I graffiti più famosi e significativi della East Side Gallery di Berlino
La galleria a cielo aperto più famosa al mondo: l’East Side Gallery e i murales che hanno fatto la storia
Qualsiasi turista in visita a Berlino inserisce tra le prime tappe della propria lista la East Side Gallery, il famoso tratto del Muro di Berlino ancora rimasto in piedi, oggi colorato di vivaci murales. Molti però non sono a conoscenza della storia di questo luogo o dei significati – più o meno nascosti – dei graffiti che lo ricoprono. Ecco, quindi, un breve riassunto a proposito della East Side Gallery e delle sue opere, sia per chi ha intenzione di vederla per la prima volta, ma anche per chi, passeggiando in quella zona, desidera godere delle sue opere guardandole con occhi nuovi.
La seconda metà del ventesimo secolo è stata un tempo difficile, un periodo storico che ha cambiato le sorti del mondo intero. E il Muro di Berlino (1961-1989) è il simbolo per eccellenza delle polarizzazioni della guerra fredda: una vera e propria barriera in cemento costruita per separare una città, dividendo simbolicamente e fisicamente due mondi opposti e inconciliabili. E così Berlino, da un momento all’altro, si era trasformata in due realtà, quella a Est e quella a Ovest del Muro. Tre decenni più tardi, la barriera crollò, e ciò che oggi rimane sono 1,3 chilometri di cemento, solida memoria di un tempo tragico.
Gli abitanti di Berlino Ovest negli anni avevano modificato l’estetica del muro con disegni e graffiti, ma nella parte orientale il regime proibiva ai cittadini di toccarlo. Per questo motivo una volta crollato, artisti da tutto il mondo vennero invitati a dipingere le loro opere sulla parte grigia della barriera, così da marcare indelebilmente ciò che rimaneva di un passato di odio e divisioni. Nel 1992 la East Side Gallery venne dichiarata monumento nazionale, diventando la galleria a cielo aperto più lunga e famosa al mondo. Si trova a soli 200 metri dalla fermata della S-Bahn di Warshauer Strasse, più precisamente a Mühlenstraße. Passeggiando dal civico 3 al 100, sarà possibile osservare centinaia di murales esteticamente piacevoli, ma anche ricchi di significato. Alcuni di questi sono diventati così popolari da essere al pari di tanti quadri esposti nei musei. Qui di seguito, alcuni dei più famosi che potrete individuare passeggiando a fianco della galleria.
I graffiti più famosi e significativi della East Side Gallery
1) My God, help me survive this mortal love (di Dimitrji Vrubel)
L’opera, tra le più riprodotte a livello internazionale, ritrae il celebre bacio tra Leonid Il’ič Brežnev (Segretario Generale dell’URSS) ed Erich Honecker (Presidente della DDR). È una riproduzione della foto del 1979 del cosiddetto bacio della fratellanza socialista tra i due leader politici scattata dal fotografo Régis Bossu. Tale atto simboleggiava solidarietà tra gli stati comunisti o socialisti, tanto da trasformarsi col tempo in un rituale diplomatico. Il murales è noto al pubblico come “The mortal kiss”, anche se il titolo originario significa letteralmente “Dio mio, aiutami a sopravvivere a questo amore mortale”. Dmitri Vrubel lo dipinse poco dopo il crollo del regime della Germania dell’Est, e resta ancora oggi un simbolo della caduta del muro.
2) Der Mauerspringer (di Gabriel Heimler)
Der Mauerspringer, in italiano “il saltatore del muro” è stato completato nel 1990 per poi essere restaurato nel 2009. L’opera raffigura un uomo intento a saltare oltre il muro di Berlino per scappare da Berlino Est e raggiungere la parte occidentale della città alla ricerca della libertà. Il murales vuole omaggiare coloro che hanno tentato di evadere dalla dittatura dell’Est, spesso andando incontro a drammatiche conseguenze.
3) Test the best/rest (di Birgit Kinder)
Il desiderio di libertà è uno dei temi ricorrenti tra i graffiti che ricoprono il muro. Tra questi spicca senza dubbio “Test the best”, l’opera di Birgit Kinder. Questa raffigura un’auto che si lancia a tutta velocità contro il muro fino a sfondarlo, simboleggiando i cittadini della Berlino Est che hanno cercato di fuggire verso Ovest oltrepassando il muro. Il significato che il murales racchiude è molto profondo, ma anche velato di una spiccata ironia, in quanto la macchina dipinta è una Trabant, il modello più diffuso nella RDT (Repubblica Democratica Tedesca), nonché uno dei simboli della Repubblica. Dopo la seconda guerra mondiale, solo due stabilimenti erano ancora in grado di produrre l’auto, tanto che i tempi di attesa per riceverne una erano lunghissimi, rendendola un bene di lusso. Per questo Birgit decise di raffigurare una Trabant, per rappresentare coloro che con speranza si dirigevano verso un mondo occidentale capitalizzato, considerato migliore: da qui, infatti, il titolo originario “test the best” che richiama lo slogan di una marca di sigarette della Germania Ovest. Dopo il restauro il titolo venne modificato in “test the rest”, dove richiamando alla Germania unificata. La targa dell’auto riporta la data della caduta del muro di Berlino.
4) E’ successo nel mese di novembre (di Kani Alavi)
Questo dipinto, creato dall’artista tedesco-iraniano Kani Alavi, raffigura una folla a Checkpoint Charlie nel giorno della caduta del muro, avvenuta appunto nel mese di novembre. I colori utilizzati e i tratti sfumati dell’artista ricreano l’immaginario di un fiume, un fiume di volti di persone che esprimono gioia, liberazione, sollievo, stupore: tutte le emozioni provate alla fine di una lunga sofferenza.
5) World’s People, wir sind ein Volk (di Shamil Gimayev)
Il murales è opera dell’artista russo Shamil Gimajev e significa letteralmente “persone di tutto il mondo, siamo un unico popolo”. Anche questo lavoro resta tra i dipinti più fotografati dell’East Side Gallery, attirando il passante grazie alle sue forme, slogan e colori, trasmettendo quindi una sensazione di serenità a chi lo osserva. Conosciuto con il nome di Frieden (“pace”), l’intento dell’artista era appunto quello di lavorare su ideali di pace e fratellanza.
6) Touch the Wall (di Christine Kühn)
Nella sua estrema semplicità, Christine Kühn colora il cemento di un significato importante. La sua opera, in nero, bianco e nelle sfumature del blu, raffigura impronte di mani che riempiono tutta la superficie del muro. Le impronte però non sono quelle dell’artista, bensì dei passanti di tutto il mondo, invitati a partecipare al progetto per marcare quella parte di muro che una volta era letteralmente intoccabile.
7) Inno alla gioia (di Fulvio Pinna)
Il pittore sardo Fulvio Pinna fu il primo italiano a dipingere il muro nel 1989. Con il suo personale “Inno alla gioia”, regalando alla città un bagliore di luce e di speranza, impersonato nell’opera dalla figura di una sirena. Accanto, una poesia scritta dall’artista stesso: «Ho dipinto il muro della vergogna affinché la libertà non sia più una vergogna. Questo popolo ha scelto la luce dopo anni di Inferno dantesco. Tieni, Berlin: i miei colori, la mia fede di uomo libero».
8) Hommage an die junge Generation (di Thierry Noir)
Anche quest’opera è annoverata tra le più famose della galleria, tanto da essere stata riprodotta e commercializzata in numerose versioni. Con questo “omaggio alla giovane generazione”, l’artista voleva appunto dedicare alla gioventù del momento una sua opera, trasformando ciò che una volta simboleggiava divisione in un’icona di pace e speranza. Lo stile di Noir è semplice e lineare: le sue forme stilizzate nascono da una necessità, egli infatti già a partire dai primi anni ’80 dipingeva – illegalmente – sul muro del lato Ovest, e fu uno dei primi a innescare la rivoluzione artistica.
9) Ohne Titel (di Georg Lutz)
Il murales, in italiano “senza titolo”, raffigura M. Gorbaciev, Segretario Generale del Partito Comunista Sovietico alla guida di una macchina con le mani sul volante, che però è formato da una falce e un martello, simbolo del partito. Essendo lui l’ultimo leader sovietico, l’opera sta a simboleggiare il viaggio fallimentare sotto il suo comando che ha portato il Paese alla fine.
10) Alles Offen (di Rosemarie Schinzler)
Una delle opere più chiare e limpide della galleria, nella raffigurazione così come nel significato: l’artista ha infatti scelto di dipingere due colombe bianche, il simbolo cristiano per eccellenza della pace. Queste portano con sé la Porta di Brandeburgo, al posto del tradizionale ramoscello d’olivo, rappresentando una ritrovata unità e la speranza per un periodo di unione, pace e fratellanza.
Visualizza questo post su Instagram
Leggi anche: Test the best (rest), storia e significato del leggendario murale sull’East Side Gallery di Berlino
Foto di copertina: Muro di Berlino © MariaTortajada / Pixabay licence
Studia tedesco a Berlino o via Zoom con lezioni di gruppo o collettive, corsi da 48 ore a 192 €. Scrivi a info@berlinoschule.com o clicca sul banner per maggior informazioni
Guarda foto e video e partecipa a concorsi per biglietti di concerti, mostre o party: segui Berlino Magazine anche su Facebook, Instagram e Twitter