Merkel, fantareis, https://pixabay.com/it/photos/merkel-cancelliere-angela-merkel-2906016/, CC0

Perché l’attendismo tedesco sugli aiuti a Italia & Co. è prima di tutto culturale. E non è detto che non cambi

Perché per capire i tedeschi non bisogna avere fretta.

di Roldano De Persio

Il clima anti tedesco in Italia è acuito, nelle ultime ore, dalle discussioni su come aiutare i paesi più in difficoltà a causa del Coronavirus. La Germania, così come l’Olanda, sembrano non capire la fretta e l’importanza di misure immediate per sostenere l’Italia e gli altri paesi del sud. Per le persone questi dinieghi sono il frutto di egoismo e prepotenza. Forse è davvero così, forse però è meglio aspettare un attimo prima di giudicare. Per capire l’Europa e i tedeschi in questo momento dobbiamo partire da due premesse: nel recente passato tutti noi abbiamo indebolito il rafforzamento dell’Unione: italiani, ungheresi, olandesi, britannici… Invece di rafforzare i legami abbiamo dato sempre maggiore fiducia a leader nazionalisti e populisti. A questa visione globale, dobbiamo aggiungere che se in passato Grecia e Italia e ora anche Spagna e Francia si trovano in una crisi maggiore che altrove alcune delle ragioni principali sono sempre le stesse, almeno secondo i paesi che si sentono probi: disordine, mancanza di rispetto delle leggi, individualismo esasperato, famiglia più importante dello stato.

Questi del resto sono i motivi per cui, al contrario, molti italiani che si basano sui pregiudizi trovano antipatici i nordici: troppo freddi, troppo ordinati, non hanno umorismo, etc. Ora cosa ci vuole per battere questo virus? Sangue freddo, ordine, disciplina, organizzazione, risorse economiche, sanità in buone condizioni.

Il mondo tedesco è strutturalmente rigido e non flessibile.

Un manager tedesco se non ha un piano preciso e numeri sotto mano- e lo dico da persona che lavora in Germania nel campo dell’ informatica e lavora a stretto contatto con aziende di qui –  non si muove di un millimetro. Abbiamo tutte le informazioni al momento per gestire la crisi? Forse sì per noi italiani, forse non per i tedeschi. Da qui a parlare di soldi è un attimo. Anche qui c’è un altro approccio. È raro infatti trovare un tedesco spendaccione. Chi sta bene difficilmente lo fa vedere troppo in giro o si dimostra generoso. C’è molta tirchieria, ma è anche vero che la disparità tra le classi sociali è molto alta. Molte fasce di popolo sono povere. Il risparmio è un dogma, non si sa come va a finire in futuro. Infatti.

Queste caratteristiche hanno affondano le proprie radici anche nella religione. Un tedesco, specialmente se protestante, non ti perdona nulla. Non c’è il perdono con 30 ave maria e poi continua a fare come prima. No se hai sbagliato non c’è il TAR del Lazio. Non c’è la possibilità di evitare la multa. Paghi fino all’ultimo centesimo perché “ci sono i nostri soldi in ballo.” Nel calvinismo i soldi sono una benedizione divina e non la cacca del diavolo dei cattolici.

Qui calma e gesso è il motto nazionale.

Per un italiano è esasperante, noi andiamo in panico tempo 3 secondi ma lentezza e la flemma con cui sta prendendo decisioni il governo tedesco è prima di tutto un fatto culturale.  Qui tutto viene pensato in maniera collettiva. E quindi ci vuole più tempo. Del resto non potrebbe essere altrimenti visto che qui i leader che decidono da soli non godono di buona fama. Ed infatti ovunque si usa il pronome personale Wir, ovvero Noi. La nostra patria, i nostri soldi, la nostra industria. Tutto noi e i nostri. Un noi ossessivo, tribale. Non esiste io. E quindi se il nostro governo ha deciso così, normalmente ci si fida. Non sempre a ragione, ma più sì che no. E il risultato è un Paese che si sente, a ragione o a torto, capace persino di gestire questa crisi.

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