vincenzo orassi ricercatore

«Leopardi, Pesaro e ora Berlino: subito un lavoro allo Charité con la mia tesi in rigenerazione ossea»

Un breve periodo di tesi a Berlino che si trasforma in un’opportunità di lavoro: a tu per tu con Vincenzo Orassi, ricercatore dello Charité

«Non ho mai pensato di fare ricerca in Italia, ma venire a Berlino e in particolare allo Charité mi ha aperto molte possibilità». Vincenzo Orassi, classe 1990, è partito nel 2018 da Pesaro alla volta del Julius Wolff Institut (JWI) di Berlino. Nato a Leopardi, una piccolissima frazione di Torre del Greco dove l’omonimo poeta italiano ha scritto “La Ginestra”, Vincenzo si è trasferito nella città marchigiana a 13 anni. Dopo il liceo scientifico ha continuato i suoi studi alla facoltà di Ingegneria Biomedica dell’Università di Bologna, nel campus di Cesena. «Quando ho deciso di fare le ricerche per la mia tesi magistrale all’estero, le due opzioni più interessanti erano la Svizzera e Berlino. Ero già stato in vacanza nella capitale tedesca un paio di volte e avevo un amico che viveva qui. Non ho avuto dubbi: Berlino era piena di opportunità, di vita e poi il JWI sembrava essere l’ambiente perfetto per una specializzazione in biomeccanica. L’Istituto fa parte dello Charité, uno dei più importanti ospedali universitari d’Europa. Ho lavorato alla mia tesi sulla rigenerazione ossea della mandibola per sette mesi: è stata un’esperienza fantastica e altamente formativa. Il mio progetto di ricerca è stato accolto con entusiasmo dal team del JWI, al punto che appena dopo la laurea mi hanno offerto un lavoro. E in parallelo ho anche iniziato un dottorato di ricerca.»

Perché scegliere la Germania per fare ricerca scientifica

«Durante i miei studi universitari, non ho mai preso in considerazione l’idea di fare ricerca, ma l’esperienza a Berlino per la tesi magistrale ha cambiato i miei piani. La situazione salariale per un ricercatore in Germania, in generale, è migliore che in Italia. Problemi ci sono anche qui, con contratti precari e una stabilità economica non scontata. Nonostante ciò, in molti riescono a ottenere nuovi fondi stanziati da enti nazionali. Riguardo al mio Istituto di ricerca, il Julius Wolff Institut, credo sia un ambiente altamente multidisciplinare e innovativo che, attraverso la ricerca di base, punta ad aprire la strada a soluzioni cliniche concrete. Inoltre, essere parte di un ospedale universitario ti permette di rimanere focalizzato e aggiornato sulle reali esigenze di pazienti e chirurghi. Io ho iniziato a lavorare ufficialmente nel centro di ricerca dello Charité a maggio 2019, subito dopo la laurea magistrale a marzo, e mi sono iscritto alla Technische Universität di Berlino come dottorando in ingegneria biomedica. Ho sempre trovato team di ricercatori appassionati e supervisor attenti e disponibili. Molti si ritrovano abbandonati a sé stessi durante la stesura della tesi e le ricerche, ma a me fortunatamente non è mai successo.»

Vincenzo Orassi

Vincenzo Orassi

L’obiettivo della ricerca di Vincenzo Orassi: la rigenerazione ossea della mandibola

«Qui a Berlino il mio progetto di dottorato è focalizzato sullo studio della rigenerazione ossea nella mandibola tramite simulazioni al computer. La rigenerazione ossea viene studiata principalmente nelle ossa lunghe, come femore o tibia, tuttavia, a seconda della posizione anatomica, i meccanismi con cui l’osso si ripara possono cambiare. Lo scopo del mio progetto è quindi chiarire quali sono i meccanismi che influenzano la rigenerazione ossea in caso di fratture o asportazioni in seguito a tumori nella mandibola. Ciò che lo rende ulteriormente peculiare per me è la stretta collaborazione tra ricerca e medicina. I miei supervisori sono infatti una famosa ricercatrice nell’ambito della meccanobiologia computazionale e un chirurgo del dipartimento di chirurgia orale e maxillo-facciale nello Charité. Tramite le mie simulazioni al computer vogliamo creare e supportare l’uso di dispositivi cosiddetti patient-specific per il fissaggio dell’osso, personalizzati per il singolo paziente per una guarigione ottimizzata.»

Il team di Vincenzo Orassi e una squadra a maggioranza italiana

«Come spesso accade nei più importanti centri di ricerca di tutto il mondo, il mio team al JWI raccoglie studiosi che provengono dai luoghi più disparati. Oltre che dalla Germania, ci sono ricercatori da Italia, Francia, Libano, Iran e Turchia. Al momento però noi italiani siamo in maggioranza, ben 4 su 9! Questa multiculturalità dell’ambiente accademico ha un po’ ostacolato le mie ambizioni di imparare velocemente il tedesco. La lingua che parlo tutti i giorni è, infatti, l’inglese. Ho cominciato a studiare il tedesco a settembre 2019, ma poi con il lockdown mi sono un po’ perso. Ora, però, la motivazione è alta dal momento che ho intenzione di restare in Germania anche dopo il dottorato – la mia vita sia sentimentale che lavorativa è qui a Berlino –  e credo che conoscere la lingua sia essenziale per integrarsi davvero.»

Vincenzo Orassi e l’amore per Berlino

«Ho amato Berlino da quando ero solo un visitatore. Ora che ci vivo, non potrei chiedere di meglio. La città offre tutto quello che si può desiderare: divertimento, intrattenimento, cultura e buon cibo ad ogni angolo. È una fervente metropoli senza il senso di oppressione e confusione che ho provato in altre grandi città europee. Non riesco a trovare grossi difetti in Berlino, gli aspetti positivi superano di gran lunga quelli negativi. Quando penso al mio futuro, raramente lo vedo altrove. Non escludo tuttavia la possibilità di spostarmi in un’altra città ad un certo punto, ma dovrebbe avere le stesse caratteristiche di Berlino… e la vedo dura.»

 

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Immagine di copertina: © Vincenzo Orassi