La Germania per la prima volta si scusa e ammette il suo ruolo nel genocidio in Namibia
I tedeschi non avevano mai riconosciuto completamente il genocidio in Namibia. Ora la Germania annuncia aiuti finanziari.
La Germania ha ufficialmente riconosciuto di aver commesso un genocidio durante la sua occupazione coloniale della Namibia. Senza giri di parole, senza scuse prettamente simboliche. Questa volta, ha ammesso la macchia del suo passato. Precedentemente, in alcune dichiarazioni, aveva sostituito il termine ‘genocidio’ con il termine ‘atrocità’. Oltre a ciò, lo stato tedesco ha annunciato aiuti finanziari per 1,1 miliardi di euro. Probabilmente i soldi verranno razionati in 30 anni, attraverso spese per le infrastrutture, l’assistenza sanitaria e programmi di formazione a beneficio delle comunità colpite. Heiko Maas, il ministro degli Esteri della Germania, ha dichiarato che le azioni dell’era coloniale si dovrebbero discutere “senza moderare o sorvolare”.
La storia del genocidio in Namibia
Nel 1884 la Germania occupò l’attuale Namibia. La colonizzazione durò fino al 1919. Le tribù principali che abitavano il territorio erano gli Herero e i Nama. Gli atti atroci dei colonizzatori sulle tribù locali furono giustificati in nome della razza superiore, secondo le teorie razziste di fine XIX secolo. Dunque, i tedeschi si appropriarono violentemente di tutto ciò che possedevano le tribù, riducendole addirittura in schiavitù. Le ribellioni non tardarono però ad arrivare. Nel 1904, a seguito di una rivolta degli Herero e dei Nama, il kaiser Guglielmo II ordinò all’esercito di reprimere gli africani. Scelse poi come comandante delle truppe il generale Lothar von Trotha, un personaggio dalla reputazione atroce. Il generale decise che la razza non doveva più essere sfruttata, bensì sterminata. Ebbe così inizio il genocidio in Namibia. Le stime fatte dagli storici parlano di almeno 100.000 morti tra Herero, Nama e altre etnie tra il 1904 e il 1908.
La difficoltà dei tedeschi nell’accettare la responsabilità
La trattativa diplomatica tra Berlino e Windhoek riguardo le scuse del governo tedesco per i genocidi in Namibia andava avanti dal 2015. In precedenza, vi furono tanti anni di negazionismo da parte delle istituzioni tedesche. La Germania aveva già in parte riconosciuto le proprie colpe nei confronti della Namibia, ma senza mai risarcirla. I tedeschi infatti si difendevano dicendo di aver già devoluto grandi somme di denaro a favore di tutta la Namibia a partire dal 1990, anno dell’indipendenza del Paese dal governo Sudafricano.
Le contestazioni degli attivisti
Alcuni attivisti sostengono che il risarcimento non sia abbastanza. In particolare Laidlaw Peringanda, attivista Herero e presidente della Namibian Genocide Association, ha dichiarato che la Germania dovrebbe riacquistare i terreni che sono ora nelle mani della comunità di lingua tedesca, che costituirebbe meno dell’1% della popolazione. “In realtà non stiamo accettando l’offerta perché la nostra gente ha perso terre, ha perso la sua cultura e molti di loro sono fuggiti in Botswana, in Sudafrica e altri sono stati portati in Togo e Camerun”, ha fatto sapere. Molti Herero e Nama sfollati speravano poi che l’accordo servisse a ripristinare l’accesso alla terra e parte della prosperità di cui godevano i loro antenati prima del genocidio.
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In copertina: Le popolazioni Herero e Nama furono decimate dai colonizzatori tedeschi – screenshot da video Youtube