C’mon C’mon, l’intimo e dolce film con Joaquin Phoenix esce in Germania (e va visto)

Abbiamo visto il bel C’mon C’mon di Mike Millis, vincitore di diversi premi in giro per i festival del cinema (Denver, Mill Valley, San Francisco Bay) e in uscita il 24 marzo in Germania

“C’mon C’mon”, così il dodicenne Jesse dice al registratore dello zio Johnny durante un’insonne nottata a New York. È un’incitazione che ricorre anche nel finale del film (non a caso ne è il titolo), un modo per sottolineare l’esigenza di andare avanti, di guardare all’avvenire senza paura, consci che la vita è anche fatta di fratture, ma che queste sono necessarie per andare avanti, non per fermarsi. Lui e lo zio stanno assieme più per casualità che per scelta. Fino a qualche settimana prima si conoscevano poco e nulla. La mamma non parlava con suo fratello da quando anni prima era morta loro madre. Il papà di Jesse però sta vivendo un brutto periodo, è andato via di casa, la mamma vuole stargli accanto, ma ha bisogno di aiuto con il figlio.  E così il fratello si trova finalmente a dovere ricoprire il ruolo di zio-baby sitter.

Non può però interrompere il suo lavoro e così decide di portarlo con sé a New York a realizzare un altro pezzo di un reportage radiofonico su come giovani e giovanissimi si immaginano il futuro. Jesse non vuole registrare la sua voce, ma con piacere tiene il microfono e dà una mano allo zio. L’obbligata frequentazione come ci si può ben immaginare, sarà positiva per entrambi…

C’mon C’mon, dentro una piccola, grande storia 

Girato completamente in bianco e nero, una scelta che se da una parte rende ancora più affascinanti le varie metropoli toccate dalla storia (spesso inquadrate con panoramiche mozzafiato dall’alto) dall’altra suggerisce ancora più l’intimità della storia, C’mon C’mon riesce ad appassionare fin dall’inizio con pochissimi dettagli, una voce, un volto, uno sguardo. Per quanto la trama sia disegnata attorno a soli tre personaggi (Jesse, lo zio e la mamma), riesce comunque ad essere universale. Del passato dello zio, Johnny, abbiamo pochissimi dettagli, quando una volta sembra che voglia condividere qualcosa con il nipote, si blocca e dice che non importa, è un “bla-bla-bla” di cui non c’è bisogno. Tutti noi siamo stati, o siamo ancora, delusi dalla vita e abbiamo cercato di ritirarci in noi stessi, non c’è bisogno dire come e perché sia successo, più interessante è capire come ne siamo usciti o ci stiamo provando, fosse anche più per casualità che per una reale e conscia volontà.

C’mon C’mon, la bravura del regista Mike Millis e la grande interpretazione di Joaquin Phoenix

Il regista Mike Millis (di cui vi consigliamo anche Beginners e Le donne della mia vita) racconta tutto questo e, di conseguenza, l’importanza delle relazioni umane, e dell’approccio che dobbiamo riservargli, per sentirci in armonia con il mondo che ci circonda, in poco meno di due ore di racconto intenso dolce e intenso come una carezza da parte di chi ci vuole bene. Non ci sarebbe riuscito se al centro del suo sguardo non avesse messo Joaquin Phoenix, un attore capace di rendere reale un personaggio già pochi attimi dopo essere apparso sullo schermo. Sulla stessa falsariga è l’interpretazione di Gaby Hoffmann, l’attrice che ne interpreta la sorella: quando appaiono entrambi in scena non c’è bisogno di dialoghi per capire la profondità e la complessità del loro rapporto.  Ed è un piacere per ogni spettatore.

C’mon C’mon esce nei cinema di Berlino e, in generale, in Germania dal 24 marzo 2022. 

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