BZ attacca la pizzeria Malafemmena senza capirne l’impegno nella ricerca e nella qualità

BZ ha pubblicato un’assurda recensione piena di considerazioni banali senza nessun legame con la  qualità dell’offerta di Malafemmena

Si intitola Labberige Pizza, “pizza moscia”, ed è il titolo BZ per recensire Malafemmena, una delle più importanti, per certe persone – a ragione – anche la migliore, pizzerie italiane a Berlino.  Inaugurata a maggio 2016 a Friedenau (sotto la fermata della S-Bahn Schöneberg) e con una seconda filiale da maggio 2020 a Prenzlauer Berg, Malafemmena propone un mix di pizze classiche e assolutamente innovative, sempre di alta qualità, che fa venire voglia di tornare a mangiarci più e più volte, senza mai rischiare di rimanere delusi. Il riconoscimento del Gambero Rosso che da anni include Malafemmena tra le migliori pizzerie italiane all’estero, ne è una prova che, da clienti che spesso ne hanno scritto lodandone tutto, non possiamo che confermare. Ogni mese pizze e antipasti nuovi, spesso frutto di lavori e ricerche sui prodotti che durano mesi e si tramutano in vere esperienze per il palato.

L’articolo della BZ su Malafemmena, premesse già da mani nei capelli

L’articolo del quotidiano BZ, uno dei principali quotidiani tedeschi, fa parte di una ricorrente rubrica sulla ristorazione a Berlino. Già per capirne il valore basti pensare che ogni volta che dedica un articolo a una pizzeria, sia che la si ritenga buona, che cattiva, la foto di copertina è una pizza da cucine da incubo: piatta, senza cornicione, con un mix di formaggio fuso che ricorda solo lontanamente la mozzarella. Oltre al titolo, Labberige Pizza, “pizza moscia”, quasi a voler dire, per differenza, che la una pizza dovrebbe essere  croccante (per carità, può esserlo, ma non quella tradizionale napoletana),  l’occhiello dell’articolo parte già da una considerazione provocatoria: “La pizza di Malafemmena a Prenzlauer Berg promette di essere la più buona in città, ma l’opinione non è per tutti la stessa“.

La domanda che ci poniamo è: si può introdurre una recensione parlando delle opinioni della massa, qualcosa che – per carità- è legittimo, ma che non dice nulla del prodotto? Pensiamo di no. Una recensione non può basarsi solo su un gusto personale, su un istintivo mi piace o non mi piace, un qualcosa su cui non si ha modo di intervenire. Giusto per essere più chiari sull’insensatezza di quell’occhiello: è inutile dire che non per tutti Malafemmena è la migliore pizzeria in città.

Magari Stefan Peter, ed altri, amano pizza croccante con ananas e nutella e va bene così, è legittimo. Quando però si fa una recensione, almeno prima di parlare dei propri gusti assolutamente personali, bisognerebbe quantomeno riconoscere i dati oggettivi del prodotto: impasto, riposo e modalità di lievitazione, qualità degli ingredienti e del forno, cottura, presentazione e, dopo qualche ora, digeribilità, cosa che qui non si fa: si parte subito con una domanda retorica: non tutti pensano che Malafemmena sia la migliore pizzeria in città.

Il resto dell’articolo della BZ

Dei soli 1400 caratteri di recensione, Peter dedica un solo paragrafo a lamentarsi dell’uso dell’italiano nel sito anziché del tedesco sulla pagina iniziale del sito. Quel “Gentili clienti” non va giù al giornalista che motiva la scelta di Malafemmena come una decisione presa per apparire trendy e internazionali. E anche se fosse? Cosa ha a che fare con la qualità della pizza? Non lo sappiamo. Si continua con il riportare alcune recensioni negative trovate su Google senza spiegare chi le abbia firmate, se sono persone qualificate o meno (che poi, se la recensione la stai facendo tu, che senso ha riportare quella di altri?). Si dice che qualcuno online si è lamentato del servizio, ma il giornalista non dice se il servizio nel suo caso sia stato positivo o negativo. Sembra ci sia il desiderio di parlare di un’attività riconosciuta come di qualità apposta per generare traffico.

Il paragrafo successivo, finalmente, entra nel merito dell’esperienza. Il giornalista racconta di aver preso un’insalata con semi di finocchio, rucola, arancia e zucca e ammette: “Ha un buon sapore!“. Poi passa alla pizza, ciò con cui ha intitolato il suo pezzo. Ha preso una Mortadella e Burrata: “La mortadella è davvero buona, ma la pizza in sé non mi impressiona. Sembra apparentemente buona, ma in realtà è un po’ moscia

Insomma, la pizza sembra buona, ma ha il difetto di essere “moscia”, cosa normale per una pizza napoletana. Lo sa anche il giornalista che poi si chiede “Forse è così che dovrebbe essere, ma non è il mio caso”. Insomma, ributta tutto il discorso su ciò che gli piace e cosa no. Nessun elemento oggettivo, solo la sua opinione, qualcosa di non riconosciuto come autorevole. La chiusa è di chi chiaramente vuole generare solo zizzania: “Forse non sono abbastanza alla moda per farmi piacere una pizza del genere?” a cui varrebbe la pena rispondere: “forse semplicemente di pizza non ne capisci nulla e l’hai appena dimostrato”.

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Photo Cover: © Bz Malafemmena