unione europea e di dare agli Stati membri più sovranità, secondo le dichiarazioni della leader di estrema destra. In tutto ciò, l’AfD considera l’UE «non riformabile» prima delle elezioni europee del 2024.

Per una parte dei tedeschi diventa sempre meno simpatica mamma Europa. Una parte che risponde al grido di nazionalismo con politiche di intolleranza, anti democratiche e incostituzionali (per la Germania).

Secondo un’analisi del Financial Times, però, anche all’interno dell’Afd non tutti sarebbero favorevoli ad un’ uscita dall’Europa.

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Questo evidenzia, come hanno fatto le reazione all’inchiesta sulla “riunione segreta”, delle spaccature all’interno del partito. Una cartina di tornasole importate, per contestualizzare meglio le affermazioni della leader di estrema destra.

L’Afd: breve storia di un partito pericolosamente in crescita

L’Afd è un partito euroscettico nato nel 2013 ed entrato nel Bundestag nel 2017 (parlamento tedesco). La “Alternativa per la Germania” (Afd) non manca di proporre la sua soluzione all’attuale situazione tedesca ed Europea. Se l’Europa non dovesse cambiare, dice Alice Weidel, il referendum (in stampo Brexit, per intenderci) può essere l’alternativa. Queste affermazioni risuonano nel silenzio dentro al quale il partito ha nuotato fino ad adesso, a per chi conosce la storia del partito, non vi è niente di nuovo. L’Afd, infatti, dopo un primo cambio di rotta, dovuto probabilmente all’abito istituzionale di cui si è vestito dal 2017, è tornato sui suoi passi come anti-europeista. Cercando inizialmente di ripulirsi agli occhi della popolazione tedesca, adesso sembra che si tolga una maschera dopo l’altra, rivelandosi per quello che è sempre stato: un partito di estremisti-nazionalisti. Ciò è anche dovuto all’aumento dei consensi dell’ultimo periodo, che vedono l’Afd come il secondo partito per gradimento in Germania, con il 23% nei sondaggi. La sua forza maggiore la applica nella Germania orientale, Sassonia, Turinga e Brandeburgo, nella quale riscontra il maggior numero di consensi.

Dopo l’inchiesta sulla “riunione segreta”, il partito si giustifica, ma non troppo

Il partito risente delle ultime notizie che la riguardano. Sopratutto quella sull’inchiesta del CORRECTIV che racconta della riunione segreta per il piano di espulsione forzata degli stranieri in terra tedesca (nonostante le smentite, la riunione trattava anche delle espulsioni di soggetti stranieri con il passaporto tedesco) chiamata “remigrazione“. La leader dell’Afd, Alice Weidel, ha licenziato due suoi collaboratori che risultava avessero partecipato alla riunione. Ma gli agnelli sacrificali per la redenzione servono a poco, considerando i legami che l’Afd ha con tutta una seria realtà neo-naziste della Germania. In primis i rapporti con Sellner, leader di IB (movimento identitario Austriaco) e con i membri delle confraternite studentesche nazionaliste.

Questo della DEXIT, però, non è l’unico punto toccato da Alice Weidel, parlando delle politiche dell’Afd. Si parla di sovranità degli stati tedeschi, rispetto ai processi decisionali e di valutazione nei quale interviene l’Europa. Vuole più sovranità il partito, che si sente messo da parte nelle politiche Europee. Le stesse delle quali, adesso, vuole fare a meno, proponendo il referendum come una soluzione, e non un apri strada per il baratro economico, non solo per la Germania, ma tutta l’Europa.

Come la storia insegna, quando hai paura di non comandare, probabilmente non sei tu il capo.

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