Fritz Haarmann, la storia del “macellaio” di Amburgo a cui si ispirò Fritz Lang per “M”

Conosciuto come «Il macellaio», Fritz Haarmann è stato uno dei serial killer più efferati della storia tedesca.

Un’infanzia complessa e una vita trascorsa tra vagabondaggi e violenze contro giovani ragazzi. Un modus operandi tra i più brutali nella storia della criminologia. La vicenda e la psiche disturbata del serial killer Fritz Haarmann hanno ispirato l’opera cinematografica di Fritz Lang, M – Il mostro di Düsseldorf  e la graphic novel «Haarmann» di Peter Meter e Isabel Kreitz.

Un’infanzia difficile

Fritz Haarmann nasce ad Hannover nel 1879, sesto figlio di una famiglia semi disfunzionale: il padre era un ferroviere dal carattere irascibile che passava il tempo nelle osterie, la madre era molto più anziana e invalida. Crescendo, Haarmann sviluppa una fascinazione per il mondo della moda femminile, travestendosi spesso da donna. Il padre, scoperta la sua omosessualità, lo spedisce in una scuola militare, dove però inizia a soffrire di attacchi di epilessia. Una volta tornato ad Hannover, aumentano i problemi. Viene accusato di aver molestato un ragazzino più piccolo e chiuso in un istituto psichiatrico, da cui scappa dopo soli sei mesi. Il padre a questo punto non sa più come gestire il suo carattere complessato, e vuole rinchiuderlo in un manicomio. Haarmann riesce ad arruolarsi nell’esercito, ma inizia a soffrire di vertigini e crisi epilettiche, e i medici militari lo giudicano affetto da schizofrenia giovanile. Nel 1903 viene congedato: ricomincia a questo punto la vita dissoluta e le molestie nei confronti dei ragazzini.

Gli omicidi e il modus operandi

Il primo omicidio di Haarmann è datato al 1918. Si tratta di Friedel Rothe, un ragazzo scappato di casa dopo una lite con i genitori. I due si incontrano in un bar, e il ragazzo segue il suo futuro assassino fin nel suo appartamento, dove dopo un rapporto omosessuale viene ucciso e tagliato a pezzi. È in questo frangente che Haarmann mette a punto il suo modus operandi: omicidio per strangolamento o accoltellamento, vilipendio di cadavere e, talvolta, atti di cannibalismo. I resti umani vengono spacciati ai vicini di casa come carne suina. Il periodo tra il 1923 e il 1925 è fatto di vagabondaggi e altre violenze nei confronti di giovani ragazzi: Wilhelm Schultze, Ronald Huch, Ernst Ehremberg: le vittime accertate sono 27. La cattura avviene a seguito del ritrovamento di alcuni resti umani nei pressi della sua casa: durante il processo, i genitori di una vittima si accorgono che Haarmann indossa il cappotto del figlio. Dopo una perquisizione, gli agenti scoprono che in una delle tasche ci sono ancora i documenti del ragazzo ucciso tempo prima. Dopo l’arresto, viene condannato alla pena di morte, esecuzione avvenuta il 15 aprile 1925.

Haarmann ha ispirato M – Il mostro di Düsseldorf, di Fritz Lang

M – Il mostro di Düsseldorf (M – Eine Stadt sucht einen Mörder) è un film del 1931 diretto da Fritz Lang, capolavoro dell’espressionismo tedesco e considerato uno dei prototipi del filone noir. Si ispira agli omicidi di Fritz Haarmann, ed è il primo film sonoro del regista. Il protagonista è Hans Beckert, serial killer che – a differenza di Haarmann – sceglie le sue vittime tra le giovani ragazzine. Il regista sceglie di far emergere la tematiche dell’insanità mentale, forse richiamandosi alla biografia di Haarmann: nel film, di fronte al tribunale, il mostro rivela la sua pazzia e confessa di essere in preda a una forza malvagia che lo ha spinto a commettere tali crimini. La vicenda di Haarmann ha ispirato anche la graphic novel di Peter Meter e Isabel Kreitz, intitolata appunto «Haarmann», che ricostruisce in modo puntuale e dettagliato – anche se quasi cronachistico – gli eventi della vita del serial killer.

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Immagine di copertina: © Wikipedia