Vitra Campus, il parco tedesco a tema design e architettura con opere di Piano, Gehry, Hadid, Siza e tanti altri
Dalla costruzione di sedie di design a innovatrice sostenibile nel campo dell’architettura: storia di Vitra e delle sue possibilità
Dal 1977 l’azienda produttrice di sedie di design ha ampliato la sua visione anche all’architettura di qualità. Vitra, grazie allo sguardo innovativo dei fratelli Fehlbaum, ha creato un luogo che possa ospitare non solo gli impianti di produzione ma anche opere architettoniche sperimentali e futuristiche. Alternando edifici naturali come la Tane Garden House di Tsuyoshi Tane ad altri di stile post-industriale come quello di Nicholas Grimshaw, Vitra permette al visitatore appassionato di scoprire le diverse fasi e innovazioni del mondo dell’architettura contemporanea.
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Le origini dell’industria del mobile di qualità
Nella campagna bucolica che circonda Basilea sorge la fabbrica di mobili, che da quarant’anni è diventata “uno zoo di architetti vincitori del premio Pritzker”. Il fratello appassionato di architettura, Rolf Fehlbaum, è un signore di 82 anni che, in passato, ha deciso di puntare su architetti, a volte non testati, che potessero sperimentare liberamente nella periferia di Weil am Rhein.
Ma Vitra è nata molto tempo prima, quando nel 1953 Willi Fehlbaum incontra i fratelli Eames, Ray e Charles, e scopre le sedie di design create dai due. Da questo momento in poi, l’azienda che Willi aveva rilevato insieme alla moglie nel 1934, inizia a produrre sedie di design in collaborazione con Herman Miller, George Nelson e, appunto, i fratelli Eames.
Design e architettura interconnessi
Nel 1977 i fratelli Fehlbaum ereditando l’azienda dai genitori Erika e Willi, ed è così che architettura e design d’interni iniziano ad essere interconnessi a casa Vitra. In seguito all’incendio del 1981 che distrusse gran parte degli impianti di produzione, sotto la guida dei fratelli Fehlbaum e insieme a Nicholas Grimshawn, Vitra decise di reindirizzare l’orientamento architettonico della compagnia. Si iniziò così a sviluppare un piano per costruire un Vitra Campus che riunisse in sé “edifici destinati alla produzione, musei, icone dell’architettura e fonti di ispirazione per la casa, in un insieme assolutamente unico di architettura contemporanea”.
Dal 2012 l’azienda è passata sotto la gestione della terza generazione di Fehlbaum, quella della nipote Nora. Ambientalista da sempre, Nora Fehlbaum ha dato una vision diversa all’azienda. Pur essendo consapevoli del cambio climatico, è con lei che l’azienda ha iniziato ad essere più attenta a queste tematiche anche a livello pratico. Ora Vitra ha deciso di mettere in pratica il concetto di Life Cycle Assesment, per il quale l’attenzione alla sostenibilità di un prodotto deve essere posta in ogni fase: dal recupero delle materie prime, alla cura del prodotto per farlo durare più a lungo, fino alle modalità di trasporto.
Sostenibilità
Il concetto di sostenibilità è l’evoluzione naturale di quello di protezione ambientale. Non si concentra infatti solo sull’impatto ambientale, ma tende piuttosto a trovare delle soluzioni effettive di riduzione dell’impatto ambientale prendendo in considerazione tre dimensioni interconnesse: ambientale, sociale ed economica. In quest’ottica si segue il processo di produzione “dalla culla alla tomba”, evitando di focalizzarsi solo su di un passaggio per poi scaricare l’onere ambientale allo step successivo. Scelta dei materiali, metodi di produzione, packaging, trasporto, riciclo e gestione delle eccedenze sono alcuni dei passaggi da tenere sotto controllo per una produzione sostenibile.
Vitra ha fatto della sostenibilità la sua missione, insieme alla creazione di prodotti di design di qualità destinati a durare nel tempo. Un esempio è la scelta di utilizzare la plastica come materiale principale nella produzione delle sue opere di design. In quanto facilmente riciclabile e di lunga durata, la plastica offre ampie possibilità per rendere i prodotti di Vitra capaci di durare nel tempo. In generale poi, l’azienda si impegna a procurarsi i materiali da Paesi che rispettino le condizioni aziendali in materia di diritti umani e standard ambientali. Un ulteriore principio di Vitra è la trasparenza nei confronti dei suoi clienti e partner commerciali. In questo senso è possibile reperire delle informazioni più dettagliate scaricando il report annuale sulla sostenibilità.
Vitra Campus: Gehry, Siza, Piano, Oudolf e molti altri
Oltre ai numerosi “artisti” del design, Vitra collabora anche con architetti di fama mondiale che spesso hanno vinto il prestigioso premio Pritzker, ne sono un esempio Frank Gehry, Siza, Renzo Piano e Piet Oudolf. Questi artisti possono aiutarci a delineare una linea storica dell’evoluzione di Vitra, in quanto ognuno ha partecipato alla creazione di edifici e progetti che hanno dato all’azienda il volto che ha oggi.
Il primo grande progetto è quello di Frank Gehry, che nel 1989 costruisce il suo primo edificio in Europa. Il Vitra Design Museum di Gehry è uno dei principali musei di design al mondo, dedito alla ricerca e alla presentazione del design, passato e presente, ed esamina il rapporto del design con l’architettura, l’arte e la cultura quotidiana. Gehry è una della mani più influenti del XX secolo in quanto il suo stile ha aperto le porte al decostruttivismo degli edifici che vengono prima scomposti e poi riassemblati attraverso materiali insoliti e diversi. Tra le opere Walt Disney Concert Hall di Los Angeles (1988-2003) Guggenheim di Bilbao (1991-1997) e la Casa Danzante di Praga (1992-1996).
Anche le fabbriche di produzione di Vitra sono opere di architettura. Il portoghese Álvaro Siza ha progettato nel 1994 la Factory Building, un edificio “tanto grande quanto semplice” quasi in contrasto con gli altri edifici presenti. Il caratteristico mattone rosso riprende la tradizione industriale del XIX secolo e allo stesso tempo rimanda al padiglione di produzione distrutto nell’incendio del 1981. Tra le altre opere dell’architetto si ricordano la Promenade, sempre al Vitra Campus, l’Edificio sull’acqua, un impianto di produzione di carbonato di sodio e cloruro di ammonio e il Museo Abade Pedrosa (2010-2015).
Vitra verso un’architettura più “naturale”
Emblematici del cambio di direzione preso da Vitra in tempi più recenti sono due “opere”: l’unità abitativa “Diogene” di Renzo Piano e il giardino di Piet Oudolf. La prima è una piccola unità abitativa di soli sei metri quadrati e che vuole sperimentare le potenzialità di una casa minima. Non si tratta di un riparo d’emergenza, anche se l’aspetto esteriore rimanda alle capanne primitive, ma di una rifugio scelto. Al suo interno c’è tutto il necessario per poter vivere: cucina, letto, doccia e wc, tutto rigorosamente mini. L’unica cosa che manca è uno spazio per la socialità, che Piano ha lasciato appositamente fuori dal suo progetto per ripensare gli spazi relazionali tra individuo e comunità.
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Il giardino di Piet Oufold è tra le aggiunte più recenti del Vitra Campus, in quanto il designer olandese lo ha progettato – e quindi seminato – nel 2020. “L’idea (è quella ) di un paesaggio apparentemente selvaggio e indomito, ma che non potrebbe esistere in questa forma senza una progettazione meticolosa“. È questo il progetto che Oufold porta avanti, creando una “comunità” armoniosa che possa dare spazio tanto ai momenti di fioritura come a quelli di decadenza. Il giardino di 4.000 m² si trova tra il VitraHaus di Frank Gehry e l’impianto di produzione di Siza e ospita circa 30.000 piante perenni che permettono al giardino di rifiorire spontaneamente.
Come raggiungere Vitra Campus
Per raggiungere il Vitra Campus e poter ammirare le opere architettoniche e di design in prima persona innanzitutto dovete sapere che la distanza da percorrere non è poca. Trovandosi al confine con la Svizzera, vicino a Basilea, potreste quindi cogliere l’opportunità per visitare un luogo di interesse architettonico insieme a una città ricca di intrattenimenti.
È quindi possibile pianificare il proprio viaggio tenendo conto che se si vuole raggiungere la città in treno da Berlino ci sarà almeno un cambio da effettuare a Francoforte, per un totale di circa 7 ore di viaggio.
Se invece siete principalmente interessati a visitare uno showroom a Berlino o farvi guidare nell’acquisto di alcuni pezzi in uno dei numerosi rivenditori, ecco qui il link della mappa per trovare quello più vicino a voi.
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