intervento in Siria

Germania, due terzi dei rifugiati siriani non riescono a mantenersi da soli

La maggior parte dei siriani in Germania vive grazie ai sussidi della protezione internazionale. Solo il 35% in grado di mantenersi

La guerra siriana, iniziata nel 2011, è una delle più grandi tragedie del nostro tempo. Con 387.000 vittime e 12 milioni di sfollati ad oggi, la Siria continua a vivere una crisi umanitaria senza precedenti. Come affermano le Nazioni Unite, tuttora non esistono nel paese le condizioni minime per un ritorno in sicurezza. Risuona il “wir shaffen das” (Ce la faremo) pronunciato dalla Merkel nel lontano 2015. In breve tempo 1,5 milioni di rifugiati hanno trovato ospitalità in Germania. Di questi, la maggior parte in fuga dal conflitto siriano. Sono loro i principali benefattori della protezione internazionale, ma la maggior parte vive grazie a sussidi statali. Infatti, solo il 35% dei siriani in età lavorativa ha un’occupazione che permette di mantenersi.

Un miglioramento rispetto al 2020

Secondo le statistiche dell’Agenzia federale per il lavoro, i siriani sono i principali beneficiari dell’Hartz IV, il sussidio sociale, anche a confronto con le altre comunità residenti in Germania. Infatti, solo il 37% dei migranti della Somalia e il 44% delle persone provenienti dall’Afghanistan contano sul welfare tedesco. Ma le cose si stanno muovendo in modo positivo; infatti, se nel 2020 era il 70 % dei siriani a ricevere il sussidio di mantenimento, nel 2021 la percentuale è del 65%. Secondo l’Associazione medica tedesca molti di loro hanno trovato un’occupazione come medici, vincendo le graduatorie dei medici non germanofoni. Solo lo scorso anno sono stati 4.970 gli assunti in territorio tedesco. Da notare, rimangono fuori dalle statistiche le persone che sono iscritte a corsi di lingua o di cittadinanza attiva. Non sono contati come disoccupati, ma come “sottoccupati”. A loro, come a chi guadagna così poco da non poter mantenersi, arrivano i sussidi statali.

Il dibattito politico: CDU/CSU contro Verdi sulle politiche migratorie

Il raggiungimento della protezione internazionale non è garanzia di facile accesso al mercato del lavoro, ha detto, all’agenzia di stampa dpa, il portavoce degli interni tedesco Mathias Middelberg (CDU/CSU). Middelberg ha poi aggiunto che “le cifre dall’Agenzia federale per il Lavoro mostrano che abbiamo ancora molto da fare nell’area dell’integrazione. Bisognerebbe fare di più per coloro che già vivono qui e hanno diritto alla protezione, soprattutto nel settore dell’integrazione del mercato del lavoro, invece di fornire incentivi per l’immigrazione scarsamente qualificata, come vogliono i Verdi”. Verdi che invece a giugno 2021 hanno iniziato a spingere per far ripartire i meccanismi dell’accoglienza e dell’apertura dei confini (contro la netta opposizione di CDU/CSU). Dice Luise Amsteberg, portavoce per la tematica dei profughi nel partito ambientalista: “la Germania dovrebbe assolutamente partecipare ad una nuova edizione del meccanismo di Malta e in maniera proporzionale alla propria popolazione accogliere un quarto di coloro che vengono salvati in mare”.

Le possibili cause della bassa percentuale di siriani con impiego

Sono diverse le possibili cause della bassa percentuale di siriani con un impiego adeguato a vivere. La prima è la questione dei contratti in nero, e poi c’è la retribuzione di fascia più bassa, legata a lavori precari per definizione. E le condizioni non sono certo migliorate con la pandemia. Questo nonostante, sempre secondo l’Agenzia del lavoro, 1/4 dei rifugiati siriani ha frequentato università o istituti di formazione professionale in Siria. Panu Poutvaara, membro del Consiglio di esperti tedesco su integrazione e migrazione, afferma: “In generale, vediamo che il tasso di disoccupazione tra i rifugiati è sempre particolarmente alto nei primi anni di residenza”. Un ultimo dato completa il quadro d’analisi: il 40% delle persone siriane rifugiate in Germania sono donne. Queste, per motivi di background culturale e/o ragioni familiari (come avere bambini piccoli da accudire) non riescono ad avere facile accesso al mercato del lavoro, conclude Poutvaara.

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Immagine di copertina: Siria da Pixabay, cc0