Berlino cambierà i nomi delle strade intitolate a chi sostenne il colonialismo

Berlino lancia un programma di cinque anni per cambiare la toponomastica legata al colonialismo

Berlino decide di affrontare il suo passato coloniale. Da Gennaio, la capitale tedesca ha lanciato il progetto “Postcolonial Remembrance in the City” per incominciare una riflessione collettiva sul ruolo dell’imperialismo in città e in Germania. In questa cornice, due vie e una piazza nel distretto di Wedding verrano rinominate. Il progetto, co-organizzato dal Berlin City Museum e da tre ONG, includerà una serie di eventi ed esibizioni, così come un festival annuale dedicato alle prospettive decoloniali e una mappa online che evidenzia i punti di interesse per la città.

I combattenti per la libertà sostituiranno gli ufficiali colonialisti

Tre strade a Wedding – Petersallee, Nachtigalplatz e Lüderitzstrasse – portano il nome di tre celebri ufficiali protagonisti della colonizzazione tedesca dell’Africa Orientale, che ebbe luogo tra gli anni 1880 e 1890, con grandi episodi di sangue. Il più celebre è Carl Peters, fondatore della German East Africa Company e in seguito Alto Commissario dell’Africa Orientale. In lingua Swahili Peters fu nominato “mkono wa damu” o “l’uomo con le mani insaguinate”, per la sua brutale repressione di ogni moto anti-tedesco. Fu  richiamato persino dal governo tedesco e riabilitato solo in seguito dal regime nazista, che gli dedico la Petersallee nel 1939 e girò un film sulla sua vita. Nel 1985 Petersallee è stata ri-dedicata ad Hans Peter, combattende della Resistenza anti-nazista, ma la permanenza del nome non ha fatto cessare le proteste.

La decisione di rinominare le strade è stata in realtà accolta già nel 2016 dalle autorità locali ma un gruppo di residenti ha ritardato il processo, ostacolando questa legittima decisione. Nell’aprile 2018, si è deciso di onorare tre attivisti africani postcoloniali dedicando loro queste strade. Petersalle sarà allora divisa tra Anna-Mungunda-Allee e Maji-Maji-Alle. Anna Mungunda era una patriota della Namibia che lottò tutta la vita per l’indipendenza del suo paese. Maji Maji invece è il nome con cui è ricordata un’importante rivolta che avvenne nell’attuale Tanzania contro le autorità coloniali tedesche. Lüderitzstrasse diventerà Cornelius-Fredericks-Strasse, nome di un leader dell’Africa meridionale, e Nachtigalplatz diventerà Manga-Bell-Platz, dedicata ad un capo camerunense che si opponeva al Reich.

Il Quartiere Africano di Wedding e l’era coloniale tedesca

Queste vie si trovano nel cosiddetto ‘Quartiere Africano’ di Wedding, dove 25 tra strade e piazze hanno un nome legato al continente africano. L’area include Afrikanische Straße, Damara Straße, Dualastraße, Ghanastraße, Guineastraße, Kameruner Straße, Kongostraße e altre ancora. Nell’area si concentra la gran parte degli abitanti africani di Berlino.

La storia dell’imperialismo tedesco è spesso dimenticata perché meno rilevante delle imprese commesse da altre potenze europee, come la Gran Bretagna, la Francia, l’Olanda e la Spagna. Tuttavia, sottolinea l’attivista Tahir Della, come la Germania sia tutt’altro che innocente: «Dobbiamo guardare chi ha commesso il primo genocidio del XX secolo: è stata la Germania in Namibia. E i tedeschi hanno fallito nell’assumersi la responsabilità di questo fatto». La stessa capitale ha giocato un ruolo di primo piano nell’intera storia del colonialismo europeo. Fu proprio a Berlino che il Cancelliere Otto von Bismarck ospitò la famigerata Conferenza in cui le potenze europee si divisero l’Africa senza nessun ritegno per i popoli che abitavano il Continente. E tutte queste riflessioni sul passato, sono più che mai rilevanti oggi. Ancora Della:« Le ex-colonie non sono mai davvero diventate indipendenti. Ci sono ancora relazioni di dipendenza tra il Nord e il Sud del mondo che hanno avuto origine all’epoca del colonialismo e che portano conseguenze come le grandi migrazioni». Va ammirato allora il coraggio dell’amministrazione berlinese di affrontare il proprio passato per non commettere gli stessi orrori nuovamente.

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Immagine di copertina: Tahir Della