Berlino, 650€ di multa a studente che ha gridato: “Dal fiume al mare, Palestina libera”

Il tribunale di Berlino fa una multa di 650€ allo studente che ha gridato “Dal fiume al mare, Palestina libera”

Un attivista di 22 anni è stato multato all’inizio di agosto dal tribunale del Tiergarten per uno slogan utilizzato durante una manifestazione avvenuta lo scorso 11 ottobre a Neukölln. Lo studente berlinese durante la manifestazione pro-palestinese aveva urlato “Dal fiume al mare”, frase che è diventata oggetto di dibattito. Le forze dell’ordine hanno interpretato lo slogan come un incitamento all’odio verso i cittadini israeliani e di supporto verso le politiche di Hamas. Lo studente sottolinea che si tratti di una frase che fa appello alla pace e alla giustizia per il popolo palestinese.

Il tribunale tedesco ha emesso per la prima volta una sentenza basandosi sulla nuova disposizione del codice penale che riguarda “Dal fiume al mare”. La disposizione introdotta lo scorso novembre ha suscitato un ampio dibattito. La Ministra federale degli Interni Nancy Faeser (SPD) ha emesso un’ordinanza che attribuiva lo slogan ad Hamas. Secondo Faeser, il suo utilizzo sarebbe considerato simbolo di un’organizzazione terroristica. Da quel momento i tribunali tedeschi e i giudici hanno ampiamente discusso sulle possibili ripercussioni dello slogan.

La sentenza

Il tribunale distrettuale di Tiergarten ha stabilito che lo studente berlinese dovesse essere multato per “incitamento all’odio”, con una somma pari a 650 euro. La decisione ha suscitato un dibattito acceso. Da una parte, i giudici hanno argomentato che lo slogan “Dal fiume al mare, Palestina libera” potrebbe essere interpretato come un invito alla cancellazione dello Stato di Israele. Se così fosse, lo slogan potrebbe sfociare in un discorso d’odio. Questo ragionamento si basa sul contesto storico e sull’uso dello slogan da parte di gruppi che, in passato, hanno esplicitamente sostenuto la scomparsa di Israele.

Dall’altra parte, numerosi attivisti per i diritti civili e sostenitori della causa palestinese vedono la sentenza come una restrizione ingiustificata della libertà di espressione. Per lo studente e i suoi sostenitori, lo slogan è una richiesta di giustizia e libertà per i palestinesi. Non implica necessariamente l’eliminazione di Israele. Secondo questo punto di vista, la decisione del tribunale potrebbe creare un pericoloso precedente, in cui le critiche legittime alle politiche di un governo vengono confuse con incitamenti all’odio. Ciò potrebbe mettere a tacere le voci dissenzienti, restringendo lo spazio per un dibattito politico.

La sentenza ha inoltre sollevato preoccupazioni tra le comunità musulmane e pro-palestinesi in Germania, che temono un’ulteriore criminalizzazione delle loro posizioni politiche. In un contesto europeo sempre più attento a contrastare l’antisemitismo, le critiche a Israele potrebbero essere interpretate come atti di odio. Ciò limiterebbe la capacità di esprimere legittimamente il proprio sostegno alla causa palestinese. Questo caso mette in luce la delicata linea di confine tra la protezione necessaria delle minoranze e la salvaguardia della libertà di parola in una società democratica.

La Germania nel contesto israeliano-palestinese

La Germania ha storicamente sostenuto Israele, in gran parte a causa del suo passato nazista. Infatti il Paese tedesco è uno dei principali fornitori di armi per lo Stato ebraico. Contribuendo con circa 326,5 milioni di euro in equipaggiamenti militari e armi solo nell’ultimo anno. L’attacco israeliano contro la Striscia di Gaza ha sollevato forti dibattiti che hanno raggiunto la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ). Questa ha ordinato la cessazione immediata delle operazioni militari nella città meridionale di Rafah. In questo contesto, si osserva un crescente sostegno tra i tedeschi per la causa palestinese.

Secondo un sondaggio d’opinione pubblicato lo scorso sabato dall’emittente pubblica ARD, circa il 68% dei tedeschi si oppone a un intervento militare a sostegno di Israele, nel caso in cui il conflitto si estendesse al Libano o all’Iran, come riportato pure da Anadolu.

Rispetto a un’inchiesta condotta a marzo, le critiche della popolazione tedesca nei confronti delle operazioni militari del governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in Medio Oriente sono in aumento. Circa il 57% degli intervistati ritiene che la risposta militare di Israele agli attacchi di Hamas del 7 ottobre sia ormai eccessiva. Parallelamente, il sostegno per un’azione militare nella Striscia di Gaza è sceso al 21%, con un calo di sette punti percentuali, mentre solo il 4% crede che l’intervento sia stato insufficiente. Inoltre, il 61% degli intervistati ritiene che Israele sia responsabile, in tutto o in parte, della situazione attuale a Gaza.

Il conflitto israeliano-palestinese sta dividendo l’opinione pubblica a livello mondiale, rendendo le posizioni dei governi sempre più complicata. Allo stesso modo, la scelta del tribunale di Berlino si trova al centro del dibattito per la sua scelta.

Leggi anche: Berghain e altri club di Berlino boicottati per il proprio silenzio su ciò che sta accadendo in Medio Oriente

Studia tedesco a Berlino o via Zoom con lezioni di gruppo o collettive, corsi da 48 ore a 212 €. Scrivi a info@berlinoschule.com o clicca sul banner per maggior informazioni

Guarda foto e video e partecipa a concorsi per biglietti di concerti, mostre o party: segui Berlino Magazine anche su FacebookInstagram e Twitter

Immagine da: YouTube