Il leader israeliano Netanyahu con Scholz sul tragico binario 17 di Berlino

Netanyahu ricevuto a Berlino da Scholz: “luoghi come il binario 17 ricordano che il popolo ebraico va costantemente protetto”

Il leader Netanyahu coglie l’occasione dell’incontro con Scholz sul binario 17, luogo simbolo della deportazione nazista, per lanciare nuovi campanelli d’allarme circa la sicurezza del popolo ebraico. Il riferimento si associa alla crescente minaccia del regime iraniano, da sempre ostile in termini di politica estera verso lo stato ebraico e il cui arsenale bellico potrebbe equipaggiarsi presto di armamenti atomici.

Israele tiene alta la tensione, la Shoah insegna

“I tentativi di distruzione del popolo ebraico non sono finiti. La lezione principale che abbiamo imparato è che quando ci troviamo di fronte a un tale male, dobbiamo fermare i piani malvagi in anticipo per prevenire un disastro”. Queste le parole di Netanyahu dalla stazione di Grunewald, durante la cerimonia che commemora le migliaia di ebrei deportati.

Su tale materia quindi il leader israeliano ha voluto incentrare la propria visita diplomatica nella capitale tedesca, sfruttando la cerimonia per condividere con il cancelliere Scholz i rischi attuali per la salute non solo di Israele, ma a sua detta anche dell’intera UE e della stessa Germania.

Dal cancelliere tedesco una linea più cauta, anche per far fronte alle mobilitazioni di protesta insorte a Berlino

Meno esplicita invece la linea di Olaf Scholz riguardo alle tensioni con l’Iran, con il cancelliere tedesco che ha cercato di portare il focus dell’incontro sull’importanza del supporto all’Ucraina, impegno che entrambi i paesi continueranno ad avere in carico.

La vicinanza di Scholz al premier israeliano si è espressa anche tramite un ingente dispiegamento di forze dell’ordine (circa 3000 unità), per far sì che in nessun modo la visita diplomatica potesse essere contestata dai manifestanti. La cerimonia commemorativa al binario 17 si è svolta regolarmente, con entrambi i leader a presiederla nei momenti di silenzio, preghiera, deposizione di corone di fiori e accensione di ceri.

A qualche chilometro di distanza centinaia di manifestanti, per lo più di nazionalità Israeliana, si sono radunati sotto la porta di Brandeburgo al grido unanime di “wherever he goes, we will follow him!“. Questo lo slogan con cui la piazza esprimere il suo dissenso nei confronti del governo di Gerusalemme per una politica estera troppo aggressiva e per una politica interna repressiva e antidemocratica.

Netanyahu mostra il pugno duro contro i “nemici” di Israele, quale risposta dagli alleati occidentali?

Il premier israeliano ora più che mai gioca a carte scoperte. Già prima di volare per Berlino aveva annunciato che l’ingerenza iraniana sarebbe stata la materia principale della visita. In vari momenti del suo viaggio tedesco non ha perso poi occasione per rincarare la dose: il popolo ebraico rischia un secondo olocausto, qualsiasi misura necessaria a prevenirlo verrà messa in atto.

L’asticella della tensione internazionale sembra dunque alzarsi in Oriente, ma non è un caso che Netanyahu rilasci queste dichiarazioni da Occidente, fianco a fianco dei suoi alleati e partner bellici più potenti. Prima di dover tornare in patria per far fronte a nuovi allarmi terroristici, aveva infatti già programmato il meeting successivo a Londra.

La strategia appare come una sorta di “whatever it takes” pur di difendere l’integrità israeliana, cercando il supporto delle potenze atlantiche. Quali risposte attendersi dal fronte occidentale?

 

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Immagine di copertina: Foto di Golda Falk da Pixabay