House of Gucci, il film di Ridley Scott nelle sale tedesche. La nostra recensione

Pregi e difetti di uno dei film più attesi dell’anno: House of Gucci di Ridley Scott ora in programmazione anche nei cinema tedeschi

La lingua originale: normalmente è un must per chi ama il cinema, niente doppiaggio, solo la voce degli attori e i sottotitoli. Per House of Gucci, il film  ispirato alla storia vera della relazione tra Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani e tratto dal libro The House of Gucci: A Sensational Story of Murder, Madness, Glamour, and Greed di Sara Gay Forden, invece viene voglia davvero di vedere tutti doppiati. Sì, perché la scelta del regista Ridley Scott è stata quella di far parlare tutti i suoi attori con un inglese italianizzato, un qualcosa che fa sembrare i Gucci una famiglia di mafiosi  a New York piuttosto che una di italiani a Milano che sì, viaggiano ogni tanto nella Grande Mela, ma quando parlano tra di loro non trascinano ogni parola o gesticolano come un cantastorie siciliano. In tal senso, Paolo Gucci, il personaggio interpretato da un irriconoscibile Jared Leto, è davvero insopportabile, sembra la parodia della parodia e non ne escono meglio Lady Gaga, Al Pacino e Adam Driver. È un peccato originale che nuoce all’intera visione di House of Gucci, soprattutto per chi lo vede – come noi – all’estero, e quindi senza doppiaggio. Passiamo però alla trama e al resto del nostro giudizio.

House of Gucci, la trama

Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani: un amore che diventa matrimonio nonostante l’iniziale opposizione del papà Rodolfo. Ha il timore che la nuora sia alla ricerca di un marito con cui scalare le classi sociali, che non ci sia vero amore e così non presenza la cerimonia. La coppia trova però appoggio nello zio di Maurizio, Aldo Gucci, responsabile del mercato statunitense. È lui, deluso a sua volta dall’eccentricità del figlio Paolo, a puntare tutto sul nipote come erede designato alla leadership del marchio. Ne rimarrà deluso, così come tutte le persone intorno a Maurizio, compresa la moglie, poi ex, Patrizia Reggiani…

Perché vedere House of Gucci, perché no

Intricato come una stagione di Beautiful, House of Gucci racconta gli intrighi di potere e sentimentali di una delle famiglie più importanti dell’Italia del dopoguerra. Ridley Scott lo fa cercando di unire, e in molti punti riuscendo, il glamour del contesto con l’epicità della storia.A differenza di altri film su stilisti, come Coco before Chanel (2009) o Yves Saint Laurent (2014) o comunque ispirati al mondo della moda, come Il diavolo veste Prada (2006), Scott non cede alla tentazione di raccontare il mondo dietro la passerella con lo stesso stile con cui ci immaginiamo sarebbe raccontata una sfilata, flash, belle donne e sorrisi, ma unendo a severità  dei suoi personaggi alla sobria, ma straordinaria eleganza dei loro vestiti (curati dalla costumista Janty Yates). Il cineasta americano rende epica l’austerità giocando con i freddi colori della fotografia e ponendo i suoi personaggi sempre all’interno di spazi che sembrano quasi “presi in prestito” tanto sono lontani dalla rappresentazione dei caratteri dei personaggi, magnifici, senza dubbio, ma anonimi, perfette cornici per quadri di solitudine. Il gioco non riesce fino in fondo: il percorso di Maurizio, ciò che lo trasforma da un uomo che si accontenta di lavorare nella ditta di trasporti del suocero a spietato businessman incapace però di far quadrare i conti è credibile solo perché si appoggia ad una storia vera che gli spettatori già dovrebbero conoscere, ma da solo regge poco o niente. Accade anche per altri personaggi.Ridley Scott, che in Italia, e su una storia vera italiana, il sequestro di John Paul Getty, aveva girato nel 2017 Tutti i soldi del mondo, sembra incapace di andare in profondità e raccontarci, o meglio, farci sentire, fino in fondo, quel mondo di contraddittori sentimenti che smossero i cuori di personaggi a prima vista ben più complessi di quanto appaiano nel film. Tante sono poi le semplificazioni narrative rispetto alla storia reale. Manca, ad esempio, un qualsiasi accenno al secondo figlio avuto con Patrizia Reggiani.

Nonostante tutto, a partire dal problema degli accenti, House of Gucci rimane un film sostanzialmente godibile, uno di quelli che lascia dietro qualcosa, anche solo il rimpianto, da italiani, per aver perso il possesso di una casa di moda capace di creazione già ora patrimonio della cultura occidentale.

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