Via Rasella, in Germania non si confondono vittime e carnefici
Le controversie che da sempre hanno contraddistinto in Italia l’episodio di via Rasella: la storia e le sue interpretazioni.
L’attentato di via Rasella è un episodio da sempre caratterizzato da controversie. Lo storico Gabriele Ranzato ha definito, quello di via Rasella come “una storia infinita, una contesa inesauribile di ambito nazionale che si ridesta ad ogni occasione con rinnovata animosità”.
Mario Fiorentini, uno degli organizzatori dell’azione partigiana afferma “A Roma, se interpelli dieci persone su via Rasella, probabilmente tre capiscono il punto di vista dei Gappisti e lo sostengono, due non sanno che dire, e cinque sono contrari”.
Le polemiche sull’accaduto hanno caratterizzato i successivi sessant’anni. Durante la polemica, entrambe le parti fecero ricorso ad azioni penali.
Le dichiarazioni infondate del presidente del Senato italiano Ignazio La Russa sull’attentato di via Rasella
Non vi sono dubbi per i tedeschi su chi fossero i destinatari dell’attentato di via Rasella. A quanto pare, non è chiaro per il presidente del Senato Ignazio La Russa che, il 30 marzo 2023, ha dichiarato “Via Rasella non è stata una pagina gloriosa della Resistenza. Quelli che i partigiani hanno ucciso non erano biechi nazisti delle SS ma una banda musicale di semi-pensionati, altoatesini (in quel momento mezzi tedeschi, mezzi italiani), sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non”.
La dichiarazione del presidente del Senato arriva successivamente a quello che ha detto il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando delle Fosse Ardeatine “335 italiani sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell’attacco partigiano di via Rasella. Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani”. Il fallimentare tentativo di Ignazio La Russa di giustificare le dichiarazioni della premier schiera l’opinione pubblica, per l’ennesima volta, sui ruoli della vicenda che, a quanto pare, dopo sessant’anni, vengono ancora messi in discussione.
Nell’articolo riporteremo come, la narrazione dell’attentato, sui canali di informazione tedeschi, non presenti controversie: le vittime dell’attentato erano soldati, componenti della Bolzen, non musicisti e pensionati come afferma il Presidente del Senato italiano La Russa.
Facciamo un passo indietro e vediamo storicamente cosa è successo il 23 marzo 1944, in via Rasella.
La storia dell’attentato di via Rasella, le Fosse Ardeatine e Roma Città Aperta
A marzo del 1944, Roma è occupata dalle truppe tedesche e la polizia militare controlla la città. Tra questi c’è anche il reggimento Bolzen, composto in maggioranza da Alto Atesini del Sud. Lutz Klinkhammer, esperto di fascismo e guerra all’Istituto Storico Tedesco di Roma, parlando del Bolzen “Questa polizia dell’ordine era molto visibile in città durante i compiti di barriera, durante i compiti di sorveglianza. Avevano anche contribuito alle barriere che avevano portato all’arresto e alla deportazione degli ebrei romani”.
Il 23 marzo del 1944 alle ore 15:00, il reggimento Bolzen marciava su via Rasella. La resistenza dei Gabbi, nascose due ordigni esplosivi in un bidone dell’immondizia. Nell’esplosione morirono 33 soldati della Bolzen e 40 restano feriti.
Appresa la notizia, il generale tedesco Kurt Mälzer, voleva far saltare in aria l’intero quartiere intorno a via Rasella. Il capo della polizia SS, Herbert Kappler, invece, prevalse. Decise per un atto putivo che valesse anche simbolicamente: sparare a 10 soldati italiani per ogni soldato tedesco morto.
Herbert Kappler, non trovando abbastanza ostaggi nella sua prigione, si fece consegnare i cittadini ebrei che dovevano essere deportati. In totale vi erano 335 uomini per 30 soldati morti. Le SS condussero i civili, il 24 marzo del 1944, nelle fosse Ardeatine, le grotte di tufo in via Ardeatina. Dopo averli fatti inginocchiare su chi era già stato ucciso, li giustiziarono con un colpo alla testa.
I fatti in questione hanno condizionato la realizzazione di Roma città aperta, capolavoro cinematografico di Roberto Rossellini. La sua produzione iniziò qualche mese dopo la liberazione di Roma. Gli episodi dell’attentato di via Rasella e delle fosse Ardeatine, per la loro “carica divisiva”, non furono né ricostruiti né menzionati nella pellicola, nonostante fossero eventi centrali dell’occupazione nazista della capitale.
Le vittime tedesche per i tedeschi
Le vittime dell’attentato, per i media ed i libri tedeschi, sono soldati, e non musicisti pensionati, come affermato dal presidente del Senato Italiano La Russa.
Per Deutschlandradio, le vittime dell’attentato di via Rasella erano componenti della Bolzen, reggimento di polizia militare presente a Roma durante l’occupazione nazista.
Per lo Spiegel, le vittime erano, addirittura, semplici soldati, come dichiarato anche dal Ministero degli Esteri tedesco in un documento sul loro sito.
Il fatto che le vittime dell’attentato fossero soldati non è messo in discussione dai tedeschi ma, a quanto pare, per l’Italia le controversie sull’evento non sono ancora risolte.
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Immagine di copertina: Pixabay