Il ruolo degli Hansa Studios nella trilogia berlinese di David Bowie

Heroes (1977), Low (1977) e Lodger (1979) sono i tre album che compongono la Trilogia Berlinese, così chiamata perché Berlino fu fondamentale per la rinascita di David Bowie dopo un periodo tra i più difficili della sua vita

Nel 1976, dopo aver viaggiato attraverso la Svizzera e la Francia, si stabilì finalmente a Berlino Ovest dove resterà fino al 1978. L’artista aveva bisogno di disintossicarsi da Los Angeles e abbandonare lo scintillio e il glam rock di Ziggy Stardust. La sua dipendenza dalla cocaina, seguita da una bizzarra dieta a base di latte e peperoni e da un corrosivo stato paranoico (si racconta infatti che l’artista credeva che la sua piscina a LA fosse posseduta dal diavolo) lo spinsero, in dolce compagnia di Iggy Pop a lasciare la California. In un’intervista Bowie racconta: “Sia io che Iggy ci rendemmo conto che era arrivato il momento di ripulirci. Fummo molto furbi e andammo subito via da Los Angeles, diretti verso la capitale dell’eroina d’Europa, Berlino. Ma sapete una cosa? Noi non ne sapevamo nulla. Pensammo: ‘Se non riusciamo a comporre lì, allora non riusciremo a comporre da nessuna parte’”. Perché Bowie scelse proprio Berlino?

Per anni – dichiara – Berlino mi ha attratto come una sorta di santuario. Era una delle poche città nelle quali potevo andare in giro in modo anonimo. Io stavo andando in rovina e lì si poteva vivere con poco. Per qualche ragione, ai berlinesi non interessava di nulla. Di certo, non di un cantante rock inglese”.

Bowie e gli Hansa Studios

Nati come Meistersaal, gli Hansa Studios rappresentavano la sede della comunità creativa di Berlino già dagli anni ’20, quando i nazisti utilizzarono l’edificio per concerti, spettacoli e cabaret. L’arrivo di Bowie agli Hansa non fu solitario. Oltre al sempre-presente Iggy, altre due figure lo fiancheggiarono in studio: Brian Eno, architetto musicale della trilogia con cui Bowie sviluppa l’idea di una musica elettro-rock e il produttore Tony Visconti.  L’ubicazione degli Hansa Studios, vicino al Muro, e la sua conformazione  hanno plasmato il suono della trilogia bowiana. Infatti, l’edificio offriva possibilità grandiose da un punto di vista sonoro grazie alla sua vasta gamma di stanze ognuna con un acustica differente. Tra queste stanze, la più importante è stata quella principale dove è stata registrata Heroes. Oltre allo spazio cavernoso (ottimo per l’acustica) e all’attrezzatura spaziale disposta da Eno, è proprio qui che l’artista da alla luce il testo di Heroes. Un giorno, guardando fuori dalla finestra della stanza avrebbe visto Tony Visconti baciare la corista Antonia Maass vicino al muro. Heroes divenne un’inno alla libertà e all’amore: voi vi baciate in piedi davanti al Muro, con alle spalle il suono dei fucili, siete voi i veri Eroi! – canta Bowie.

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Heroes: un inno di liberazione 

Nel 1987, a distanza di dieci anni circa, Bowie torno a Berlino per il Glass Spider Tour. Un’immenso palco fu montato sul retro della Porta di Brandeburgo; di fronte 140 mila spettatori, dietro, ovviamente, il Muro. E dall’altra parte, migliaia di ragazzi dell’est, che riempivano tutta Unter den Linden. Quando intonò Heroes Berlino cantava all’unisono: la voce di Bowie aveva distrutto il Muro. Dall’ Est, alle note di Heroes si mischiavano le grida di violenza, i rintocchi del manganello. Era il 6 giugno 1987. Poco più di due anni dopo, il Muro era caduto. Per sempre. “Forever and ever”.

 

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