Il “buco” nella mappa DDR di Berlino all’epoca del muro

Nel 1988, un anno prima del crollo del Muro di Berlino, veniva pubblicata nella Germania dell’Est una mappa che escludeva il settore occidentale di Berlino

Il grande “buco” bianco lasciato su una mappa di Berlino del 1988 suggeriva i confini considerati off-limits per i cittadini della Berlino Est. Effettivamente la mappa in questione non può essere ritenuta del tutto inesatta. Rivelerebbe, anzi, un’evidente quanto triste verità sulla vita nella Germania orientale a quell’epoca: per le persone che abitavano la parte Est di Berlino o della Germania, Berlino Ovest era come se non esistesse, raggiungibile solo da pochi autorizzati. Dopo la sigla della dichiarazione da parte di Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Unione Sovietica durante la Conferenza di Londra del 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, venne concordata l’assunzione del governo della Germania attraverso la ripartizione del territorio in quattro zone di influenza. A Berlino – inserita nella zona sovietica ma divisa anch’essa in quattro zone – venne insediato il Consiglio di Controllo degli Alleati che avrebbe dovuto gestire l’amministrazione della capitale. Per quanto riguarda il resto del paese, crebbero già da quell’anno forti divergenze tra i sovietici e gli occidentali: i primi propensi per un Governo centralizzato che meglio avrebbe potuto garantire il pagamento delle riparazioni di guerra, i secondi intenzionati invece ad una graduale ritirata per assicurare alla Germania una rapida riorganizzazione e ripresa economica.

Le fondamenta del Muro

E’ nel 1948 che la collaborazione tra i Paesi occidentali e l’Unione Sovietica si trasformò a tutti gli effetti in antagonismo: le autorità sovietiche annunciarono in quell’anno l’interruzione “per motivi tecnici” della linea ferroviaria Helmstedt-Berlino, causando l’isolamento totale della Berlino Ovest, unico avamposto della Germania Ovest sul territorio occupato dai sovietici. Il blocco economico che derivò da tale manovra fu presto superato grazie all’azione congiunta di Stati Uniti e Regno Unito, i quali organizzarono da subito un ponte aereo e permisero la sopravvivenza dei berlinesi occidentali. Il ponte aereo anglo-statunitense è ancora oggi considerato una delle più spettacolari operazioni di soccorso di tutta la storia.

1961: Il punto di non ritorno

L’antagonismo fra parte Est e parte Ovest culmina nel 1949 con la nascita di due Stati separati: la DDR (Repubblica Democratica Tedesca) sovietica e la BDR (Repubblica Federale tedesca) degli alleati occidentali. Lo stesso antagonismo si concretizza poi con i divieti di ingresso a Berlino Ovest, la chiusura delle linee telefoniche e stradali e l’istituzione di una zona di interdizione, la Niemandsland (Terra di nessuno). Nel 1961 si inizia a costruire una cinta di mura che isolerà totalmente Berlino Ovest: il partito di unità socialista sovietico (SED) avrebbe punito severamente ogni tentativo di fuga.

Il dramma delle Geisterbahnhof

Fino al 1989 quasi tutti i collegamenti tra le due parti della città furono interrotti. Solo due linee della metropolitana continuavano ad oltrepassare il muro, seguendo però dei percorsi diretti senza interruzioni: molte stazioni della metro vennero addirittura murate per scongiurare ogni tentativo di fuga, fino a trasformarsi nelle cosiddette Geisterbahnhof (stazioni fantasma). Di queste rimasero solo i vecchi accessi abbandonati e le pubblicità datate affisse alle pareti. Tutti i treni erano in partenza o in arrivo da Berlino Est. Le stazioni della parte Ovest fungevano solo da terminali dal momento che ai residenti della parte occidentale non era in alcun modo permesso di oltrepassare i confini di settore. L’unica stazione di incrocio fra occidentali ed orientali era quella di Friedrichstrasse, per questo le autorità della Germania dell’Est vi stabilirono un punto di controllo che prevedeva un vero e proprio labirinto di tunnel e passerelle per evitare la commistione tra cittadini di settori opposti. Tale costruzione rappresenta oggi un memoriale dell’epoca ed è stata denominata per l’appunto Tränenpalast (Palazzo delle Lacrime).

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Immagine di copertina: da Pixabay