Il cavallo che sapeva contare nella Germania del 1800, “padre” dell’effetto Clever Hans

Wilhem Von Hosten, un insegnate del XIX secolo, scoprì che il suo cavallo era molto intelligente: sapeva infatti contare e soprattutto comunicare, seppur a modo suo

L’allievo geniale si chiamava Hans ed era nato con una leggera imperfezione fisica, che abbassò addirittura il suo prezzo di vendita.
 Un vero affare per il barone Von Hosten, che decise di dedicare la sua vita alla dimostrazione che anche gli animali avessero una intelligenza simile a quella umana. 
Seppure i primi esperimenti fallirono con un orso e un gattino, il cavallo rispose perfettamente alle sue aspettative.

I calcoli matematici

Il barone insegnò a contare ad Hans: il cavallo dimostrò non solo di riuscire a leggere i numeri, ma anche di effettuare operazioni matematiche mediamente complesse. Ma la vera domanda è: l’animale, come riusciva a comunicare? 
Il sistema era più semplice di quanto si possa pensare: Hans batteva infatti tanti colpi a terra con gli zoccoli quanti erano i numeri raffigurati sulla lavagna.
Arrivò a rispondere in maniera esatta a frazioni, radici quadrate, sottrazioni e addizioni e addirittura a leggere l’ora, con un margine di errore pari al 10%.

Wilhelm von Osten con il cavallo Hans ( 1908) da Wikipedia CC0

La commissione Clever Hans

Non c’è da stupirsi del fatto che il fenomeno Hans – denominato da quel momento ‘Clever’, (‘Intelligente’) – divenne un prodigio che attirò numerosi fan. 
A questo punto, fu attivata una commissione formata da uno psicologo, due zoologi e un esperto addestratore per valutare le capacità del geniale cavallo. Inizialmente, le risposte di Hans furono tanto esaurienti da colpire favorevolmente i giudici. 
Non contento lo psicologo presente, Oscar Pfungst, pensò bene di modificare la situazione e le dinamiche dell’esame. 
In un primo momento, provò ad allontanare chi poneva il quesito da Hans. 
In seguito alzò il tiro, nascondendo del tutto l’interlocutore dalla vista del cavallo ed infine decise di porgli domande di cui non conosceva la risposta. 
Si riscontrò, sorprendentemente, che il cavallo non riusciva a replicare nella maniera corretta. 
La Hans Commission concluse che il cavallo non era realmente fornito di intelligenza. La chiave del bizzarro fenomeno risiedeva piuttosto nella spiccata sensibilità dell’animale: Hans riusciva infatti a decifrare gli atteggiamenti non verbali dei suoi interlocutori.

La verità dietro il fenomeno inspiegabile

I risultati dell’esperimento furono tanto deludenti per il barone, che preferì piuttosto continuare a credere nella sua verità.
A prescindere dall’esito del caso Clever Hans, ciò che se ne è ricavato ha avuto un enorme impatto nell’ambito della psicologia. Si parla infatti del fenomeno ‘Der Kluge-Hans-Effekt’ in casi in cui un animale, o anche una persona, subiscono l’influenza dal linguaggio non verbale del loro interlocutore.
L’insegnamento moderno ha fatto tesoro della lezione di Hans. Sono state infatti sviluppate tecniche e metodologie tali da non lasciare che gli animali si lascino influenzare dagli esseri umani – caratteristica fondamentale in casi come quelli dei cani antidroga.

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Immagine di copertina: Il cavallo Hans da Wikipedia – CC0