Berlino, la “Magia del Nord” di Munch arriva alla Berlinische Galerie
La Berlinische Galerie ospiterà le opere di Munch in collaborazione con il Museo dell’artista norvegese a Oslo
*articolo di Raffaele Ciliberti e Fabiola Suma
Al via la mostra “Zauber des Nordens” (Magia del nord) del pittore norvegese Edvard Munch alla Berlinische Galerie. Il museo, situato nel quartiere di Kreuzberg, ospiterà le opere dell’artista de ”L’urlo” dal 15 settembre al 22 gennaio 2024. Ottanta sono le opere di Munch esibite alla galleria, assieme ad altri dipinti di artisti che hanno contribuito allo sviluppo dell’arte modernista a Berlino.
La mostra è nata dalla stretta collaborazione tra la Berlinische Galerie e il Museo MUNCH a Oslo con il sostegno del Kupferstichkabinett e la Neue Nationalgalerie di Berlino e con il patrocinio del Fondo Culturale della Capitale, dell’Ambasciata norvegese a Berlino, della Fondazione artistica “Ernst von Siemens” e dell’International Music and Art Foundation di Vaduz. All’apertura era presente anche il Senatore per la cultura di Berlino Joe Chiaro che si è dimostrato soddisfatto per “il profilo internazionale della mostra, da Oslo a Potsdam”.
Ma perché proprio Edward Munch, un pittore norvegese, a Berlino? A questa domanda ha risposto Thomas Köhler, Direttore della Berlinische Gallerie, che all’apertura della mostra ha affermato che “proprio nella Capitale, dove ha vissuto dal 1892 al 1908, Munch ha avuto la possibilità di sviluppare nuove tecniche e nuove idee”. “Spero che questo sia l’inizio di una grande amicizia” afferma Köhler rivolgendosi alla direttrice del museo MUNCH Tone Hansen che, a sua volta, ha espresso molta gratitudine verso la Galleria e Berlino, città che ha permesso al pittore di conoscere nuove tecniche come la fotografia e la grafica.
Munch, la comunità berlinese e il Nazismo
Quando Munch si trasferì a Berlino, lanciò un guanto di sfida alla modernità radicale dei contemporanei, specialmente visibile nella capitale tedesca. A fine ‘900, Berlino era caratterizzata dall’arte nordica, perciò l’Associazione Artisti di Berlino decise di invitare Munch, ancora poco conosciuto, ad allestire una sua mostra personale nel novembre 1892.
Il gusto artistico predominante della capitale era dettato dalla tradizione e dal prestigio. I 55 lavori di Munch che vennero esposti alla mostra, erano così progressisti e all’avanguardia che dividero la comunità artistica. Il “Caso Munch”, così chiamato in modo ironico dai giornalisti, segna l’avvento dell’arte moderna nella città. Munch, all’epoca, non venne apprezzato dalla critica, poiché Berlino era dominata da correnti quali il naturalismo e l’impressionismo. La presenza di Munch nella città cambia la visione del nord che avevano le persone: invece di paesaggi romantici e naturalistici, associavano al mondo nordico emozioni forti e colori carichi.
Dopo che il Nazional Socialismo prese il potere della Germania, i nazisti vendettero, in un primo momento, le opere di Munch come arte “nordico-germanica”, per poi screditarle come “degenerate”. Dopo 10 anni alla Nationalgalerie, il regime tolse 83 opere di Munch dalla collezione pubblica, seguendo la campagna “Arte Degenerata”.
Quando le truppe naziste occuparono la Norvegia, il pittore decise di scrivere le sue volontà, lasciando tutte le sue opere alla capitale, Oslo.
Tra la vita e la morte, l’amore e la gelosia nelle opere di Munch
-Madonna (Liebende Frau), 1895/1902 (litografia a colori e xilografia a colori)
E’ una delle opere più famose di Munch. I colori molto scuri e la rappresentazione prettamente sessuale della Madonna fanno di quest’opera un dipinto molto anticonvenzionale. Nonostante il quadro risalga al 1895, infatti, Munch non esitò a dipingere un embrione e degli spermatozoi sulla cornice che circonda la donna. Ho apprezzato molto quest’opera per la folata di anticonformismo e di modernità che la contraddistinguono e che fanno di Munch un pittore molto moderno.
-Schneeschieber, 1913/1914 (riproduzione, originale: olio su tela)
L’opera ritrae uomini che spalano la neve nella campagna norvegese e risale al 1913, quando Munch lasciò Berlino per ristabilirsi in Norvegia. Di questo quadro mi ha particolarmente affascinato la sua storia poiché, dopo essere stata donata dall’artista alla Nationalgalerie di Berlino, l’opera è finita nelle mani del gerarca nazista Hermann Göring che, nonostante l’interesse dimostrato inizialmente, ha consegnato l’opera all’Entartete Kunst, mostra d’arte “degenerata” che esibiva le opere che non rientravano nei canoni del regime nazista. Nel 1940 l’opera ritornò alla Nationalgalerie ma venne poi distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale.
-Vampiro, 1893 (olio su tela)
Chiamato anche “Amore e Dolore”, il quadro rappresenta una donna dai capelli lunghi rossi, intenta a mordere il collo di un uomo dall’aspetto sconsolato. Le trecce scivolano come la corrente di un fiume dal colore sanguigno. L’ambiente scuro che circonda la figura femminile, ne fa risaltare i capelli fulvi e il pallore del corpo.
Il tema dell’uomo sconsolato e la donna dominante affascinava Munch, anche se l’artista ha sempre dichiarato che il dipinto ritrae un bacio e nulla più. I nazisti avevano dichiarato il quadro come “degenerato”.
-Selbstbildnis unter Frauenmaske, 1893 (tempera su tavola)
Munch ha sempre detto di se stesso che non era assolutamente un ritrattista, anzi, il pittore norvegese pensava che i suoi punti di forza venivano mostrati attraverso i paesaggi, anche se i ritratti giocarono un ruolo molto importante nel lavoro creativo di Munch.
Questo autoritratto è stato influenzato dallo stile del simbolismo francese, movimento che raffigurava esperienze attraverso immagini enigmatiche. L’opera è vicina alla realtà, con uno sfondo creato attraverso pennellate di colore intenso, raschiato via dal viso fino alla tavola. La maschera della donna sopra il capo dell’uomo aggiunge un’aria di mistero al quadro.
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