Uno dei migliori libri di anatomia al mondo è legato al nazismo e nessuno lo pubblica più
L’atlante anatomico di Eduard Pernkopf: il libro nazista ancora utilizzato nella chirurgia
Pelle, muscoli, nervi, tendini e organi sono perfettamente rappresentanti nell’atlante di Eduard Pernkopf, un nazista e medico, ex professore di anatomia all’università di Vienna. Il libro grazie alle sue precise rappresentazioni del corpo umano è spesso servito a numerosi medici ad orientarsi durante le operazioni. La dottoressa Mackinnon dell’Università di Washington è stata capace di terminare uno dei suoi interventi proprio grazie al volume. Ma il libro, conosciuto come l’Atlante di Pernkopf, non è più in stampa dal 1994. La cruda verità che si cela dietro a questo libro è alquanto macabra, motivo per cui nessuno sarebbe così tanto orgoglioso da esporlo in libreria o nella propria clinica. I risultati del libro, le illustrazioni e tutte le informazioni contenute provengono dalle migliaia di persone uccise dai nazisti.
La storia del libro e del suo autore
Nel 1939, una nuova legge del Terzo Reich fece in modo che i corpi di tutti i prigionieri giustiziati venissero immediatamente inviati al più vicino dipartimento di anatomia per scopi di ricerca e di insegnamento. Sono proprio i loro corpi ad essere rappresentati tra le pagine del volume. Questo rientra tra i motivi principali per cui la comunità scientifica si scontra con chi sceglie di utilizzare ancora questo testo: appare difficile separare preoccupazioni etiche dal suo utilizzo. La dottoressa Mackinnon sostiene di sentirsi a disagio con la sua storia ma che non potrebbe farne a meno. Mentre il rabbino Joseph Polak – sopravvissuto all’Olocausto e professore di diritto sanitario – ritiene che il libro sia un “enigma morale” perché deriva dal “male reale, ma può essere usato al servizio del bene”. Il libro fu un progetto ventennale, Eduard Pernkopf durante questo periodo sezionava i cadaveri mentre un’équipe di artisti creava le immagini per il suo libro. Almeno la metà delle 800 immagini dell’atlante provengono da prigionieri politici. Tra questi c’erano omosessuali e lesbiche, zingari, dissidenti politici ed ebrei. Pernkopf è stato arrestato dopo la guerra e tenuto in un campo di prigionia di guerra degli Alleati per tre anni. Non fu mai accusato di alcun crimine. Dopo il suo rilascio tornò all’università e continuò il suo lavoro sull’atlante, pubblicando un terzo volume nel 1952. Morì nel 1955, poco prima della pubblicazione del quarto volume.
Cosa si pensa oggi
Una recente indagine ha rilevato che il 59% dei chirurghi era a conoscenza dell’Atlante di Pernkopf e il 13% lo utilizza attualmente. Il 69% degli intervistati ha dichiarato di essere a proprio agio nell’utilizzare l’Atlante una volta che è stato reso consapevole della sua storia mentre il 15% è a disagio e il 17% è indeciso. Secondo alcuni medici continua ad essere ancora molto utile durante gli interventi a patto che il il paziente venga informato della natura del libro. La maggior parte delle autorità ebraiche permetterebbe l’uso delle immagini per salvare vite umane ad una condizione: la storia dell’Atlante dev’essere resa nota, in modo che alle vittime sia concessa una parte della dignità che è loro dovuta.
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