Due dissidenti russe sarebbero state avvelenate in Germania
La polizia indaga sul possibile avvelenamento di due dissidenti russe: hanno riportato dei problemi di salute dopo una conferenza a Berlino
Domenica 21 maggio, la polizia di Berlino ha dichiarato di aver aperto un’indagine sul probabile avvelenamento da gas nervino di due dissidenti russe. Le due donne erano in visita in città a fine aprile per partecipare ad una conferenza organizzata dall’esule imprenditore russo Mikhail Khodorkovsky, strenuo oppositore di Putin. Le vittime sono Natalia Arno, a capo di una ONG, e una giornalista, di cui non è stato fatto il nome. Entrambe adesso si sono riprese, ma non è il primo caso di sospetto avvelenamento da parte dei servizi segreti russi.
L’inchiesta nata grazie ad Agentstvo
Le autorità tedesche hanno aperto l’inchiesta dopo che il sito russo indipendente di notizie investigative, Agentstvo, ha riferito che due donne russe, le quali hanno partecipato ad un incontro per esuli a Berlino il 29 e 30 aprile, si sono sentite male, manifestando sintomi molto simili a quelli di avvelenamento da gas nervino. Il convegno era stato organizzato dal critico del Cremlino in esilio Mikhail Khodorkovsky.
L’indagine è condotta dall’unità di sicurezza dello Stato, una squadra specializzata nella gestione di casi legati al terrorismo e di crimini a sfondo politico.“È stato aperto un fascicolo sulla base delle informazioni disponibili”, ha dichiarato alla CNN un portavoce della polizia di Berlino.
I nomi delle due dissidenti non sono stati resi noti dalle forze dell’ordine. Tuttavia, Natalia Arno, esule negli Stati Uniti ormai da un decennio e direttrice della Free Russia Foundation, un’organizzazione no-profit che sostiene la società civile e lo sviluppo democratico nel paese caucasico, ha rivelato di essere una delle parti coinvolte. Il 16 maggio, dopo la denuncia di Agentsvo, ha parlato della vicenda pubblicamente sulla sua pagina Facebook.
L’altra vittima, stando alle informazioni trapelate dal sito russo, sarebbe una giornalista che ha lasciato la Russia soltanto recentemente. I problemi di salute, nel suo caso, si sarebbero manifestati già prima dell’evento, per poi aumentare nel corso del vertice. È stata curata presso l’ospedale della Charité a Berlino-Est.
Una porta di albergo semi-aperta, un odore pungente e dei sintomi strani
La Arno ha raccontato che i sintomi sono iniziati a Berlino, ma inizialmente li aveva ricondotti a “jet lag, mancanza di sonno e stanchezza in generale”. In seguito, per presenziare ad ulteriori incontri, si è recata a Praga, dove, tornando nella sua stanza d’albergo, ha trovato la porta “leggermente aperta” e ha avvertito un “odore pungente di profumo a buon mercato”. L’attivista è andata a lamentarsi della porta socchiusa alla reception dell’hotel, dove le sono state poste delle scuse, in quanto si era trattato di una disattenzione della cameriera ai piani, che sarebbe stata redarguita.
“Sono poi stata svegliata alle 5 del mattino da un dolore acuto e da altri sintomi strani. Non avevo ancora pensato alla possibilità di avvelenamento ed ero sicura di dover andare urgentemente dal dentista”, continua nel post. Così la donna ha cambiato il biglietto per tornare in anticipo negli Stati Uniti, ma durante il volo le fitte si sono diffuse in tutto il corpo, che improvvisamente era fortemente intorpidito. La donna è stata portata al pronto soccorso a Washington, dove, sebbene stesse peggiorando, gli esami del sangue non hanno rilevato niente di anomalo. Al momento sta bene, anche se continua ad avvertire del torpore corporeo.
Natalia Arno ha concluso scrivendo: “Per quanto ne so, questa non è la prima storia di un possibile avvelenamento di giornalisti e attivisti russi. E questo non è il primo caso con una porta aperta in un hotel perché “la cameriera si è dimenticata di chiuderla”.
Non è il primo caso di sospetto avvelenamento contro gli oppositori del Cremlino
Come ha detto la Arno, non è la prima volta che si sente parlare di un sospetto avvelenamento perpetrato dalla Russia contro “personalità scomode”. Agentstvo ha riportato che l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina John Herbst, ora direttore del Centro Eurasia del Consiglio Atlantico, avrebbe sofferto di sintomi di avvelenamento pochi mesi prima dell’invasione russa in Ucraina. Anche in quella circostanza, dall’analisi di un suo campione di sangue, non erano stati rilevati composti tossici.
Nel 2020, il leader dell’opposizione russa Alexey Navalny ha avvertito diversi malesseri su un volo di ritorno dalla Siberia. L’avvelenamento è stato confermato dopo l’evacuazione medica in Germania, dove gli è stato trovato in circolo un agente chimico nervino del gruppo Novichok.
Il Novichok è un’arma chimica letale ed è stato utilizzato anche per il tentato omicidio dell’ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia a Salisbury, in Inghilterra, nel 2018 (entrambi sono sopravvissuti). Molte altre persone nell’area sono state esposte all’agente nervino, che ha causato anche un decesso. Mosca ha sempre negato la responsabilità dei suoi servizi segreti.
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Immagine di copertina: Pixabay