Ernst Kantorowicz, lo storico tedesco che teorizzò la dualità del corpo del Re
Ernst Kantorowicz, lo storico tedesco di origini ebree che ha vissuto una vita anormale in tempi anormali
Kantorowicz nacque il 3 maggio 1895 a Posen, città che all’epoca faceva parte della Prussia, da genitori ebrei naturalizzati tedeschi, venne cresciuto per essere pronto a dirigere la distilleria di famiglia una volta adulto. Durante la Prima Guerra Mondiale servì nell’esercito per quattro anni. Dopo la guerra si immatricolò all’Università di Berlino per studiare economia, nello stesso periodo di tempo si unì ad una milizia di destra per lottare contro le armate polacche nella Sollevazione della Grande Polonia(1918-1919). L’anno seguente si trasferì per poco tempo all’Università di Monaco, dove ancora una volta fu coinvolto negli scontri fra i socialisti e i filo-governativi. Infine si trasferì definitivamente all’Università di Heidelberg, dove cominciò i suoi studi di economia, iniziando allo stesso tempo a sviluppare un interesse per la lingua araba e gli studi islamici. Il primo successo letterario lo ebbe nel 1927 con la pubblicazione di un volume su Federico II. Nel 1957 Kantorowicz pubblicò il libro che lo portò all’apice del successo: Die zwei Körper des Königs. Eine Studie zur politischen Theologie des Mittelalters. Il libro è un’analisi sulla teologia medievale e su come nel medioevo “il Re” venisse percepito sia come un individuo mortale sia come un’istituzione che trascendesse il tempo. Questo libro fu uno spartiacque nell’ambito della storiografia ed è ancora oggi considerato un classico. Morì a 68 anni per un aneurisma all’aorta. Recentemente grazie alla biografia scritta da Robert E. Lerner lo storico è divenuto nuovamente una figura di spicco.
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L’eterno vagabondo
Nonostante non avesse scritto un Habilitationsschrift (una seconda tesi che abilita all’insegnamento) nel 1930 Kantorowicz ricevette una cattedra onoraria all’Università di Francoforte. Tuttavia, già nel 1933, dovette smettere di tenere lezi0ni a causa delle continue pressioni fatte dai nazisti nei confronti dei professori universitari di origini ebraiche, prese numerosi permessi di assenza e nel 1935 gli venne finalmente garantito un pensionamento precoce. Rimase in Germania fino al 1938, dopo la Notte dei Cristalli si rese conto che la situazione in Germania era ormai diventata insostenibile per un ebreo come lui e lasciò il paese. Per un breve periodo soggiornò ad Oxford prima di accettare un incarico all’Università di Berkley, in California, nel 1939. Dopo molti anni riuscì finalmente ad assicurarsi una cattedra permanente ma nel 1950 rassegnò le dimissioni quando la reggenza dell’università gli chiese di firmare un giuramento di fedeltà in cui assicurava di non essere componente di nessuna possibile associazione sovversiva: l’America, in quegli anni, si trovava nel pieno del maccartismo. Kantorowicz considerò il gesto come una violazione alla libertà di pensiero degli studiosi, sebbene in gioventù fece parte di milizie di destra, e venne quindi espulso dal corpo docenti.
La teoria dei due corpi del Re
Vediamo in che cosa consiste la teoria che ha dato la fama a Kantorowicz. Il sovrano deve essere considerato come un’entità che possiede due corpi: un corpo naturale, soggetto alla morte e un corpo mistico, innaturale, che non può morire. La spiegazione di ciò risiede nella necessità di tramandare il potere. In effetti, dopo la morte, il potere non viene ceduto direttamente al successore dinastico, in quanto il potere di quest’ultimo sarà legittimo soltanto dopo incoronazione – uno dei principali simboli della drammaturgia politica. Per garantire la continuità del potere, quindi, il corpo mistico del Re non morirebbe mai. La questione del corpo politico è legata a quelle della sacralità della politica e della funzione politica dei rituali, mentre la questione del corpo mistico è legata al potere atemporale della figura del sovrano. Lo studioso ha individuato questa metafora nei Reports del giurista elisabettiano Plowden e ne ricostruisce la genesi nel pensiero giuridico del Medioevo. e. Kantorowicz osserva che questa metafora appartiene a quel «genere di irrealtà concepite dall’uomo – davvero strane costruzioni della mente umana che si fa infine schiava delle proprie stesse finzioni» che di solito si trovano «nella sfera religiosa piuttosto che nel dominio, reputato sobrio e realistico, della legge, della politica e del diritto costituzionale».
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Immagine di copertina: Re Bild von Mariusz Matuszewski auf Pixabay