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Andor Weininger, lo studente del Bauhaus che ispirò anche Kandinskij

Rispetto ad altre personalità del Bauhaus come Schlemmer, Gropius, Kandinskij o Moholy Nagy, Andor Weininger rimane un nome relativamente sconosciuto al grande pubblico

Il suo lavoro per il laboratorio teatrale del Bauhaus è stato, invece, di fondamentale importanza. Weininger, ungherese di nascita, venne ammesso come studente nella scuola di Weimar nel 1921. Inizialmente partecipò ai corsi di pittura murale tenuti da Kandinskij e, nel 1923, entrò a fare parte del laboratorio teatrale guidato da Oskar Schlemmer. Fu durante questi primi anni che Weininger sviluppò l’idea del Mechanische Buhnen-Revue. Un progetto in cui astratte forme colorate si muovevano sul palco al posto degli attori in carne e ossa. Numerosi bozzetti realizzati da Weininger per il suo palco meccanico sono oggi conservati presso l’archivio del Theatermuseum dell’Università di Colonia. I progetti per il Mechanische Buhnen-Revue si inseriscono in quella linea di ricerca iniziata da Schlemmer, in cui veniva rigettato in toto ogni elemento naturalistico, per arrivare ad una concezione costruttivista dello spazio teatrale.

Ben presto entrò a far parte di quel circolo di studenti e professori influenzati dalle idee del movimento De Stijl e dal Costruttivismo di Theo van Doesburg

Questa influenza è riscontrabile nei disegni di Weininger per il Mechanische Buhnen-Revue. In questo progetto lo spazio del palcoscenico era definito da forme geometriche che si muovevano meccanicamente. Weininger progettò un sistema di ‘corpi meccanici’ a tre dimensioni, marionette composte da solidi geometrici e definite da specifici toni cromatici. Questi elementi antropomorfi erano concepiti per muoversi davanti ad uno sfondo composto da componenti geometrici che ruotavano e si spostavano sul palco in orizzontale e in verticale. Vi era una sostanziale differenza tra gli studi di Weininger e i progetti per il teatro di Schlemmer. Nella concezione di quest’ultimo l’uomo – il suo corpo – rimaneva una componente fondamentale. Nei figurini realizzati da Schlemmer per i costumi delle sue performance è possibile sempre notare la sagoma del corpo umano sotto l’armatura di forme che lo nasconde. Nei bozzetti realizzati da Weininger, invece, le forme si univano per formare figure antropomorfe. Ma non vi era alcun intento di ‘fondere’ l’organicità del corpo umano con la perfezione formale dei solidi geometrici. Se in Schlemmer c’era la volontà di meccanizzare il corpo, di migliorarlo, di renderlo ancor più perfetto seguendo le leggi della geometria e della matematica, in Weininger questa perfezione era raggiunta esclusivamente dall’elemento ‘razionale’ e artificiale eliminando completamente la componente ‘naturale’ del corpo umano. In un progetto per il Mechanische Buhne-Revue conservato presso l’archivio dell’Università di Colonia, realizzato con la tecnica dell’acquerello, inchiostro e inserti in bronzo dorato, Weininger illustra, in tre riquadri, i movimenti che dovevano essere realizzati dagli elementi bidimensionali che definivano lo sfondo della scenografia. Erano strisce rettangolari disposte su vari piani che si muovevano in orizzontale o in verticale in cui erano inserite figure tridimensionali antropomorfe che si muovevano sul palcoscenico.

 

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I bozzetti per il Mechanische Buhne-Revue non dovevano essere passati inosservati all’interno del Bauhaus tanto che uno dei più famosi professori della scuola ne era rimasto influenzato

Stiamo parlando di Kandinskij e dei suoi progetti per le scenografie di Quadri di un’esibizione realizzati dall’artista nel 1928, fortemente debitori nei confronti dei disegni di Weininger. Lo spostamento delle forme che si muovono nello spazio scenico per crearlo e definirlo era un motivo presente in entrambi i progetti degli artisti. Una delle differenze sostanziali è che Weininger aveva inserito anche elementi tridimensionali. Kandinskij, invece, era rimasto su un piano esclusivamente bidimensionale. Nel 1928 Weininger realizzò i bozzetti per l’allestimento scenico della Carmen a Dessau. Il Theatermuseum di Colonia conserva due schizzi a matita per queste scenografie. In questi disegni Weininger abbandonò la perfezione razionale che caratterizzava i progetti per il Mechanische Buhne-Revue. Giganteschi pannelli decorati, e dalle forme più varie incorniciavano a destra e a sinistra uno spazio inclinato in cui si muovevano gli attori. Gli elementi deformati che definivano la scenografia erano ripresi da alcune fondali di opere del teatro espressionista. Il fatto di disporle su vari piani e di inserire un elemento praticabile inclinato, invece, richiamava i progetti di Adolphe Appia.

 

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Il progetto per il Kugeltheater (il Teatro Sferico) rappresenta un ulteriore significativo contributo per la ricerca del laboratorio teatrale del Bauhaus

I disegni preparatori per questo Teatro Sferico vennero presentati alla mostra sugli studi teatrali di Magdeburgo nel 1927. Nel teatro di Weininger le sedute erano disposte ad anello attorno al perimetro interno della sfera. Esse circondano l’intero palcoscenico che è posto al centro della struttura. Quest’ultimo poteva sparire alla vista degli spettatori grazie a un complesso sistema meccanico che poteva abbassarlo e poi risollevarlo. Gli altoparlanti sono posti su una colonna che scendeva dal tetto fino al centro del palco. Alcuni schizzi testimoniano il fatto che Weininger, prima di arrivare a concepire il Kugeltheater nella sua forma sferica, aveva progettato un teatro che riprendeva la struttura dal Totaltheater del suo maestro Walter Gropius. In questi disegni preparatori, oltre alla pianta elissoidale, Weininger riprendeva anche il concetto dell’orchestra circolare e del proscenio che invade la platea. La differenza sostanziale tra il progetto di Gropius e quello di Weininger è che quest’ultimo non dispone di posti per gli spettatori solo nella platea ma anche nel perimetro interno della struttura. Il Kugeltheater si poneva come un progetto utopico; e non verrà mai realizzato. Nonostante sia solo uno studente della scuola del Bauhaus, la ricerca nel campo del teatro di Weininger non ha nulla da invidiare rispetto a quella svolta dai suoi maestri. A testimonianza di questo vi è il fatto che persino Kandinskij aveva tratto ispirazione dal suo lavoro. Per molti anni il suo lavoro era rimasto nascosto. Solo recentemente Eva Weininger, vedova di Andor, ha donato al Theatermuseum dell’Università di Colonia numerosi disegni realizzati dal marito. Grazie a questa donazione è auspicabile che il suo lavoro possa trovare la giusta collocazione negli studi sull’evoluzione dello spazio scenico.

 

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Immagine di copertina: Bauhaus di Dessau, Aufbacksalami – Eigenes Werk, CC BY-SA 4.0