Ho passato una serata al RSO.BERLIN – VESELKA
Veselka: quando comprare i biglietti è il deterrente unico per andare a ballare venerdì sera, tra disordini, proteste e stanchezza
Il venerdì è sempre un momento di forti compromessi. È difficile andare a ballare con alle spalle una giornata di lavoro. Nessun ricatto morale sarebbe riuscito a farmi cambiare idea, se non fosse che il mio io del passato aveva pensato bene di comprare i biglietti per VESELKA, proprio cosciente che sarebbe sorta questa problematica. La serata offriva: proteste in solidarietà con la Palestina, la possibilità di attentati (come quello delle molotov alla sinagoga della sera prima) e una pioggia insistente. Dopo un paio di birre e un kebab, alla fine ci decidiamo io e e la mia ragazza a prendere un Bolt, che ci ha trasportato al RSO, a un prezzo fraudolento, dato che prima di partire, l’app mi dava una spesa di 20 euro, ma appena arrivato, il conto mi ha segnato un pagamento da 40 euro.
Una fila “wild” tra acqua, vento e nebbia. VESELKA con i bouncer del RSO.BERLIN rilassati come bagnini
La prima fregatura serve ad ammorbidire la soglia di tolleranza ai fuori programma, fondamentale per la serata. L’elasticità mentale serve molto, soprattutto se stai andando in un club che non conosci, a sentire una line-up dall’incerta aderenza ai tuoi gusti.
Piove e fa un freddo importante, ma nonostante ciò, persevero in fila, con accanto la mia ragazza che è gasata quasi per tutti e due. La fila è anomala. Nessuno che tace, tutti che parlano. Sento accenti ucraini, tedeschi, ma nessun italiano. La cosa mi rincuora parecchio. Mi ritrovo davanti i bouncer che, nonostante fossero sotto la pioggia e sotto il freddo, stavano in “grazia di Dio”. Ci fanno entrare con un cenno gentile, quasi che, se per caso avessi cambiato idea, i loro modi affabili mi avrebbero fatto considerare seriamente l’ipotesi di andare contro me stesso.
Ci lasciamo alle spalle controlli, adesivi e guardaroba. Sono tutti mezzi nudi e dentro fa freddo. Non capisco, ma va bene così.
Le sale si muovono e noi restiamo fermi
Ci infiliamo nella prima sala, tra la nebbia delle macchine del fumo e le luci blu, che per una volta non rappresentano un pericolo. Ad accoglierci, dietro la station, c’è Human Margareeta, che non si fa ballare troppo, ma si fa ascoltare volentieri. Sto ancora in una fase di esplorazione, perché il posto sembra più criptico del previsto. Si sposa bene con il concept di VESELKA, non essendo per niente dispersivo ma abbastanza labirintico.
Due salti e cambia la dj, che inizia ad alzare i bpm e per riflesso si alza anche la temperatura. Sono sicuro al 100% che nessuno si sia mai voltato verso di me mentre ballavo. Tutti ipnotizzati dalla station. Questo mi ha stupito, avendo alle spalle due fine settimana all’about:/blank, dove tutti non vedono l’ora di socializzare, anche troppo. Le sale si alternano come salti con la corda, prima una poi l’altra. La seconda era una sala gigante con gabbie, latex e fumo a volontà. Rimbalziamo da un dj set all’altro, fino a che arriva dj Mell G, che mi ha ucciso e resuscitato, come fosse Pasqua.
Tirando le somme della serata
VESELKA è stata una delle serate più interessanti degli ultimi mesi. La qualità della musica è stata molto alta, nonostante non fosse tutta ballabile. La location ha reso giustizia a tutto l’evento. La sensazione finale è stata di una sobria integrazione di eccessi, che nel silenzio più assoluto delle voci, celebrano la musica senza dare mai le spalle alla station.
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Foto di Александра Аношко