La storia dei passaporti italiani di Eichmann e Mengele per fuggire in Argentina, una “cortesia” di Termeno (Bolzano)
In Alto Adige trovarono ospitalità e protezione numerosi criminali nazisti insieme ai propri famigliari
Eichmann e Mengele sono solo i due più noti criminali nazisti che riuscirono a rifugiarsi in Alto Adige per emigrare altrove dopo le brutalità della Seconda Guerra Mondiale. Il comune di Termeno fecce loro la “cortesia” di procurare ai due identità false e nuovi passaporti.
Eichmann e Mengele
Otto Adolf Eichmann è stato un militare, funzionario e criminale di guerra tedesco. Considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei, organizzava il traffico ferroviario che trasportava gli ebrei ai vari campi di concentramento. Per questo motivo è stato spesso definito come il “burocrate dello sterminio“.
Josef Mengele è stato un medico e criminale di guerra, noto soprattutto per aver eseguito esperimenti mortali sui prigionieri ad Auschwitz. Soprannominato l’ “Angelo della morte” concentrava le sue ricerche sui gemelli.
Nel 1950, entrambi riescono a scappare oltreoceano avvalendosi di false identità ottenute con documenti rilasciati loro in Alto Adige, nel comune bolzanino di Termeno. Così diventano, rispettivamente, il tecnico altoatesino Richard Klement e il meccanico bolzanino Helmut Gregor. Fritz Bauer, magistrato tedesco deciso a trovare i nazisti fuggiti, grazie ad una stretta collaborazione con il Mossad, i servizi segreti israeliani, riesce a catturare Eichmann in Argentina nel 1960. La sua sorte è la condanna a morte. Le sue ceneri saranno disperse al di fuori delle acque territoriali di Israele.
Venuto a conoscenza della cattura di Eichmann, Mengele si rifugia nelle foreste brasiliane dove muore, anni dopo, malato, povero, abbandonato da tutti e rifiutato dal figlio. I suoi resti verranno donati all’Istituto di Medicina Legale di San Paolo come strumento di studio per gli allievi dell’università di Medicina di San Paolo e come monito per ricordare l’importanza dell’etica medica.
Perché l’Alto Adige
Nelle settimane che precedono la fine del conflitto, nel 1945, l’Alto Adige, “terra di nessuno” fra Germania e Italia, diventa per fascisti e nazisti, collaboratori e criminali nazisti di tutta Europa, una delle ultime aree verso cui ripiegare. Inizialmente, risulta una meta particolarmente ambita per la sua prossimità alla Svizzera e, di conseguenza, per la possibilità di ripararsi in un paese neutrale. Inoltre, a partire dal 1946, il modo più semplice e rapido per imbarcarsi per le Americhe provenendo dall’Europa centrale è attraverso il porto di Genova, transitando proprio per l’Alto Adige. La maggior parte dei membri delle SS e dei nazisti in fuga sceglie proprio questo itinerario. Inoltre, nella città genovese di Albaro, un ufficio speciale argentino (il DAIE) agevola tutta la pratica di emigrazione. Questo perché in Argentina Juan Peron, fervente ammiratore di Mussolini, è interessato a sfruttare al massimo il know-how nazista. Il suo obiettivo è rendere l’Argentina una potenza mondiale: tecnici, scienziati, medici ed esperti di armi che hanno servito il più potente dei regimi rappresentano, dunque, un bacino di scienza da cui attingere.
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Immagine di copertina: Foto di Mohamed Hassan da Pixabay