Riccardo Simonetti, queer italo-tedesco, star della tv e influencer

Riccardo Simonetti è una star della tv tedesca e un influencer. Icona gay  e attivista, nato e cresciuto in Germania, mantiene un forte legame con le sue origini italiane

Paese che vai, influencer che trovi. Riccardo Simonetti, 29 anni, influencer italo-tedesco sembra vibrare di un’energia che lo rende la star perfetta per una città come Berlino, luogo in cui ormai vive e lavora da tempo. Con la sua eccentricità e il suo abbigliamento non convenzionale sfida stereotipi e pregiudizi fin da quando era appena un ragazzino. “The Faboulous Life of Ricci” è  infatti un blog nato nel 2011 quando Riccardo aveva solo 16 anni. Il sito, messo off-line nel 2019, conteneva consigli su moda e vestiti, quegli universi che ha poi utilizzato per creare la sua immagine fuori dagli schemi.

Abiti unisex, non importa se tipicamente femminili o maschili, variopinti o monocolor, tacchi o snikers, capelli lunghi o testa completamente rasata, un trucco più o meno importante: la libertà e il divertimento sono al centro del suo stile. Riccardo Simonetti resta così impresso proprio perché sembra sempre a suo agio nei panni che sceglie. Pare infatti avvolto da quella stessa inspiegabile magia che, estimatori o non, bisogna accordare alla Ferragni: un mix di spontaneità e strategia, costruzione creativa della propria immagine e autoconsapevolezza che rendono ogni suo semplice gesto qualcosa di cui parlare.

Screenshot da Youtube

Leggendo della sua vita sembra che abbia sempre avuto l’esigenza di esprimere la sua personalità facendosi conoscere dal mondo per ciò che è realmente. Ma la sua missione è stata anche quella di  ispirare gli altri a non avere paura di essere se stessi. Riccardo rappresenta ciò che forse la moda dovrebbe sempre essere: non una mera riproposizione di modelli standardizzati, ma la possibilità di scegliere come apparire nel mondo circostante e affermare chi si è. In un’intervista su Glamour dichiara che il trucco gli ha dato la forza di fare cose che altrimenti non avrebbe mai fatto. Su SNOB parla del suo rapporto con la moda, che “comunica ciò che si è prima di ogni altra cosa”.

 

 

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Il lavoro, i libri, i programmi televisivi

Una forza, la sua, che è nata forse come reazione a un mondo ostile ad accettare la diversità. Ma è proprio questa energia che lo ha spinto fin da giovanissimo a far sentire la sua voce attraverso diversi canali di comunicazione. Intrattenitore, modello, presentatore, a soli 14 anni ospita il suo primo spettacolo alla radio locale. Il suo blog diventa presto conosciuto tra quelli di maggiore successo in Germania, ma è solo l’inizio di una carriera multiforme.

Riccardo Simonetti raggiunge la fama anche grazie ai suoi tre libri a tema inclusione. Tra questi ricordiamo quello sul suo comingout, “Mama, ich bin schwul” (“Mamma, sono gay”), un libro a quattro mani scritto con sua madre che parla della difficoltà dell’incontro tra genitori e figli quando alcune aspettative vengono disattese.  Un altro successo è stato Raffi und sein pinkes Tutu (“Raffi e il suo tutù rosa”) la storia di un bambino che ama giochi tipicamente maschili ma anche indossare il suo tutù rosa: un libro che educa all’accettazione e all’inclusione.

Oggi Riccardo conduce alcuni show televisivi tedeschi, è un volto amato da grandi e piccini, e proprio in questi giorni ha ottenuto un nuovo programma su ARD, il principale gruppo radiotelevisivo pubblico in Germania. Riccardo lavorerà anche alle prossime edizioni del già consolidato Legendär, sempre per ARD. Nel 2019 è stato nominato dalla rivista Forbes una delle 30 persone più influenti sotto i 30 anni.

 

 

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Le origini italiane

Nato e cresciuto a Bad Reichenhall, in Baviera, si è trasferito prima a Monaco e poi a Berlino. Molto radicate in lui però le sue origini italiane sia da parte di madre sia da parte di padre. In un’intervista su SNOB Riccardo dichiara

“In realtà sono al 100% italiano. Mio padre è un gelataio di Forno di Zoldo (nelle vicinanze di Cortina) mentre mia mamma è di Salerno. Anche se sono cresciuto in Germania siamo stati molte volte dai parenti in Italia perché loro vivono ancora tutti li”.

Dice anche di essere un estimatore nell’Italian life style in cui regnano sovrani l’amore per la bellezza e il buon gusto, anche in fatto di moda e di arte. La sua provenienza ha rappresentato da ragazzino un altro elemento di diversità rispetto ai suoi coetanei. Per Riccardo Simonetti questa diversità è sempre stata però un punto di forza e non di svantaggio.

Purtroppo l’Italia non ha sempre dimostrato di ricambiare il suo amore. Non ha infatti accolto la sua immagine con entusiasmo dopo la bufera mediatica dellaMadonna Trans“. Così i giornali italiani hanno impropriamente intitolato la notizia dello scorso anno, quella che ha provocato le polemiche social di  Salvini e Meloni. L’influencer è stato infatti ritratto nei panni della Vergine Maria sulla copertina di Siegessäule, nota rivista queer berlinese, e non sono mancati commenti di forte condanna da parte dei politici e dei cittadini italiani.

Screenshot da Youtube

L’impegno come attivista

Riccardo Simonetti è oggi noto anche per il suo impegno come attivista. Sponsor del progetto Unicef, ambasciatore onorario di “Giovani contro l’AIDS” e “DKMSlife” è anche impegnato in altri progetti di beneficenza. Si potrebbe dire che l’attivismo e il lavoro, nella sua vita, si sono spesso mischiati tanto da farci perdere i contorni dell’uno e dell’altro. In ceri casi è stato scelto come testimonial e ambasciatore dei brand proprio per promuovere idee di inclusività.

La sua collaborazione con la Gillette per la sponsorizzazione di alcuni nuovi rasoi nella campagna “My Skin My Way” è stata ad esempio anche l’occasione per confrontarsi con i suoi followers sul tema della depilazione. La pubblicità diventa dunque anche il momento per una riflessione profonda sul corpo, sulle apparenze e sulle pressioni che la società esercita sugli individui. Riccardo continua anche a battersi per i diritti della comunità LGBTQI+ che secondo lui non sono ancora stati raggiunti e di cui c’è ancora molto bisogno di parlare, anche in un paese per certi aspetti all’avanguardia come la Germania.

 

 

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