Berlino restituirà i prestigiosi Bronzi del Benin alla Nigeria
Simbolo dell’arte coloniale, i Bronzi del Benin conservati a Berlino potrebbero presto tornare in patria. In corso discussione per la restituzione
Heiko Maas (Spd), ministro degli affari esteri, si è mostrato assolutamente favorevole alla restituzione dei Bronzi del Benin: «É una questione di giustizia» ha ribadito. Posizione condivisa da Barbara Plankensteiner, direttrice del “Museum am Rothenbaum. Culture and Arts of the World” (MARKK) di Amburgo, che conserva al suo interno parte dei bronzi. Inoltre, la Plankensteiner è la portavoce del “Benin Dialogue Group”, che dal 2008 è in contatto con il governo nigeriano e i ricercatori delle Università tedesche e africane per affrontare la decisamente non facile questione della restituzione.
Un progetto di partnership che richiede coordinazione
I Bronzi del Benin sarebbero dovuti essere una delle principali attrazioni del Humboldt Forum, il nuovo museo etnologico berlinese. L’accesa discussione ha fatto sì che fosse avviata la procedura di restituzione dei Bronzi al legittimo proprietario, la Nigeria. Lo Stato africano nel 2019 ha presentato la formale richiesta di restituzione alla Germania. La scorsa settimana Andreas Görgen, direttore generale della cultura del Ministero degli Esteri tedesco, si è recato direttamente a Benin City per avviare le discussioni con il governatore dello Stato di Edo, Godwin Obaseki, al fine di perfezionare gli accordi. L’obiettivo è quello di fare in modo che i Bronzi del Benin tornino in patria per essere esposti all’Edo Museum of West African Art, di prossima costruzione. «La cultura è una cosa viva, le opere d’arte di cui stiamo discutendo oggi sono la ripetizione della nostra cultura in un certo punto della storia. Crediamo che la collaborazione debba riguardare non soltanto la restituzione delle opere ma anche la comprensione del loro significato. Ci sono tante cose che abbiamo in comune. Gli oggetti sono sì del Benin ma oggi sono universali». Ha dichiarato il governatore Obaseki. Inoltre, la Germania si è da subito mostrata collaborativa e ha fatto sapere che il governo tedesco fornirà consulenze tecniche, con progetti archeologici direttamente nel paese africano. Il direttore dell’Humboldt Forum, Hartmut Dorgerloh, non si è però ulteriormente sbilanciato in quanto al momento non ci sono ancora decisioni formali, il museo è infatti in attesa di conoscere passaggi ufficiali.
La storia dei Bronzi del Benin
I Bronzi del Benin sono ormai diventati un simbolo dell’arte coloniale saccheggiata, trafugati dalle truppe britanniche durante l’occupazione del regno del Benin nel 1897. Venduti in seguito a diverse raccolte di musei di tutto il mondo, Germania compresa. Si tratta di quasi 500 oggetti, in parte destinati all’esposizione all’interno del Humboldt Forum, grandioso museo delle culture del mondo aperto nel dicembre 2020. Scelta che ha alimentato il dibattito sulla restituzione. D’altronde, l’Humboldt Forum non è nuovo ad essere al centro di polemiche di questo genere. L’accusa mossa più volte ai curatori del nuovo museo è quella di soffermarsi troppo poco sull’aspetto postcoloniale e di non riservare la giusta attenzione all’origine degli oggetti presenti. Le opere, infatti, risalgono per lo più alle battaglie coloniali e si tratta prevalentemente di oggetti rubati o razziati. La provenienza dei Bronzi del Benin è altrettanto ignobile. I pezzi furono rubati dal palazzo reale di Oba nell’attuale Nigeria, durante una sanguinosa spedizione punitiva britannica nel 1897 e rivenduti a numerosi musei europei tramite il commercio d’arte. Adesso la “faccenda della restituzione” dei Bronzi ha assunto dei risvolti diplomatici, rappresenta infatti la credibilità del Prussian Cultural Heritage Foundation. Gli occhi sono tutti puntati sul modo in cui vengono gestite le famose opere d’arte.
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Immagine di copertina: Bronzi del Benin Copyright Matt Neale CC BY-SA 2.0