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Dean Reed, il musicista americano che emigrò nella DDR per fare rock “comunista”

Dean Reed, l’Elvis Rosso della DDR che con le sue canzoni conquistò il regime sovietico

Enigmatica, e spesso polemizzata, la vita di Dean Reed – cantautore americano che godette di grande popolarità nell’Unione Sovietica degli anni ’60 – si divide tra musica, cinema e politica. Spesso additato come ‘traditore comunista’, Reed simpatizzava per gli ideali socialisti, manifestando un profondo interesse per i paesi dell’Est Europa. Radicale fu la scelta, nel 1973,  di trasferirsi nella Repubblica Democratica Tedesca, che allora si contendeva il controllo su Berlino con le forze occidentali. La DDR promosse con favore la musica di Reed: le sue canzoni offrivano quel sound occidentale molto amato dai berlinesi dell’Est, ma allo stesso tempo caldeggiavano la dottrina marxista. La sua popolarità dietro la cortina di ferro gli valse inoltre l’appellativo di ‘Elvis il Rosso’.  Il cantautore morì il 12 giugno del 1986. Apparentemente si parlò di suicidio, ma la sua morte sollevò diverse speculazioni.

Dalla periferia al successo

Dean Reed nacque il 22 dicembre del 1938 a Wheat Ridge – periferia di Denver. Iniziò ad avvicinarsi alla musica all’età di 12 anni suonando la chitarra. Durante l’ultimo anno di liceo, si distinse per il suo talento artistico e per l’impegno civico: prese parte al coro della cappella, divenne membro del consiglio studentesco e prestò servizi per la cittadinanza. Ottenuto il diploma nel 1956, s’iscrisse all’Università di Colorado dove conobbe il talent scout Roy Eberhart, che lo convinse ad abbandonare il college per recarsi a Hollywood. Firmato un contratto con la Warner Brother, nel 1958 Reed iniziò ad apparire in show televisivi e produzioni cinematografiche. Nel frattempo, non smise di dedicarsi alla musica: nel 1960 registrò modesti singoli con la Capitol Records. Il brano Our Summer Romance ottenne un grande successo soprattutto in Sudamerica, superando addirittura Elvis Presley nei sondaggi della Hit Parade cilena. Nella primavera del 1962, la Capitol Records inviò Reed in un tour di quaranta giorni in Brasile, Cile e Perù, per la promozione del suo ultimo album.

Dall’America Latina all’Unione Sovietica

Nel 1962 Dean Reed abbandonò Hollywood stabilendosi a Santiago del Cile. Qui manifestò il suo attivismo politico e i suoi ideale socialisti: era convinto che con la sua musica potesse promuovere le giuste cause, salvando il mondo dall’odio, dalla violenza e dalla guerra. Ferma fu la sua posizione contro l’armamento nucleare, condannato pubblicamente in una lettera del 1962 rivolta alla popolazione cilena. Per le sue idee politiche, Reed venne spesso accusato di propaganda anticostituzionale verso i valori americani. Netta anche la sua opposizione verso l’intervento americano nel conflitto vietnamita. Nel 1965 Reed si esibì al Congresso Mondiale della Pace, ad Helsinki. Nikolai Pastukhov, allora a capo dell’organizzazione sovietica giovanile ed in veste di delegato alla conferenza, fu attratto dall’americano per la sua avvenenza e capacità oratoria. Secondo Pastukhov, il fascino occidentale e l’orientamento socialista di Reed, sarebbero state in grado di soddisfare la bramosità di una folla orientale sempre più attratta dall’Ovest, senza corromperne gli ideali statali. Fu così che, nel 1966, Reed iniziò la sua carriera nell’URSS: firmato un contratto con la Goskonzert, partì per un tour di due mesi con un totale di 39 concerti – divenendo il primo artista americano a portare il Rock’n’Roll nel regime sovietico.

Il Disertore

Dal 1967 al 1973 Dean Reed visse una breve parentesi italiana. Il cantante prese parte a diversi film della Spaghetti Western, recitando anche al fianco di Yul Brynner in Adiós, Sabata (1970). Nel 1973 Reed si trasferì definitivamente a Berlino Est. Qui l’artista godette di una nuova fama: appariva spesso in televisione padroneggiando i palchi della DDR. Nonostante i suoi ideali politici, Reed non divenne mai membro del partito e conservò la sua cittadinanza beneficiando di privilegi e libertà non comuni ai berlinesi orientali. L’FBI si mostrò sempre alquanto diffidente nei confronti dell’artista, temendo il suo legame con il leader comunista Salvador Allende e Yasser Arafat. Il 1 aprile del 1986, il programma statunitense 60 Minutes mandò in onda un servizio dal titolo The Defector  (il Disertore) sconcertando il pubblico americano. Nel video Dean Reed equiparava Ronald Reagan a Joseph Stalin, difendeva il muro di Berlino e ballava con Yasser Arafat. Il programma, successivamente, ricevette lettere d’odio rivolte al cantante, che lo  additavano il cantante come un traditore e un terrorista. 

La tragica morte

Il 13 giugno del 1986, nelle acque del lago Zeuthen, fu rivenuto – ormai esanime – il corpo di Dean Reed. I media della DDR riportarono l’accaduto definendolo un ‘tragico incidente’, ma per molti si trattò di suicidio. Sulla morte del cantante diverse furono le ipotesi e le speculazioni avanzate: non mancarono i sospetti verso la Stasi o il KGB.

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Immagine in copertina – screenshot da Youtube