Franco Grillini e Filippo Vendemmiati: “In Italia c’è ancora molta strada da fare per i diritti della comunità Lgbtq+”
Berlino Magazine ha intervistato Filippo Vendemmiati e Franco Grillini, regista e protagonista di “Let’s Kiss” sulla lotta (decennale) per i diritti della comunità Lgbtq+ italiana portata avanti da Grillini.
Da pochi giorni si è conclusa – con uno straordinario successo di pubblico – l’ottava edizione dell’Italian Film Festival. A vincere la rassegna è stato il docufilm “Let’s Kiss. Storia di una rivoluzione gentile” di Filippo Vendemmiati sulla vita e l’attività di Franco Grillini. La stupenda pellicola racconta la decennale lotta di Grillini – fondatore e adesso presidente onorario dell’Arcigay – per i diritti della comunità Lgbtq+ italiana. Noi di Berlino Magazine abbiamo avuto il piacere di intervistarli parlando della pellicola, della loro militanza politica negli anni della Guerra Fredda, della Chiesa cattolica, della recente bocciatura del DDL Zan e di come la ‘rivoluzione gentile’ iniziata da Franco Grillini non sia ancora finita ma abbia comunque raggiunto importanti risultati.
“Let’s Kiss non è la biografia di Franco, non avevo questa pretesa, ma è un racconto in bilico tra privato e pubblico sulla nascita e sullo sviluppo del movimento liberazione omosessuale e soprattutto come Franco ha vissuto e vive oggi questo suo percorso. Il film è il racconto della camminata che ci siamo fatti attraverso questi ricordi”
Filippo Vendemmiati ci racconta come è nata l’idea di girare Let’s Kiss e l’obiettivo del film. “Questo film nasce da una conoscenza antica tra me e Franco. Let’s Kiss non è però la sua biografia, non è la sua storia, non avevo questa pretesa ma è un racconto in bilico tra privato e pubblico della nascita e dello sviluppo del movimento di liberazione omosessuale e soprattutto di come Franco ha vissuto – e vive ancora oggi – questo suo percorso. Quindi ho preso Franco e ce lo siamo caricati in spalla (letteralmente) portandolo fisicamente nei luoghi della sua formazione a cominciare dalle zone di campagna in cui lui è nato fuori Bologna fino al centro della città dove ha formato la sua cultura universitaria ma anche politica e sociale che poi ha portato non solo nel resto d’Italia ma anche in altre parti dell’Europa e del mondo per sostenere e promuovere questa lotta. È stato poi parlamentare per 7 anni occupandosi sempre di queste battaglie. Nel film raccontiamo un po’ come ha vissute questa battaglia cercando anche, con qualche pillola di materiale di archivio, di ricostruire quale era il clima di quegli anni. Questo è un po’ il racconto della camminata che ci siamo fatti attraverso questi ricordi ed è una riflessione che vuole anche stimolarci a capire se le cose sono rimaste uguali rispetto ad allora o se invece qualcosa è cambiato. Se questa rivoluzione gentile è davvero servita e quanto cammino in Italia resta da fare per portarla a compimento. È un film che commuove ma che allo stesso tempo fa anche ridere perché Franco ha il potere di essere sia molto incisivo nel suo racconto ma anche ironico”.
“Negli anni ci sono stati moltissimi cambiamenti, ma la pesante influenza del Vaticano è un macigno che ha in parte bloccato le nostre lotte. Basta ricordare il ‘veto’ sul DDL Zan”
Dall’inizio della lotta da parte degli omosessuali per ottenere i diritti che in un Paese civile dovrebbero essere concessi automaticamente molte battaglie sono state vinte. Uno dei principali ostacoli per l’ottenimento di queste istanze è sicuramente, in Italia, la presenza del Vaticano, come ci spiega Franco Grillini. “C’è stato un grandissimo cambiamento e il film si sforza di farlo vedere infatti è per questo che si parla di rivoluzione gentile perché è una rivoluzione senza morti e senza feriti, senza violenza. Non dimentichiamo che in Italia noi abbiamo un macigno che si chiama Vaticano che aveva deciso di praticare con noi uno scontro frontale. Questo riguarda soprattutto due papi, quello polacco e quello tedesco, che erano ossessionati dalla questione omosessuale cioè dalla sovrapposizione tra religione e morale. Fu uno scontro frontale che noi abbiamo accettato. C’erano delle bordate quotidiane e noi rispondevamo. Da un lato ci dispiaceva perché c’erano molti omosessuali credenti che soffrivano per questa battaglia, dall’altro ci faceva piacere perché ci dava visibilità e la possibilità di chiarire le nostre istanze, al di là della questione ‘morale’ che ci veniva posta come un macigno”.
“L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è stato quello della Segreteria di Stato vaticana che arrivò a minacciare l’Italia sul DDL Zan citando un concordato che sarebbe stato violato dall’approvazione della legge. È stata una richiesta assurda anche perché hanno sbagliato a prendere la mira facendo arrabbiare sia il Primo Ministro Mario Draghi che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ogni tanto anche il Vaticano fa degli errori. Il risultato è stato che il premier in Senato ha detto che lo Stato italiano è laico e questo è un aspetto garantito dalla Costituzione e che non sarà mai una Nazione confessionale. Quindi dal nostro punto di vista è stata una vittoria a tutto tondo perché fa dire ad un premier, a uno come Draghi, nato come banchiere, un’affermazione così importante che nessun altro Presidente del Consiglio aveva mai fatto. Per noi, quindi, è stata una vittoria politica importante. Perché in Italia per riuscire ad approvare qualsiasi legge sui diritti civili bisogna sempre superare l’ostacolo del Vaticano. Questo perché considera l’Italia come l’ultimo avamposto del cattolicesimo, che in realtà non è, perché ci sono posti molto più cattolici.
“Con l’ultimo Papa, però, c’è stato un piccolo cambiamento, soprattutto per quanto riguarda i toni. Anche se, alla fine, anche lui tende a dire tutto e il contrario di tutto”
“Diciamo che con questo Papa c’è stato un cambiamento di toni che ha una sua importanza per quanto riguarda i gay cattolici” continua Grillini. “Questo cambiamento di toni ha reso più facile la vita dei gay credenti e quindi ha ridotto quello che io chiamo una grande piaga che è il suicidio di molti appartenenti alla comunità Lgbtq+, soprattutto quelli più giovani. Tuttavia non è stato cambiato molto altro a partire dalla dottrina, dalla liturgia. Da questo punto di vista la chiesa cattolica rimane un luogo di rifiuto della questione omosessuale soprattutto di rifiuto della sua istituzionalizzazione cioè del riconoscimento dei diritti legislativi. C’è un atteggiamento di pietismo – che è la cifra dell’atteggiamento vaticano – ma non si va al di là di questo. Poi abbiamo un Papa che tende a dire tutto e il contrario di tutto”.
Filippo Vendemmiati ci racconta che, nonostante tutto, esiste una parte della Chiesa cattolica che diffonde un pensiero diverso rispetto a queste questioni. “Nel 2019 per il film siamo stati a New York in occasione del cinquantesimo anniversario del Gay Pride della città, una manifestazione enorme, con quasi sei milioni di partecipanti. La cosa che più ci ha colpito è stato vedere tutte le chiese della Grande Mela con la bandiera arcobaleno e vedere nella sfilata del gay pride molti sacerdoti in tonaca con la spilla arcobaleno. Questo per dire che – e anche Franco ne è testimone – oltre alle posizioni ufficiali della Chiesa anche in Italia c’è un movimento interno, nelle retrovie – ma neanche tanto nascosto – con un pensiero diverso. Franco stesso ha rapporti con molti sacerdoti italiani – anche con cardinali – e può confermare che, privatamente, il pensiero è molto diverso rispetto a quello ufficiale del Vaticano”.
“Tornando a Berlino oggi noto sempre come è cambiata la parte Est che però ha mantenuto una propria identità che è rimasta nel tempo e che tutt’ora è molto suggestiva”
Sia Vendemmiati che Grillini, in gioventù, erano stati militanti in gruppi di sinistra. Gli abbiamo quindi chiesto come vedessero all’epoca la Germania dell’Est, uno Stato retto da un regime socialista. “Mi ricordo ancora oggi un viaggio in macchina che feci con quattro amici in Germania nella metà degli anni ’80, quasi verso la fine della divisione” ci racconta Filippo Vendemmiati. “Mi ricordo l’ autostrada che portava a Berlino e l’immagine di un deserto totale con gli autogrill vuoti. Un deserto, un grande vuoto di prodotti in vendita e questo mi ha colpito tantissimo. Tornando a Berlino oggi – dove vengo spesso per motivi famigliari – noto sempre come è cambiata la parte Est che però ha mantenuto una propria identità che è rimasta nel tempo e che tutt’ora è molto suggestiva. Gli alberghi che oggi nascono sui vecchi edifici del regime che hanno mantenuto la stessa struttura è qualcosa che ancora mi suggestiona. Anche con qualche retropensiero cinematografico. È un mondo che ha sempre suscitato un grande fascino, un grande interesse, anche morboso al di là delle opinioni politiche. Da giovanissimi io e Franco appartenevamo a una piccola formazione che non ha mai creduto nel cosiddetto socialismo realizzato, cioè quello applicato dalla DDR. Sostenevamo il fatto che una cosa era il Marxismo e un’altra il socialismo realizzato. Era una voce molto forte all’interno del PCI che pure aveva posizioni non assimilabili alle nostre come, ad esempio, quelle del partito comunista francese”.
“A mio parere ci vuole una lunga campagna di rieducazione, di discussione, di dialogo verso un’area che è rimasta conservatrice. Perché secondo me l’Italia non ha mai fatto i conti fino in fondo con il suo passato”
In Let’s kiss Grillini racconta di un episodio accaduto nella sua scuola quando un gruppo di fascisti venne messo nella sua classe dove tutti erano appartenenti, invece, alla sinistra. È una vicenda funzionale a spiegare come, attraverso il dialogo e l’amicizia sia possibile una rieducazione ‘gentile’ delle frange della destra più estremista e, molte volte, violenta i cui militanti sono spesso gli artefici di aggressioni omofobe. “Fu una vicenda piuttosto simpatica. Nella nostra scuola si giocava a rugby e la maggior parte degli atleti erano di estrema destra perché era un istituto agrario alla periferia di Bologna ed era il centro di attrazione dei figli della borghesia agraria di destra. Perché si sa che il fascismo in Italia fu iniziato soprattutto dalla rivolta dei proprietari terrieri fra Ferrara e Bologna e quindi avevano mantenuto questa caratteristica destrorsa. Ci ritrovammo, quindi, questo gruppo che evidentemente non aveva studiato e aveva pensato solo a giocare a rugby. Il preside ebbe la bella idea di metterli nella classe dove erano concentrati gli studenti di sinistra. Diventammo amici e con l’amicizia cambiarono modo di pensare e quindi nel giro di tre mesi li avevamo convertiti alla nostra causa e diventarono tutti di sinistra. Anche perché a quel tempo l’essere di destra, soprattutto per i giovani, era legato a una questione famigliare. Se trovavano un altro ambito parafamigliare – come può essere quello dell’amicizia tra giovani – evidentemente costituiva il modo per pensarla in maniera diversa e quindi diventammo grandi amici, anche di lotta”.
“Diciamo che questo episodio dimostra che le cose possono cambiare, cioè che chi la pensa in un certo modo può essere convinto ad abbracciare un pensiero diverso. Quindi a mio parere ci vuole una lunga campagna di rieducazione, di discussione, di dialogo verso un’area che è rimasta conservatrice perché secondo me l’Italia non ha mai fatto i conti fino in fondo con il fascismo perché, anche per colpa dell’allora partito comunista, venne steso un velo pietoso su quello che era stato il regime e non vi fu una defascistizzazione del Paese. Il caso più eclatante, di cui si parla poco, è quello del capo della Commissione per la razza che divenne addirittura il capo di gabinetto del Ministro Togliatti (storico appartenente del Partito Comunista ndr). Questo per dire che non solo non c’è stata una defascistizzazione forte come, per esempio, è avvenuto in Germania ma il regime è rimasto intatto all’interno nell’apparato burocratico, nella polizia, nella magistratura, nei ministeri, nelle scuole. Per cui noi troviamo l’eredità del fascismo in Italia e la subiamo anche come movimento Lgbtq+ da parte dei partiti sovranisti che non hanno eguali in Europa se non in Ungheria e Polonia”.
“L’affossamento del DDL Zan ha dimostrato tutta la vigliaccheria, l’omofobia, il razzismo, l’odio per le persone diverse che ci sono in Italia”
“I partiti di destra sono stati coloro che hanno affossato il DDL Zan ma c’è anche stato anche qualcuno del centrosinistra che a voto segreto ha votato contro” ci spiega Grillini. “Il giubilo – che io definisco disgustoso – dei parlamentari dopo la bocciatura ha fatto il giro del mondo. Essendo esperto di lavori parlamentari ero abbastanza pessimista sull’esito del voto, diciamo che però non mi sarei mai aspettato tutti quei voti contrari e quell’atteggiamento. Da lì ci siamo resi conto che la strada da fare in Italia è ancora lunga e che una certa destra omofoba, razzista, xenofoba e misogina giustifica l’odio. All’interno della legge venivano, infatti, tutelati anche tutta una serie di soggetti da proteggere, ad esempio i disabili. Quella era una legge contro i crimini d’odio. Mi viene da pensare, quindi, che per la destra italiana (e per una parte della sinistra) l’odio è legittimo. Questo è il punto, inutile girarci attorno. Il Senato italiano, per come è organizzato, è fatto da persone anziane. Per cui abbiamo avuto una generazione di giovani alla Camera che hanno votato a favore della legge. Al Senato, invece, dove c’è un’accolita di vecchietti c’è stata un’unità di conservatori che hanno votato contro, compreso quelli del centrosinistra. Quindi, in segreto, è venuta fuori tutta la vigliaccheria e l’omofobia, il razzismo, l’odio per le persone diverse che ci sono in Italia”.
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Immagine di copertina: Franco Grillini – Let’s Kiss di Filippo Vendemmiati Let’s Kiss